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Famiglia, la prova: il buon aiuto funziona

​Il Forum delle associazioni familiari lancia a livello nazionale il modello Trentino: dieci anni di buone prassi

Buone prassi per la famiglia. Il Forum lancia a livello nazionale il modello Trentino. L’occasione è offerta dalla presentazione del Dossier politiche familiari 2016, dieci anni di iniziative modellate sulle esigenze della famiglia, che dimostra una verità semplice ma incontestabile: quanto più la famiglia viene aiutata e sostenuta, tanto più aumenta la natalità e diminuisce la conflittualità familiare, separazione e divorzi compresi. Non solo.

La creazione di sistemi strutturali pensati a partire dalla famiglia e dai suoi bisogni determina una serie di ricadute positive che dal nucleo familiare si allarga a tutta la società, compresi giovani, scuola, cultura, sport, assistenza, sanità, terza età, economia e altro ancora. Conclusione: in Trentino si vive bene non solo perché ci sono magnifici paesaggi e un ambiente naturale amato e protetto. Ma soprattutto grazie alla scelta di porre le famiglie nelle condizioni di stare meglio sotto il profilo sociale e amministrativo.

E il fatto che la provincia abbia il privilegio dello statuto autonomo non c’entra nulla. La maggior parte delle iniziative family friendly realizzate in Trentino in questi dieci anni sono state varate a costo zero per il bilancio, perché le risorse sono state recuperate da altre voci di spesa, ma hanno poi prodotto vantaggi per tutti: dalle famiglie stesse, alle amministrazioni, alle aziende, all’associazionismo. I dati emersi ieri, durante la presentazione del Dossier nella sede milanese di Famiglia Cristiana, sono difficilmente contestabili.

Quello trentino è un territorio family friendly anche perché il 43,6 per cento si dice molto soddisfatto delle proprie relazioni familiari (media italiana 33,8 per cento); il 22,9 per cento dei bambini da 0 a 2 anni ha avuto modo di poter contare su servizi di qualità (in Italia il 13 per cento); il 21,4 per cento delle persone oltre i 14 anni è impegnato nel volontariato (in Italia il 10,1 per cento): l’uso di Internet riguarda il 65 per cento dei trentini dai 14 ai 65 anni (in Italia il 59,5 per cento). Ma, soprattutto, l’indice di fiducia generalizzata è del 32,9 in Trentino contro una media nazionale del 23,2. «Si tratta della dimostrazione – ha fatto notare il presidente del Forum delle associazioni familiari, Gianluigi De Palo – che non solo è possibile investire sulla famiglia, ma che questo investimento produce benessere per tutta la società. Ecco perché il modello trentino dev’essere esportato sul piano nazionale. Dev’essere presentato al governo. Mettere al centro i figli è una strategia premiante, che costruisce futuro buono per tutti».

Ma attenzione alle parole. Non si tratta di politiche sociali e neppure di politiche assistenziali. Solo di politiche per le famiglie. L’ha spiegato Luciano Malfer, responsabile dell’Agenzia provinciale della famiglia, l’organismo chiamato a coordinare tutte le iniziative a favore di genitori e figli. Tanti gli spunti originali inquadrati nella prospettiva della sussidiarietà familiare e della famiglia vista come risorsa e non come problema.

Ecco il pacchetto amplissimo delle agevolazioni tariffarie, l’assegno regionale al nucleo familiare, i contributi alle famiglie numerose, i prestiti d’onore, gli assegni di mantenimento a favore dei minori, gli assegni di cura e i sostegni per l’acquisto dei testi scolastici, l’assegno di studio per chi decide di mandare i figli alle scuole paritarie, i contributi regionali per l’integrazione della pensione e per il canone d’affitto. Altri capitoli corposi riguardano i servizi alla prima infanzia, la conciliazione famiglia-lavoro, i servizi per i giovani, i distretti-famiglia (sistema famiglia come risorsa produttiva che finisce per orientare anche gli appalti pubblici). E poi tutta l’area del tempo libero, dello sport, della cultura. Insomma, un complesso intreccio di iniziative a cui il Forum delle associazioni familiari del Trentino – come spiegato dal responsabile Paolo Rebecchi – ha contribuito in modo determinante.

«Davvero un pacchetto organico e razionale – ha osservato don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana – che è giunto il momento di esportare a livello nazionale». Infine il direttore del Cisf, Francesco Belletti, ha annunciato uno studio per mettere a confronto le diverse politiche locali per la famiglia, con l’obiettivo di sollecitare una più attenta programmazione di lungo periodo.

Luciano Moia

© Avvenire, 25 maggio 2016

 

Il modello Trentino

 

Politiche familiari, una svolta a costo zero

Più famiglia, più benessere sociale. E rovesciando i fattori, il risultato non cambia. Anzi migliora. Quanto più la famiglia viene aiutata e sostenuta, tanto più aumenta la natalità e diminuisce la conflittualità familiare, separazione e divorzi compresi. Quanto più la famiglia viene posta nelle condizioni di svolgere al meglio i propri compiti, tanto più si costruisce un futuro sereno per tutti, e si prepara una società con città più vivibili, servizi che funzionano, occasioni di crescita per i giovani, miglior assistenza per gli anziani. Ne siamo convinti da sempre. Ora però il "Dossier politiche familiari 2016" della Provincia autonoma di Trento dimostra con la forza dei numeri che quelle convinzioni sono verità comprovata dai dati e non, come qualcuno vorrebbe, preconcetti ideologici...

Prendiamo il numero di figli per donna. La media italiana è 1,35. In Trentino siamo a 1,64, record nazionale. Oppure il tasso di crescita naturale. La media italiana, negativa, è stata nel 2015, meno 2,7 ogni mille abitanti. Unica regione con un saldo positivo, il Trentino, con un più 0,7 ogni mille abitanti. E ancora, la percentuale di separazioni e divorzi. Dal 2008 al 2013 l’aumento a livello nazionale è stato costante. Invece, in questo angolo di Nordest, la conflittualità ha rallentato e, in alcuni casi, ha presentato dati in controtendenza. Sarà solo un caso? Facile, si dirà, il Trentino è provincia a statuto autonomo e quindi può investire quante risorse vuole nelle politiche familiari. Obiezione subito respinta.

La maggior parte delle iniziative "family friendly" realizzate in Trentino in questi dieci anni sono state a costo zero per il bilancio, in quanto le risorse disponibili sono semplicemente state allocate meglio, puntando sulla famiglia. Il circuito positivo innestato ha così finito per determinare progresso e benessere per tutti. Anche le aziende ne hanno beneficiato. Nelle attività imprenditoriali che hanno adottato i protocolli del sistema integrato per la promozione del benessere familiare e della natalità – legge provinciale 2 marzo 2011 – sono diminuite le ore di malattia e quelle di straordinario, è aumentata la produttività e l’impegno dei dipendenti.

Intendiamoci, il Trentino non è il paradiso delle famiglie. Anche lassù genitori e figli vivono situazioni di tensione e di crisi. Le buone prassi familiari, le tariffe favorevoli, l’armonizzazione famiglia-lavoro, i redditi di garanzia, le iniziative per la maternità, i prestiti agevolati per le giovani coppie e tutto quanto previsto dal sistema integrato per le politiche familiari (ne parliamo diffusamente a pagina 12) non hanno spezzato d’incanto il pesante accerchiamento culturale che oggi rende il "far famiglia" più complicato e più impegnativo per tutti.

Le lobby culturali che, spesso in modo non dichiarato ma con potenti mezzi mediatici e penetranti strategie persuasive, propagano un assoluto relativismo affettivo e il nichilismo di modelli "anti-family" e "no-kids", sono pericoli globalizzati, che dilagano ovunque. Ma in Trentino, dopo dieci anni di coerenza strutturale a favore delle famiglie, non è azzardato concludere che queste tendenze culturali negative abbiano determinato meno che altrove frammentazione e impoverimento del tessuto familiare.
I dati, lo ripetiamo, sono difficilmente contestabili. A riprova che la promozione della famiglia non può nascere solo sulla base di considerazioni culturali. Gli oltranzisti di casa nostra si rassegnino. Certe battaglie sui princìpi astratti rappresentano scelte culturalmente elitarie che, nell’ultimo ventennio, hanno forse finito per nuocere all’idea di famiglia più di quanto abbiano giovato.

Il caso Trentino, che il Forum delle associazioni familiari rilancia sul piano nazionale, ci dimostra invece che il sano pragmatismo delle "buone pratiche", generando benessere per genitori e figli, umanizza il territorio, rende più accogliente la società e permette di non "lasciare indietro" nessuna situazione esistenziale e di non dimenticare nessun figlio. Ci vuole meno ideologia, più aggregazione e più solidarietà per sviluppare politiche familiari efficaci e utili. Ed è una strada vincente, anche per le altre regioni italiane.

Luciano Moia

© Avvenire, 25 maggio 2016

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