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III Domenica del tempo Ordinario anno A. Il "Vangelo del Regno"

Giovanni battista è stato arrestato, Gesù legge in ciò il segno che è arrivato il momento di agire, di dare inizio alla sua missione pubblica. Dalla Giudea, dove era stato per qualche tempo vicino a Giovanni, sale in Galilea

Siamo sempre in cerca di verità e di pienezza, in tutto quello che facciamo ogni giorno, in famiglia, sul lavoro, con gli amici. Per fede crediamo che senza Gesù tutto quello che facciamo resta incompiuto; ma non è facile vedere questo in concreto. La "religione" è ancora per molti di noi una "cosa da fare", magari per tenersi buono qualcuno, oppure riguarda chi ha voglia e tempo di leggere a approfondire. Il nostro rapporto con il Signore fa difficoltà a diventare una "cosa di cuore" (nel senso profondo del termine, cioè qualcosa che tocca il centro della vita). È qualcosa in più, non molto importante per essere persone alla moda, persone realizzate.

L'abitudine di molti di noi di partecipare alla Messa domenicale è una opportunità bella che ci permette di rivedere alcune idee sulla religione, ci aiuta a stare in cammino nel nostro rapporto con il Signore, perché ascoltiamo la Parola di Dio, ci alimentiamo del corpo del Signore e iniziamo la costruzione di una comunità di credenti, che continuiamo quando usciamo dalla chiesa.

La Parola di questa domenica ci presenta Gesù che dà inizio alla sua missione pubblica.

Giovanni battista è stato arrestato, Gesù legge in ciò il segno che è arrivato il momento di agire, di dare inizio alla sua missione pubblica. Dalla Giudea, dove era stato per qualche tempo vicino a Giovanni, sale in Galilea, anzi - dice Matteo - "si ritira", cioè se ne va in un luogo lontano dal centro della religione giudaica (Gerusalemme e il Tempio). Gesù inizia la sua predicazione dal un luogo periferico, un crocevia di passaggi, un luogo dove si vive la vita ordinaria, una regione dove si incontrano razze e religioni diverse.

Lì Gesù comincia a predicare (è l'azione che più lo occupa nella prima parte del suo ministero pubblico). S. Matteo riassume in una breve frase la sua predicazione: "Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino". Questo "Vangelo del Regno" è la buona notizia che Dio è presente nel mondo con il suo potere (così è da intendere la parola "regno", più che un luogo geografico su cui Dio comanda). Gesù annuncia che Dio è lì dove tu non pensavi che potesse essere, si rende presente nel modo che tu non potevi immaginare. Non devi andare lontano per cercarlo; né devi fare cose straordinarie per meritarlo. A Dio è piaciuto venirti incontro e farti il regalo della vita, del mondo, della famiglia, dei figli.

Ci chiediamo: c'era bisogno che Dio si facesse uomo per dire questa cosa semplice che sappiamo tutti? C'è bisogno che la predicazione ce lo ricordi sempre? Sì, c'è bisogno! Perché noi abbiamo gli occhi chiusi, non lo vediamo il Regno, il regalo. Vediamo noi stessi e ci mettiamo al centro, e non vediamo più chi sta al centro davvero. Ecco perché Gesù dice: convertitevi! Che significa: aprite gli occhi! Riconoscete come stanno veramente le cose.
Cambiate il vostro modo di vedere e di agire.

Sin dai primi giorni della sua predicazione Gesù chiama delle persone ad andare dietro a Lui. Il Vangelo ci racconta la chiamata di Simone e Andrea e subito dopo quella di Giacomo e Giovanni, che stavano presso il mare a fare il loro lavoro. Matteo ci presenta una scena quasi incredibile: subito dopo l'ordine di Gesù quegli uomini lasciano tutto (famiglia, casa, lavoro) e vanno dietro a lui. Matteo ricostruisce in poche righe un processo che deve essere durato qualche settimana o qualche mese: lo fa per evidenziare che nella vita di quegli uomini è avvenuto un cambiamento totale. In loro è iniziata quella "conversione" che Gesù chiede a tutti: essi hanno creduto che stando con Gesù, andando dietro a Lui potevano trovare quella pienezza di vita che cercavano. Il messaggio è per tutti noi: essere cristiani significa "andare dietro a Gesù"; per fare questo non c'è bisogno di abbandonare la propria casa o famiglia, ma occorre abbandonare un certo modo di vedere per assumere quello che Lui ci insegna. "All'inizio dell'essere cristiani non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva" (Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est).

È nella comunità cristiana, fatta di persone concrete (come quelle di Corinto a cui scrive S. Paolo) che si fa il legame tra quello che viviamo in Chiesa e quello che viviamo fuori dalla Chiesa, in famiglia, al lavoro, a scuola, in ospedale: in tutti questi luoghi c'è il Regno di Dio e possiamo accoglierci come fratelli. Chi segue Gesù costruisce una umanità nuova, si incammina verso quella pienezza che il nostro cuore non può non desiderare.

padre Gianmarco Paris

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