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Quale senso dare alla vita quando viene a mancare il “vino” della salute?

Piste celebrative della XXIV Giornata mondiale del malato nel messaggio di Papa Francesco

“La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso…”. Papa Francesco, nel suo messaggio per la celebrazione della XXIV Giornata mondiale del malato, parte da questa constatazione realistica per proporre alcune piste per vivere fruttuosamente l’appuntamento annuale, voluto dal suo predecessore, Giovanni Paolo II nel 1992.

I quattro contesti della Giornata del malato 2016

Prima di tutto il Papa si preoccupa di collocare l'evento celebrativo nei quattro orizzonti particolari che lo caratterizzeranno:

il Giubileo straordinario della Misericordia, una cornice provvidenziale per la comprensione dell'attualità della celebrazione della Giornata: nel corso dell'anno la comunità potrà ricercare i mezzi più idonei per vivere e far vivere l'appuntamento col cuore paterno e materno di Dio;

- la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes dell'11 febbraio, che costituisce la data ideale per unire la dimensione mariana della Giornata con uno dei santuari più frequentati del mondo dai malati e dai pellegrini. Questo però non impedirà di celebrarla prima o dopo tale data;

- la città di Nazaret, che ospiterà la celebrazione solenne della ricorrenza: da “oscuro paese” da cui non “poteva venire nulla di buono”, essa diventerà la sede mondiale dove confluiranno coloro che vorranno incontrarsi per vivere nella preghiera l'appuntamento con maggiore intensità emotiva;

- l'episodio delle nozze di Cana, conservatoci solo dal quarto evangelista: “è un’icona della Chiesa. Al centro c’è Gesù misericordioso; intorno a Lui ci sono i discepoli, le primizie della nuova comunità; e vicino a Gesù e ai discepoli c’è Maria, Madre provvidente e orante”.

L'icona evangelica delle nozze di Cana con i quattro personaggi

Il Papa per la Giornata del 2016 ha scelto l'icona evangelica delle nozze di Cana, perché ricco di stimoli di meditazione e di attualizzazione del suo messaggio. Egli considera i quattro personaggi del racconto giovanneo per trarne proposte di animazione nelle parrocchie e nelle strutture sanitarie:

- Gesù, “con i tratti distintivi della sua identità e della sua missione”: soccorre chi è in difficoltà, ascolta chi si rivolge al suo cuore, ammonisce e consola, guarisce le patologie corporali e spirituali, invita alla sequela o indica la strada della necessaria testimonianza del beneficio ricevuto. Egli realmente nei quattro vangeli fa emergere il suo “potere messianico, ma anche la sua misericordia”. “Egli è Colui che soccorre chi è in difficoltà e nel bisogno” e si propone ai suoi discepoli come Via, Verità e Vita per giungere al Padre di ogni consolazione.

- Maria, “provvidente e orante”: partecipa alle gioie della gente comune ed offre il suo contributo per accrescerla, è vigile nella situazione della celebrazione della festa nuziale, avverte subito il disagio dei due giovani sposi, pensa immediatamente a rivolgersi al Figlio per non rovinare la festa dell'amore divino e umano. Ella ha gli occhi vigili e buoni, è guidata da un cuore materno ricolmo di misericordia, usa le mani per manifestare i suoi sentimenti di tenerezza, sperimenta la consolazione divina attraverso Gesù per trasformarsi in Madre “consolata” che consola i suoi figli.

- I discepoli sono coloro che accompagneranno il Maestro per le strade dell'evangelizzazione e dei segni della presenza del Regno di Dio nella storia: essi costituiranno “le primizie della nuova comunità” dopo la discesa dello Spirito Santo nella prima Pentecoste cristiana. Formeranno la Chiesa delle origini, sostenuta dalla memoria di Gesù e spinta dalla forza dello Spirito.

- I servitori sono gli esecutori della richiesta di Maria che li invita a rivolgersi al suo Figlio, ma sono anche coloro che obbediscono al comando di Gesù e per primi constatano la prodigiosa trasformazione dell’acqua delle sei anfore in “vino buono”. Sono coloro che non parlano, ma operano collaborando alla evidenziazione del “segno” operato dal Maestro di Galilea.

Il primo destinatario del messaggio è la persona che soffre

Proprio chi è colpito dalla malattia e dalla sofferenza è il destinatario delle parole del Papa: a lui rivolge le sue parole concrete di “com-passione” e di “tenerezza” e gli indica alcuni percorsi possibili per vivere da cristiani il volto notturno dell’esistenza.

La prima pista può essere la fede in Dio, “non perché faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo”. Viene affermato con onestà che anche chi crede è scosso dall’evento della sofferenza, ma possiede una fonte preziosa da cui attingere sia la fiducia che la forza per superarla o almeno viverla nello spirito del Vangelo.

La seconda pista indicata è la preghiera di invocazione rivolta a Gesù, a Maria, ai santi, per saperli seguire sulla strada del mistero pasquale: “ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù che cammina al nostro fianco, caricato della Croce”. Nel rapporto con Dio il cristiano comprende che viene sempre esaudito nelle sue richieste non secondo le sue attese ma secondo la volontà divina.

La terza pista proposta può essere la scoperta della possibilità di collaborare alla cultura dell’incontro: “Ogni ospedale o casa di cura può essere segno visibile e luogo per promuovere la cultura dell’incontro e della pace, dove l’esperienza della malattia e della sofferenza, come puro l’aiuto professionale e fraterno, contribuiscano a superare ogni limite e ogni divisione”. In tal modo la persona inferma diventa protagonista della costruzione di una comunità fondata sulla comunione.

Il secondo destinatario del messaggio è la comunità cristiana

Il messaggio di Papa Francesco è rivolto anche e soprattutto alla comunità ecclesiale, “a coloro che si prendono cura” delle “care persone ammalate”. Esse “si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore”. Nello svolgersi della riflessione, egli descrive i segni caratteristici degli operatori pastorali sanitari:

- la premura che fa accorgere dei problemi e dei bisogni di chi è in difficoltà;

- la concretezza e la discrezione dell’aiuto per trovare soluzioni immediate alla richiesta;

- la cultura dell’incontro e della pace, che permettono di costruire ponti di fraternità;

- la necessità di avere occhi, cuore e mani, per stare concretamente accanto a chi soffre;

- la tenerezza e la misericordia, che permettono di “sentire” l’altro come fratello e sorella;

- l’assenza di giudizio e di condanna dinanzi a situazioni e persone problematiche;

- il ricorso alla preghiera, che permette di fidarsi e di affidarsi a Dio con fiducia e speranza.

Il Papa conclude il suo messaggio con l’augurio “di essere animati dallo spirito di Maria, Madre della Misericordia”, di affidarsi alla sua intercessione e di “contemplare oggi e per sempre il Volto della misericordia, il suo Figlio Gesù”.

 

P. Leonardo N. Di Taranto

Direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute

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