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Omofobia o eterofobia?

Riflessioni a seguito dell’incontro del 28 aprile sull’ideologia GENDER organizzato a Noicattaro dal Movimento per la Vita

Sono stata molto edificata dal coraggio e dalla passione civile con cui l’avv. G. Amato, presidente nazionale dell’Associazione Giuristi per la vita, ha esposto la sua accurata e documentata ricostruzione del tentativo di indottrinamento che da alcuni anni si sta operando, in modo sempre più pervasivo, in tutti i contesti culturali del nostro Paese. In sintesi il percorso tematico tracciato da Amato:

La cosiddetta “teoria gender”, sulla quale regna oggi una grande confusione, si potrebbe sintetizzare nell’idea secondo cui la mascolinità e la femminilità non corrisponderebbero a un dato biologico ma ad una costruzione culturale. L’identità sessuata, cioè l’essere uomini o donne, viene sostituita dall’identità di genere, cioè dal “sentirsi” tali, a prescindere dalla propria caratterizzazione biologica, con la possibilità di variare il proprio orientamento sessuale in base alla “percezione” del momento (attualmente le possibilità di scelta indicate su Facebook sono oltre 70). Che una simile teoria sia “uno sbaglio della mente umana”, come l’ha definita Papa Francesco, basterebbe un po’ di sano buon senso a dimostrarlo, eppure oggi la si presenta come una delle più luminose conquiste del progresso e la si supporta con ricerche pseudo-scientifiche, imponendola, in modo spesso subdolo, attraverso strategie legislative e mediatiche.

Come “cavallo di Troia” l’ideologia gender sta utilizzando oggi, in Italia, alcune proposte di legge attualmente in esame al Parlamento, tra cui il DDL Scalfarotto, già approvato alla Camera nel 2013, che introduce il reato di omofobia e transfobia. Il problema è capire in che cosa consista questa famigerata omofobia; non vi è nessuna definizione né da parte della scienza medica, che la annoveri tra le varie “fobie”, né da parte di alcuna legge dell’ordinamento giuridico italiano; non lo fa neppure il DDL Scalfarotto, nonostante sia nato con la pretesa di combatterla. A parte l’ingenuità culturale di credere che un comportamento discriminatorio come l’intolleranza verso gli omosessuali, o verso qualsiasi altra persona percepita come “diversa”, possa essere combattuta efficacemente a suon di norme repressive, va considerato l’altissimo rischio dell’uso strumentale che si potrebbe fare di tale legge: l’indeterminatezza del concetto di omofobia rende questa nozione pericolosamente manipolabile. Chiunque esprima in materia di etica sessuale un’opinione diversa da quella propagandata dalla gender-intellighenzia potrebbe essere tacciato di omofobia. E’ ordinaria amministrazione ormai sentirsi additato come talebano, integralista, oscurantista, rozzo-ignorante, ottuso bacchettone ecc. qualora si esprimano le proprie convinzioni morali attraverso giudizi relativi, è da sottolineare, non alle persone, sempre da rispettare nella loro sacrosanta dignità in qualunque circostanza, ma ai loro comportamenti in campo sessuale.

Lo sa bene la professoressa Caramico, il “Mostro di Moncalieri” sbattuto sulle prime pagine dei giornali nello scorso novembre, sottoposta ad una vergognosa campagna diffamatoria per quella che si è dimostrata poi essere solamente la calunnia di un suo studente. Se l’omofobia, privata di una definizione certa, viene ridotta a un mero contenitore, ciascuno può arrogarsi il diritto di riempirlo come meglio gli aggrada, basandosi per di più non sul contenuto oggettivo di ciò che viene detto dal presunto omofobo, ma semplicemente sulla percezione soggettiva che ne ha avuto la sedicente vittima. Un chiaro esempio della pericolosità insita nell’indeterminatezza in cui è lasciato il concetto di omofobia è quanto accaduto lo scorso febbraio a Roma: viene affisso un manifesto con il volto di una bambina e la scritta “L’adozione è un diritto dei bambini non degli adulti”. Contro questa frase si scatenano non solo tutte le associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisexual, Transgender) ma anche il sindaco di Roma Marino e il presidente della Regione Lazio Zingaretti, che definiscono l’iniziativa “una grave istigazione all’odio omofobico”. La colonizzazione ideologica che vorrebbe omologare tutto e tutti in una sorta di mortificante “pensiero unico” (come denunciato in più occasioni da Papa Francesco) è già in atto in Italia ed è sempre più spesso veicolata da iniziative delle pubbliche istituzioni.

Ma è la Scuola, purtroppo, il campo in cui gli effetti dell’indottrinamento gender sono più devastanti. Tra gli episodi più noti all’opinione pubblica nazionale c’è quello accaduto circa un anno fa al liceo Classico Giulio Cesare di Roma, dove in due classi di quinta ginnasio due insegnanti danno da leggere ai ragazzi il romanzo “Sei come sei” della Mazzucco. La vicenda finisce in Senato a seguito di una interrogazione parlamentare in cui vengono riportati integralmente i passi del romanzo contestato. Il presidente Pietro Grasso, chiede, in base al Regolamento, di apportare modifiche al testo dell’interrogazione in quanto formulata “in termini sconvenienti”. Quindi ciò che è ritenuto osceno e sconveniente per un’aula parlamentare diventa educativo per un’aula scolastica frequentata da quattordicenni e quindicenni! Accanto al caso del liceo romano se ne potrebbero citare molti altri; ciò che è più grave in questi episodi è che i genitori non siano minimamente coinvolti in discutibili scelte educative in cui vengono veicolate visioni antropologiche radicalmente contrarie ai principi morali che essi vorrebbero trasmettere ai propri figli, in aperta violazione agli articoli 18 e 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e all’art. 30 della nostra Costituzione.

Si stanno moltiplicando in ogni ordine e grado della Scuola italiana interventi gestiti dalle associazioni LGBT che, attraverso progetti finalizzati alla “educazione alla sessualità”, alla “lotta al bullismo” e alla “discriminazione”, insegnano in realtà ai nostri figli i dogmi del gender. Spesso il tutto è fatto sotto l’egida della Strategia nazionale contro l’omofobia di cui si è fatto promotore l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti-discriminazione Razziale). Sono inquietanti le fiabe e le filastrocche, le pubblicazioni e i giochi  che circolano in numerose scuole materne ed elementari in esecuzione di un altro documento supportato dal Governo, lo Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, predisposto dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS. Questi gli obiettivi per la scuola materna: i bambini della prima fascia di età, da zero a quattro anni, devono essere iniziati alla “masturbazione infantile precoce”, alla “scoperta del proprio corpo e dei propri genitali”, e ad “acquisire consapevolezza dell’identità di genere”. Il tutto confezionato nella cornice politicamente corretta e rassicurante di progetti educativi finalizzati alla “promozione delle differenze” e all’affrancamento dagli “stereotipi”. “Educare alla diversità”, si dice. Peccato che almeno una di queste diversità, quella assolutamente originaria, quella tra maschietti e femminucce, quella tra mamma e papà,  venga invece trascurata, dissolta e perfino contestata come obsoleto “stereotipo culturale”.

È’ evidente, quindi, quanto alta sia la posta in gioco. Su ogni fronte è in atto una strategia potente e pervasiva per imporre una nuova visione dell’uomo che destruttura i fondamenti della sessualità umana,

annulla il maschile e il femminile per introdurre l’irrealtà di un’identità umana astratta, in cui l’essere umano si progetta in una solitudine autoreferenziale, alla ricerca di un godimento individualistico usa e getta, senza radici, senza legami relazionali e senza etica. Le ideologie gender e omosessualiste sembrano  essere sempre più contrassegnate da un deliberato livore anti-familiare. Come se la famiglia non fosse la più naturale delle società, ma un baluardo ostile inventato per chiudere la strada alla conquista di ogni altra libertà. Anche quella di liberarsi dal senso morale, o anche solo dal buon senso.

Da docente impegnata, pur con tutti i miei limiti, nell’educazione dei miei alunni (insegno da trent’anni nella Scuola Superiore), tocco con mano quanto i nostri ragazzi siano sempre più fragili, paralizzati nella volontà di impegnarsi e nella stessa capacità di sperare. L’inganno di queste nuove ideologie, che loro respirano soprattutto attraverso l’atmosfera digitale in cui sono costantemente immersi, rischia di rendere più deboli e insicuri i loro propositi sentimentali, minaccia di trasformare le loro relazioni in un magma fluttuante, dominato dall’incertezza e dal dubbio, in cui, se tutto è permesso, nulla sembra avere più valore autentico. Ma dai loro sguardi, dalle loro domande, dalle loro insofferenze mi accorgo anche di quanto desiderio ci sia in loro di respirare aria pulita, e non solo  in senso atmosferico; dai loro slanci, se pur passeggeri, si percepisce di quanta generosità siano capaci quando hanno la convinzione di impegnarsi per una giusta causa, di quale sete abbiano di conoscere cose vere, belle, di avere come punto di riferimento adulti veri, coerenti  e credibili.

Abbiamo, oggi più che mai, la responsabilità morale di rispondere alle loro domande di senso con proposte educative alte, che facciano loro gustare tutta la ricchezza e la bellezza di una vita spesa alla ricerca del vero e del bene.

M. Gabriella Caprio

Movimento per la Vita di Noicàttaro

 

Per il video integrale:  https://www.youtube.com/watch?v=ni1NZQF2dy4&feature=youtu.be