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«Siamo parte di una comunità, di una famiglia, di relazioni che danno senso e gioia al nostro vivere»

Omelia di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto nella Celebrazione Eucaristica per i defunti in questo tempo di pandemia. Cattedrale di Bari, festa di San Mattia Apostolo, venerdì 14 maggio 2021

Ci ritroviamo in questo giorno dedicato all’Apostolo MATTIA, discepolo di Cristo chiamato dallo Spirito a integrare il collegio apostolico, dopo il tradimento e la morte di Giuda, per pregare e invocare il suffragio per quanti, in questo duro tempo di pandemia ci hanno preceduto nella casa del Padre.

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Nella liturgia odierna ritorna il brano evangelico di due domeniche fa, brano denso e significativo che ci aiuta a comprendere una dimensione di vita a cui Mattia è chiamato, ma che appartiene anche alla dimensione del vivere di ciascuno di noi: il dono e l’impegno.

Giovanni, l’autore del brano evangelico ascoltato, inquadra un momento drammatico della vita di Gesù. Dopo la Cena, consumata con i suoi, Gesù, seduto a tavola, nel guardare alla morte che incombe, invita i discepoli a comprendere quanto sta accadendo e il mistero stesso della vita, scegliendo di rimanere in Lui per giungere a portare frutto, per giungere a dare un senso pieno all’esistere.

Nell’ammaestrare i suoi, il Signore invita a credere, invita a rimanere in una esperienza significativa dell’amore che, attraverso la sua persona, aiuta a comprendere, a discernere un amore preveniente capace di condurci alla gioia vera.

Nonostante la sofferenza della Croce, che sta per abbattersi su di Lui, Gesù orienta lo sguardo di tutti sulla gioia, indicando in essa la vera opera di Dio.

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Il suo parlare è seducente anche per noi che qui, stasera, stiamo ricordando la sofferenza di tante famiglie e di quanti sono morti, lontani dai loro cari, senza il conforto di un abbraccio, di una carezza di una mano stretta da mani amorevoli.

Rimanere in Lui, come Gesù ci invita a fare, è sostanzialmente sperimentare quell’amore preveniente, attento e ricco di cura che Gesù ha testimoniato e narrato con la sua vita. Un amore libero da appartenenze e steccati che Gesù ha confermato sino alla fine, sino in cima a quella Croce su cui sembra infrangersi ogni speranza di salvezza.

Eppure le parole dell’evangelista Giovanni trovano senso e significato proprio a partire da questo momento di morte. È sulla Croce, è in quelle braccia tese dal dolore dei chiodi che trova accoglienza ogni esistenza, ogni essere umano attraversato dal dolore. È in quest’ultimo abbraccio che trova una sintesi mirabile la vicinanza e la custodia, l’amore e la cura che Dio offre a ciascun essere vivente.

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Nella vita donata del Figlio -“questo è il mio corpo… questo è il mio sangue…donato…versato…per voi e per tutti”- veniamo aiutati a comprendere dove si collochi il nostro portare frutto, sperimentare la pienezza del vivere

In altre parole, saremo capaci di portare frutto e sperimentare la gioia, solo se avremo a cuore la vita dell’altro e questo è possibile a partire da un’autentica intimità con Cristo.

Come Mattia, anche noi siamo chiamati a dare un senso alla vita e a quanto ci accade attraverso questa parola di luce che la liturgia ci dona.

Interpretare, toccare, rielaborare il dolore che andiamo vivendo non è cosa semplice, ma lasciandoci condurre dalla fede, dall’ascolto della parola e di quanto ci sta segnando possiamo giungere a dare valore alla tremenda esperienza della morte che ci ha visitato.

Il tempo pandemico non è solo foriero di una tremenda devastazione, ma ci sta offrendo alcune letture che ritengo importanti e di svolta per il vivere di tutti. Oggi, meditando su questo brano, avverto che due letture importanti ci vengono offerte per non vanificare il sacrificio e la morte di tanti.

20210514_173419.jpgInnanzitutto la fiducia. In un tempo così precario avere fiducia sembra impossibile. Eravamo incapaci di farlo anche prima del Covid. Il futuro ci appariva già una minaccia e non un tempo portatore di promesse, tutti protesi in un qui ed ora asfittico. Gesù ci dice “… Rimanete nel mio amore …”: è un invito alla fiducia, a credere nonostante il limite toccato e sperimentato. Anche il limite della morte e di quanto essa porta con sé non deve ribaltarci ma, illuminati dalla Parola, radicarci in un’adultità della fede che sappia sostenere la fatica di questi giorni e non ripiegarci sulla lamentosità e il brontolio del cuore.

Oltre alla fiducia, questa Parola, ci chiama alla relazione. Questo tempo duro ci ha fatto sperimentare la relazione, che avevamo ridotto ad una cornice insignificante, come un bene centrale e imprescindibile del nostro vivere. Siamo parte di una comunità, di una famiglia, di relazioni che danno senso e gioia al nostro vivere. È struggente questo Gesù che ci dice: “Rimanete nel mio amore …rimani nel mio amore”.

Tutto acquista senso e significato a partire dalla relazione con Lui. Essere cristiani oggi è testimoniare il valore di relazioni feconde, vissute nella custodia e nella cura dell’altro.

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I nostri morti, oggi ci chiedono questo … uscire dai nostri ripiegamenti, dalle chiusure nelle quali ci rifugiamo in modo sterile per attestare una vita che palpita attraverso il cuore di Cristo e desidera tracimare nel cuore del mondo.

Le nostre logore parole lascino spazio ad una Parola, come quella ascoltata, che parla di vita e di fecondità del vivere.

Anche dinanzi alla morte dei nostri cari ci viene consegnata vita, come dinanzi alla morte del Cristo, alla sua risurrezione e ascensione al cielo, lo Spirito regala alla comunità una nuova opportunità di vita attraverso l’apostolo Mattia, aiutando la comunità a intravedere un’oltre.

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Il Signore, che ci chiama amici, accolga la vita di tutti i nostri fratelli defunti e ci doni consolazione, forza e coraggio per rialzarci e tornare a prenderci cura del vivere, nostro e di coloro che ci sono affidati, nella gratuità e nella tenerezza, dando il meglio di noi senza chiedere nulla in cambio.

E tu, Vergine Madre Odegitria, che sai prenderti cura delle nostre nudità, dei limiti che abitano la vita di ciascuno, stendi il tuo manto di misericordia. Così sia.

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