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I referendum del 12 e 13 giugno 2011

Siamo chiamati ad esprimere il nostro parere su quattro quesiti su schede di colore diverso; è possibile anche votare tutte o l’una o l’altra scheda.Come è giusto che sia in una società democratica, le opinioni sono diverse: sia se votare, sia se scegliere “sì” o “no”.

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Nel rispetto di ogni convinzione e alla ricerca della verità, dialoghiamo insieme ricordando in partenza che è più obbligante recarsi alle urne, meno scegliere necessariamente per i “sì” o per i "no" alle domande poste dai diversi quesiti.

Avvio la riflessione constatando con soddisfazione che Costituzione ed insegnamento della Chiesa presentano uguali suggerimenti perché, come cittadino e come cristiano, ciascuno di noi si senta impegnato nella espressione di voto. Infatti le comuni conoscenze a riguardo sono: diritto e dovere di voto, attuazione del bene comune come compito di tutti gli esseri umani come singoli e come gruppi sociali organizzati. La costruzione del bene comune costituisce una sfida di importanza capitale alla quale nessuno deve rinunciare dando deleghe in bianco; consapevole delle proprie scelte, vive la gioia di dare senso alle sue aspirazioni recandosi alle urne.

Nessuno ignora i modi diversi di pensare, compreso il tentativo di persuadere che questi referendum sono inutili e che l’istituto referendario è antidemocratico: affermazioni dette anche da chi si dichiara devoto della sovranità popolare e ad essa si richiama anche a sproposito.  E’ noto il dispiegamento di azioni ostruzionistiche: il varo di leggine con il furbesco proposito di bypassare i referendum, la calendarizzazione in data più tardiva e non coincidente con la giornata elettorale delle Amministrative per pregiudicare l’affluenza e rendere inutile il voto espresso dai cittadini. Alla declamata sovranità del popolo si oppongono atti contrari ad essa.

Tutti al voto dunque per utilizzare la opportunità che ci viene offerta, per emettere qualche segnale forte su alcuni aspetti che investono l’organizzazione della nostra società: fruizione di un bene comune come l’acqua, abrogazione di norme di legge che autorizzano la installazione di centrali nucleari sul territorio nazionale, affermazione di un principio di legalità che implichi l’effettiva uguaglianza dei cittadini.

Al di là delle scelte personali e democratiche di ognuno, dico “no” all’astensione perché non è etico rendere nullo il voto di tanti e lo sforzo di milioni d persone che si sono attivate perché risultasse valida la richiesta di referendum su acqua, salute e giustizia.

A tutti e a me la responsabilità di saper scegliere per il bene comune, sfida di importanza capitale.

 

sac. Giacinto Ardito

Direttore Ufficio Chiesa e Mondo della Cultura

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