Nel chiamare discepoli e discepole dietro a sé Gesù non fa propaganda per le vocazioni, ma piuttosto dissuade, mette in guardia. Avremmo molto da imparare da questo suo atteggiamento, soprattutto quando la scarsità di vocazioni ci angoscia e ci fa paura: cattiva consigliera quest’ultima, che spinge ad accogliere tutti con molta superficialità e a non riconoscere e comunicare le difficoltà oggettive della sequela di Gesù
La festa si può vivere solo restando al proprio posto e non cercando di rubarlo agli altri. E ciò vale in qualsiasi comunità: stare al proprio posto senza ambire a posti più alti, senza cercare posti tenuti dagli altri, è difficile ma è secondo il pensiero del Signore, è evangelico e contribuisce alla vera costruzione della comunità. Gesù ci insegna inoltre a invitare alla nostra tavola quelli che non possono contraccambiare: se alla nostra tavola mancano i poveri, i malati, gli ultimi, si tratta di una tavola mondana, non secondo il Vangelo
Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Per la porta larga vuole passare chi crede di avere addosso l'odore di Dio, preso tra incensi, riti e preghiere, e di questo si vanta. Per la porta stretta entra «chi ha addosso l'odore delle pecore» (papa Francesco), l'operaio di Dio con le mani segnate dal lavoro, dal cuore buono. È la porta del servizio
La grande Tradizione della chiesa è giunta gradualmente a proclamare Maria al di là della morte, in quella dimensione altra dell’esistenza che non sappiamo chiamare se non «cielo»: Maria è terra del cielo, è primizia e immagine della chiesa santa nei cieli!
Parole “dure”, quelle di Gesù contenute nel brano evangelico di questa domenica. Ma parole che vanno comprese in piena obbedienza a Gesù stesso, colui che le ha dette per averle vissute in prima persona, nel suo essere un uomo abitato da grande passione e desiderio bruciante per Dio e per il suo Regno
Queste parole di Gesù dopo due millenni vengono ascoltate dai credenti in lui con commozione profonda e convinzione perseverante. Certo, per accoglierle e, di conseguenza, non temere ma gioire, bisogna essere davvero il piccolo gregge che segue Gesù fino alla fine. Non basta dirsi cristiani, ma per esserlo veramente occorre essere “poveri”, peccatori che desiderano conversione, uomini e donne che non confidano in se stessi ma sanno mettere la fede e la speranza in Gesù e nel suo Regno veniente
Noi umani siamo preda di un’illusione mortifera che Gesù vuole sradicare dal nostro cuore: quella che la ricchezza e la proprietà di molti beni salvino, diano senso e significato alla vita. Spesso non lo ammettiamo, ma in realtà lo pensiamo, e facciamo di questo criterio l’ispirazione di molte nostre scelte… E così dimentichiamo la volontà di Dio che tutti gli esseri umani siano fratelli e sorelle e partecipino con giustizia alla tavola dei beni della terra, in quella condivisione capace di combattere la povertà
Gesù insegna che sempre Dio ci dà lo Spirito santo, se glielo chiediamo nella preghiera, e lo Spirito che scende nella nostra mente e nel nostro cuore, lui che si unisce al nostro spirito, è la risposta di Dio. Lo Spirito, a sua volta, ci insegna ad amare e ad accettare di essere amati dagli altri, sempre e in ogni situazione. Questo è l’esaudimento vero e autentico, questo è ciò di cui abbiamo veramente bisogno!
Qual è la parte migliore cui non bisogna rinunciare e da cui bisogna cominciare perché la vita si dispieghi via via sempre più in pienezza, senza deviazioni e senza dispersioni, perché l'uomo possa raggiungere il proprio compimento? Cosa pensa il Maestro? Lo ascoltiamo da Luca, cui dobbiamo questo brano di bellezza semplice e contenuta, ma proprio perciò, suggestiva e fragrante.
Lo straniero odiato che ha compassione del ferito al margine della strada ed impicciandosi, con tenerezza misteriosa, lo prende sulle sue spalle e lo porta alla locanda dove arriva finanche a coinvolgere l'oste, è Cristo, stupendo Cristo, che uomo come noi, debole e viandante della vita, capovolge la dura legge dell'egoismo che prima o poi è destinata a prevalere su ciascuno di noi.