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L'abbraccio del Papa al patriaca Ilia II. «Tra noi unità di cui il mondo è assetato»

Il Pontefice a Tbilisi per la prima tappa del viaggio in Caucaso. "Le difficoltà con ortodossi non siano impedimento ma stimolo". Preghiera per la pace in Iraq e Siria. Il monito alle istituzioni a "non trasformare le differenze in conflitti"

Ore 16 Papa prega per la pace in Iraq e Siria. "Signore Gesù, stendi l'ombra della tua croce sui popoli in guerra: imparino la via della riconciliazione, del dialogo e del perdono; fà gustare la gioia della tua risurrezione ai popoli sfiniti dalle bombe: solleva dalla devastazione l'Iraq e la Siria; riunisci sotto la tua dolce regalità i tuoi figli dispersi: sostieni i cristiani della diaspora e dona loro l'unità della fede e dell'amore". Così il Papa in un passaggio di una preghiera che ha pronunciato nel corso di una visita alla chiesa di San Simone Bar Sabbae di Tbilisi, ultimo incontro del suo promo giorno in Georgia. Sono presenti nella chiesa il patriarca caldeo di Baghdad Sako e un gruppo di vescovi, fedeli e cristiani iracheni, tra i quali alcuni rifugiati.

Il patriarca Sako: aspettiamo il Papa in Iraq
"Speriamo in una sua prossima visita in Iraq. Lì abbiamo bisogno della sua presenza e del suo sostegno". Così il Patriarca caldeo di Baghdad Louis Raphael I Sako, in Georgia, a margine della preghiera nella chiesa di san Simone Bar Sabbae. All'incontro con il Papa erano presenti 12 vescovi caldei, reduci dal Sinodo annuale appena celebrato a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno.

"Superiamo le incomprensioni del passato"
Papa Bergoglio ha messo più volte l'accento sulla necessitò di superare le difficoltà tra cattolici e ortodossi. "Le difficoltà non siano impedimenti, ma stimoli a conoscerci meglio, a condividere la linfa vitale della fede, a intensificare la preghiera gli uni per gli altri e a collaborare con carità apostolica nella testimonianza comune, a gloria di Dio nei cieli e a servizio della pace in terra". "Davvero l'amore del Signore ci innalza, perché ci permette di elevarci al di sopra delle incomprensioni del passato, dei calcoli del presente e dei timori per l'avvenire" ha detto ancora papa Francesco rivolgendosi ad Ilia II.

(Il patriarca Ilia II ha accolto il Pontefice all'aeroporto, Lapresse)

Ore 15 l'incontro con Ilia II. "Tra noi unità di cui mondo è assetato"
È necessario rafforzare i "vincoli" di fronte ad un mondo "assetato di misericordia, di unità e di pace": lo ha detto il Papa nel discorso all'anziano patriarca ortodosso di Georgia Ilia (Elia) II. "Come pellegrino e amico, sono giunto in questa terra benedetta, mentre volge al culmine per i Cattolici l'Anno giubilare della Misericordia", ha detto il Papa nella sede del patriarcato a Tbilisi ricordando la precedente visita di papa Giovanni Paolo II. "Ora, la Provvidenza divina ci fa nuovamente incontrare e, di fronte a un mondo assetato di misericordia, di unità e di pace - ha scandito il Papa - ci chiede che quei vincoli tra noi ricevano nuovo slancio, rinnovato fervore, di cui il bacio della pace e il nostro abbraccio fraterno sono già un segno eloquente. La Chiesa Ortodossa di Georgia, radicata nella predicazione apostolica, in particolare nella figura dell'Apostolo Andrea, e la Chiesa di Roma, fondata sul martirio dell'Apostolo Pietro, hanno così la grazia di rinnovare oggi, in nome di Cristo e a sua gloria, la bellezza della fraternità apostolica. Pietro e Andrea erano infatti fratelli: Gesù li chiamò a lasciare le reti e a diventare, insieme, pescatori di uomini". Uomini.

No a conflitti in nome delle differenze. "Qualsiasi distinzione di carattere etnico, linguistico, politico o religioso, lungi dall'essere usata come pretesto per trasformare le divergenze in conflitti e i conflitti in interminabili tragedie, può e deve essere per tutti sorgente di arricchimento reciproco a vantaggio del bene comune". Lo ha detto il Papa nel primo discorso ufficiale in Georgia. "Ciò - ha proseguito senza esplicitare il riferimento a vicende come il conflitto russo-georgiano del 2008 - esige che ciascuno possa mettere pienamente a frutto le proprie specificità, avendo anzitutto la possibilità di vivere in pace nella sua terra o di farvi ritorno liberamente se, per qualche motivo, è stato costretto ad abbandonarla".

(Francesco con Giorgi Margvelashvili, presidente della Georgia, Lapresse)

Il ricordo dei 25 anni di indipendenza
"Sono trascorsi 25 anni dalla proclamazione dell'indipendenza della Georgia, la quale durante questo periodo, ritrovando la sua piena libertà, ha costruito e consolidato le sue istituzioni democratiche e ha cercato le vie per garantire uno sviluppo il più possibile inclusivo e autentico. Tutto questo non senza grandi sacrifici, che il popolo ha coraggiosamente affrontato per assicurarsi la tanto agognata libertà" ha detto Papa Francesco.

(Papa Francesco con il partriarca Ilia II, Ansaweb)

L'incontro con le autorità. "Georgia ponte tra Europa ed Asia".
"Ringrazio Dio Onnipotente per avermi offerto l'opportunità di visitare questa terra benedetta, luogo d'incontro e di vitale scambio tra culture e civiltà, che nel cristianesimo ha trovato, fin dalla predicazione di Santa Nino all'inizio del IV secolo, la sua più profonda identità e il fondamento sicuro dei suoi valori". Così Papa Francesco ha esordito nel suo discorso alle autorità georgiane incontrate nel palazzo presidenziale di Tblisi. Francesco ha ricordato il viaggio compiuto nel paese caucasico da Giovanni Paolo II nel 1999 e sottolineato come la Georgia sia un "quasi un ponte naturale tra l'Europa e l'Asia, una cerniera che facilita le comunicazioni e le relazioni tra i popoli".

(L'arrivo all'aeroporto di Tbilisi, prima tappa del viaggio, Lapresse)

Ore 13 atterrato a Tbilisi
L'aereo Alitalia con a bordo il Papa è atterrato all'aeroporto internazionale di Tblisi, come previsto, poco prima delle 13 (le 15 ora locale). Inizia il viaggio di tre giorni di Francesco nel Caucaso, che, dopo la Georgia, oggi e domani, lo porterà domenica in Azerbaigian. Appena sceso dell'aereo che lo ha portato da Roma a Tbilisi, Francesco è stato accolto all'aeroporto dal presidente della Repubblica Georgi Margvelashvili, e dal patriarca di tutta la Georgia, primate della Chiesa apostolica ortodossa georgiana, Ilia II. Il Papa ha abbracciato l'anziano patriarca, scambiandosi con lui anche un bacio di saluto. Essenziale la cerimonia di benvenuto, con gli inni nazionale e gli onori militari. Subito dopo il Papa si trasferirà al palazzo presidenziale per la visita di cortesia al capo dello Stato e per l'incontro con le autorità e la società civile.

Sull'aereo il consueto saluto ai giornalisti (Lapresse)

Ore 9.25 partito da Roma Fiumicino
​Papa Francesco è partito per la Georgia. L'Airbus A321 di Alitalia è decollato alle ore 9.25 dall'aeroporto di Fiumicino. Sorridente, con la consueta borsa nera nella mano sinistra, è salito sulla scaletta dell'aereo e, prima di entrare nel velivolo, ha salutato le due hostess che lo hanno accolto al portellone e poi con un cenno della mano tutti i presenti.

(Papa Francesco in partenza dall'aeroporto di Fiumicino, Ansaweb)

Ieri sera, come sua consuetudine prima di ogni viaggio, Francesco si era recato in preghiera nella basilica di Santa Maria maggiore. Stamani l'ultimo tweet prima della partenza: "Oggi parto per la Georgia e l'Azerbaigian. Accompagnatemi con le vostre preghiere per seminare insieme pace, unità e riconciliazione".

La chiesa georgiana
Quella georgiana è una delle chiese più rigide dell'ortodossia e, per la prima volta, una delegazione ortodossa (non il patriarca) assisterà alla messa del Papa, mentre già Francesco si recherà al palazzo del Patriarcato per un nuovo e più prolungato incontro con Ilia II.

© Avvenire, 30 settembre 2016

Come seguire il viaggio in TV

 

Il viaggio di Papa Francesco in Caucaso: le tappe

 

Papa Francesco in Armenia nel giugno 2016

Come la prima in Armenia, anche la seconda tappa del periplo di Papa Francesco nel Caucaso si svolge nel segno della pace, del dialogo ecumenico e di quello inter-religioso. Venerdì il vescovo di Roma parte per la Georgia dove rimarrà anche sabato. Domenica sarà tutta la giornata in Azerbaigian per rientrare a Roma in tarda serata. Oggi il consueto briefing del direttore della Sala Stampa vaticana, il primo di questo genere di Greg Burke, che dal primo agosto è subentrato a padre Federico Lombardi.
Il 16° viaggio internazionale di Papa Francesco, ha spiegato Burke, «chiaramente è un viaggio di pace: il Papa porta un messaggio di riconciliazione per tutte la regione». E ha sottolineato come sarà « la prima volta che una delegazione lì in Georgia parteciperà alla Messa del Santo Padre», quella che verrà celebrata sabato mattina nello stadio Meskhi. Non ne farà parte il patriarca Ilia II che comunque «sarà all’aeroporto quando il Papa arriverà».
La presenza della delegazione è molto importante, perché quella georgiana è tra le chiese ortodosse più intransigenti ad ogni presunto cedimento di carattere ecumenico soprattutto se intrapreso nei confronti della Chiesa di Roma. Basti pensare che, anche per questo motivo, non ha partecipato al Grande Concilio panortodosso di Creta. A Tbilisi c’è molta attesa anche per le parole che Papa Francesco pronuncerà sulla pace e sulla riconciliazione tra i popoli che abitano il Caucaso.

Come è noto infatti due ampi territori della Georgia – la Abkhazia e l’Ossezia del sud – nel 2008 si sono dichiarate indipendenti rimanendo nell’orbita russa, mentre Tbilisi continua il suo cammino verso l’Unione Europea e anche la Nato.
Dopo quanto detto in Armenia a giugno sono attese anche le parole che il vescovo di Roma potrà dire sulla questione del Nagorno Kharabak, il territorio conteso con l’Azerbaigian.
Se poi in Georgia risaltano gli incontri tra il Papa e la comunità ortodossa, in Azerbaigian la dimensione del dialogo interreligioso è quella predominante. Momento forte della tappa a Baku sarà infatti la visita alla moschea e l’incontro con lo sceicco dei musulmani del Caucaso.
Durante il viaggio non mancherà poi la vicinanza alle popolazioni siriane e irachene sconvolte dalla guerra. Il Papa infatti pregherà per loro nella visita alla chiesa cattolica caldea di San Simone Bar Sabbae prevista per venerdì pomeriggio.
Del seguito papale - oltre al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e al Sostituto, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu – faranno parte anche due altri porporati: Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e Kurt Koch, presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Nonché, come ormai tradizione per i viaggi di Papa Francesco, anche un dipendente vaticano: in questo caso un cameriere di Casa Santa Marta.

IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO
(gli orari si riferiscono ai Paesi visitati e sono 2 ore avanti al fuso italiano)
Venerdì 30 settembre 2016
15:00 Arrivo all’Aeroporto Internazionale di Tbilisi
CERIMONIA DI BENVENUTO
15:30 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA nel Palazzo Presidenziale
16:00 INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO nel Cortile del Palazzo Presidenziale Discorso del Santo Padre
16:40 INCONTRO CON SUA SANTITÀ E BEATITUDINE ILIA II, Catholicos e Patriarca di tutta la Georgia nel Palazzo del Patriarcato Discorso del Patriarca Discorso del Santo Padre
18:00 INCONTRO CON LA COMUNITÀ ASSIRO-CALDEA nella chiesa cattolica caldea di S. Simone Bar Sabbae Preghiera del Santo Padre

Sabato 1 ottobre 2016
10:00 SANTA MESSA nello stadio M. Meskhi Omelia del Santo Padre
15:45 INCONTRO con SACERDOTI, RELIGIOSE, RELIGIOSE, SEMINARISTI e AGENTI DI PASTORALE nella chiesa dell’Assunta Discorso del Santo Padre
17:00 INCONTRO con gli assistiti e con gli operatori delle Opere di carità della Chiesa davanti al Centro di assistenza dei Camilliani Saluto del Santo Padre
18:15 VISITA ALLA CATTEDRALE PATRIARCALE DI SVETITSKHOVELI a Mtskheta Saluto del Patriarca Saluto del Santo Padre

Domenica 2 ottobre 2016
07:55 CERIMONIA DI CONGEDO all’Aeroporto Internazionale di Tbilisi 08:10 Partenza in aereo per Baku
09:30 Arrivo all’Aeroporto Internazionale “Heydar Aliyev” di Baku ACCOGLIENZA UFFICIALE
10:30 SANTA MESSA nella chiesa dell’Immacolata nel Centro salesiano a Baku Omelia + Angelus del Santo Padre
12:45 Pranzo con la Comunità salesiana e con il Seguito papale
15:30 CERIMONIA PROTOCOLLARE DI BENVENUTO nel Piazzale del Palazzo Presidenziale di Ganjlik VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA nel Palazzo Presidenziale di Ganjlik
16:30 VISITA AL MONUMENTO AI CADUTI PER L’INDIPENDENZA
17:00 INCONTRO CON LE AUTORITÀ nel Centro “Heydar Aliyev” Discorso del Santo Padre
17:45 INCONTRO PRIVATO CON LO SCEICCO DEI MUSULMANI DEL CAUCASO nella Moschea “Heydar Aliyev”
18:00 INCONTRO INTERRELIGIOSO con lo SCEICCO e con RAPPRESENTANTI DELLE ALTRE COMUNITÀ RELIGIOSE DEL PAESE Discorso del Santo Padre
19:00 CERIMONIA DI CONGEDO all’Aeroporto di Baku
19:15 Partenza in aereo per Roma/Ciampino
22:00 Arrivo all’aeroporto di Roma/Ciampino

© Avvenire, 26 settembre 2016

 

Il Papa nel Caucaso e la sfida delle fedi

 

Papa Francesco non entrerà nella complessa questione che oggi separa l’Armenia dall’Azerbaigian, il conflitto per il Nagorno Karabakh. Esiste già uno strumento internazionale creato dall’Osce, il Gruppo di Minsk, per la questione aperta tra armeni e azeri.

Dopo il riaccendersi del conflitto all’inizio del mese di aprile scorso, anche i rappresentanti di tale organismo hanno infatti parlato di un rilancio di iniziative alla ricerca di una soluzione durevole, possibilmente attraverso il compromesso tra le parti. Così in Georgia il Papa non firmerà una dichiarazione congiunta con il Patriarca Ilia II, come quella firmata a Etchmiadzin in Armenia con il patriarca Catholicos Karekin II. Ma il viaggio, che dopo quello in Armenia conclude l’itinerario caucasico di papa Francesco e che domani avrà inizio nell’incandescente regione cerniera dell’Asia, si muove – e non potrebbe essere altrimenti nella dimensione geoecclesiale del Papa – in quello spirito d’Assisi che vede al centro il dialogo ecumenico ineludibile con la Chiesa ortodossa in Georgia e l’incontro interreligioso sulla porta dell’islam asiatico in Azerbaigian. Il Papa entra così nell’instabilità dell’area dalla parte della risorsa delle religioni, o meglio, dall’incontro personale con i rappresentanti delle diverse fedi, dando così alla visita il carattere fortemente ecumenico e interreligioso per la causa della pace e della mutua riconciliazione.

Epicentro la preghiera ecumenica anche per l’Irak e la Siria, che Francesco reciterà nella Chiesa cattolica caldea di San Simone Bar Sabbae, a Tbilisi, in Georgia, alla quale parteciperanno anche tredici vescovi caldei venuti da Erbil, dove è in corso il Sinodo caldeo. E dove per la prima volta una delegazione ortodossa prenderà parte alla celebrazione eucaristica del Papa. Del resto, aveva fatto notare il Segretario di Stato, Pietro Parolin, già prima del viaggio a giugno in Armenia: «Non penso si possa ipotizzare una facile soluzione di tutte le problematiche che riguardano la regione caucasica.

Queste hanno bisogno di volontà politica e di disponibilità al compromesso. Papa Francesco si reca nei Paesi caucasici con grande umiltà, cercando innanzitutto di conoscere, ascoltare, di capire e, conseguentemente, di incoraggiare ogni iniziativa di dialogo e di apertura verso l’altro». Apertura e tendere la mano all’altro significa anche partire dal ricercare anzitutto l’unità tra i cristiani. Anche in Paesi in cui la presenza cattolica è estremamente ridotta, ma sempre significativa. La Chiesa ortodossa di Georgia è tra quelle più chiuse, per la sua interpretazione rigorista dei canoni della propria tradizione ecclesiale, e da sempre rende complesso il suo rapporto con il movimento ecumenico e con le stesse Chiese sorelle dell’Ortodossia.

Gli ortodossi georgiani hanno disertato il Concilio panortodosso celebrato a Creta nel giugno 2016. Una circostanza che non era stata prevista dal Vaticano, che aveva programmato il viaggio del Papa nei tre Paesi della regione caucasica lasciando a giugno solo l’Armenia proprio nella previsione che in quel periodo il patriarca georgiano Ilia si recasse a Creta. Ma così non è stato.

Hanno invece poi preso parte alla sessione della Commissione mista di dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa svoltasi a Chieti dal 15 al 22 settembre, ma sottoscrivendo il documento su primato e sinodalità gli ortodossi georgiani hanno voluto che nel documento steso alla fine della sessione fosse inserito in nota un riferimento al disaccordo su alcuni punti del testo approvato. Papa Francesco conosce le difficoltà vissute dalle Chiese ortodosse e anche le ritrosie di quelli che il metropolita teologo Ioannis Zizioulas, ha definito «talebani ortodossi».

Tuttavia Papa Francesco, come abbiamo visto, continua a tessere personalmente una rete di rapporti al plurale, non solo con i big Kirill di Mosca e Bartolomeo di Costantinopoli, ma con ciascuna delle Chiese sorelle, comprese le più piccole, e con i loro singoli Primati, manifestando così non solo un approccio pienamente consono alla ecclesiologia sinodale ortodossa. Il dialogo è ineludibile. Sempre, ai fini della pace. E se è doveroso tra persone di diverse fedi, tra cristiani, nella pazienza e nella carità l’imperativo è la ricerca dell’unità.

Bartolomeo ad Assisi si è soffermato proprio sul significato della comunione tra cristiani facendo eco alle parole del Papa: «Perché ai cristiani è richiesta una testimonianza di comunione… solo così possiamo offrire acqua viva a chi ha sete, acqua che non ha fine, acqua di pace in un mondo senza pace… Quale parola di pace – aveva proseguito Bartolomeo – potrà essere offerta all’altro, al diverso, al lontano, allo sconosciuto, a colui che si frappone tra noi, se quella parola di pace non sarà una reale esperienza di comunione? Come offrire pace che è amore, senza la nostra reale testimonianza della comunione in Dio e con il prossimo?».

In Georgia il Papa incontrerà anche in colloquio privato il patriarca Ilia di fronte a un mondo assetato di misericordia, di unità e di pace, e dando il bacio della pace e l’abbraccio fraterno sancirà un segno eloquente. In essa si conferma che, nonostante le persistenti divisioni tra cristiani, ciò che unisce è molto più di quello che divide e si ribadisce l’importanza di sviluppare una profonda e più incisiva collaborazione non solo in campo teologico, ma anche nella preghiera e in un’attiva cooperazione a livello locale.

Lo stesso cardinale Parolin sottolineava già nella precedente visita in Armenia «il decisivo atto di coltivare rapporti personali, a cominciare da quelli dei capi delle Chiese». Così a Baku in Azerbaigian papa Francesco incontrerà personalmente lo sceicco del Caucaso e parteciperà all’incontro interrelgioso per promuovere il dialogo e la multiculturalità.

Aprendo le porte all’accoglienza e all’integrazione, alla fraternità come speranza per tutti nel Paese, «porta tra l’Oriente e l’Occidente», e condizione indispensabile per costruire solidi ponti di pace. Papa Francesco quindi non potrà in questa cerniera con l’Oriente che rinnovare la chiamata agli uomini delle diverse fedi a promuovere un compito educativo, perché le religioni rifiutino e condannino la violenza in nome di Dio e siano una bussola per la ricerca del bene comune.

Stefania Falasca

© Avvenire, 29 settembre 2016

 

Parla il vescovo di Tbilisi: «Una minoranza che vive l’essenziale»

 

«Icattolici di Georgia vedono nella visita del Papa un abbraccio della Chiesa universale a questa terra dove talvolta si ha l’impressione di sentirsi soli». Così monsignor Giuseppe Pasotto, vescovo di Tbilisi e amministratore apostolico per il Caucaso dei cattolici di rito latino, racconta l’aspettativa del Paese, dove vive la sua missione da vent’anni, per l’arrivo oggi di Francesco nella capitale georgiana. I cattolici in Georgia sono l’1% della popolazione, vale a dire circa 40mila persone.

Appartengono a tre riti diversi: latino, armeno e assirocaldeo. Gli ortodossi sono l’85% della popolazione. La Chiesa apostolica autocefala georgiana è guidata dal 1977 da Elia II. I musulmani sono circa l’11%. «La realtà ecclesiale cattolica è stata sempre una presenza piccola ma significativa – sottolinea il vescovo Pasotto – nella vita di questo popolo».

Dopo il periodo comunista e il raggiungimento dell’indipendenza nel 1991, tutto è cambiato e si sono aperte strade nuove sia a livello politico, sia religioso. «Non c’erano quasi più preti, la comunità cattolica è come se si fosse salvata con la preghiera del Rosario, l’unico segno a essere stato coltivato e vissuto dalle persone anche durante il regime sovietico.

A Tbilisi, in quegli anni, c’era un unico sacerdote, proveniente dalla Bielorussia, che è stato capace di tenere aperta la chiesa, assieme a due suore che lavoravano in fabbrica, in abiti civili: di notte si tenevano le catechesi e i momenti di preghiera. E chi vi partecipava sapeva di mettere a rischio la propria vita» racconta l’amministratore apostolico per il Caucaso. «Si può dire, quindi, che la Chiesa ortodossa georgiana, durante il periodo sovietico, non vedesse come antagonista la Chiesa cattolica, anch’essa discriminata dal regime comunista: al contrario, esisteva tra le due Chiese un legame di fiducia. Alcuni problemi sono sorti dopo, quando c’è stata l’indipendenza del Paese e più avanti ancora quando la Chiesa ortodossa ha assunto la posizione principale nella società».

Il tema delle proprietà delle Chiese e non solo. Nel cammino ecumenico ci sono ancora difficoltà. «La Chiesa ortodossa georgiana non riconosce il nostro Battesimo, non riconosce il matrimonio tra cattolici e ortodossi. Da questo nascono tanti problemi: la nostra fatica attuale è che su certi temi non riusciamo a ritrovarci e a discuterne assieme. Abbiamo la libertà di muoverci nel servizio, questo sì. Ma la diversità, talvolta, viene ancora vista come un pericolo e non come runa icchezza: ecco perché il nostro compito – prosegue l’amministratore apostolico per il Caucaso – è quello di continuare a creare dei ponti di comunione».

Quindi un rimando all’arrivo del Pontefice. «A me piacerebbe – conclude Pasotto – che papa Francesco sentisse che siamo una Chiesa di minoranza e come tali, non avendo nulla da difendere, siamo in un certo senso più liberi di andare all’essenziale della nostra fede e di annunciare il Vangelo con gioia, pur con le fatiche di essere piccoli ». In questo senso il Papa «ci dirà: questa è la strada che Dio vi ha indicato. Non abbiate dubbi» sulla necessità di mettere insieme i contenuti della fede con la giustizia e collaborare con i fratelli ortodossi per creare una società più giusta.

Ilaria Solaini

© Avvenire, 30 settembre 2016