Anno delle Fede. Assemblea Diocesana, Scuola Allievi Guardia di Finanza, Bari, 19 settembre 2012. Proposta pastorale di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto per l’Anno Pastorale 2012-2013.
Ma noi cristiani siamo ancora convinti che vale la pena perdere la vita per Gesù Cristo e per il suo Vangelo? Ovvero: crediamo che il suo amore vale più della vita, che solo a motivo di questo amore trova senso ogni nostra rinuncia, ogni sofferenza che ci può essere dato di vivere?
Il brano evangelico ci riferisce una bella guarigione operata da Gesù: "E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: Effatà, cioè: Apriti! E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente".
In questa domenica in cui si ritorna alla lettura cursiva del vangelo secondo Marco la chiesa propone alla nostra meditazione una pagina che raccoglie alcune parole di Gesù riguardo alla Legge di Dio e alle tradizioni religiose di Israele.
La catechesi sul «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51) conseguente al segno della moltiplicazione dei pani operata da Gesù (cf. Gv 6,11-13) è giunta al termine; ora il vangelo descrive la reazione a questo discorso da parte dei discepoli, quelli che erano stati chiamati da Gesù, che lo avevano seguito ed erano stati istruiti da lui, l’ultimo e definito rivelatore di Dio (cf. Gv 1,18; 6,45).
Da varie domeniche il vangelo di Giovanni ci sta riportando il pensiero di Gesù sull’eucaristia. S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, raccomandava ad ognuno di “esaminare se stesso”, prima di fare la comunione al corpo e al sangue del Signore. Proviamo ad esaminare noi stessi, per vedere se la nostra idea di Messa corrisponde veramente alla verità che di questo sacramento ci propone la Chiesa.
Il vangelo ci mostra anche qual è il motivo più vero della grandezza di Maria e della sua beatitudine: è la fede. La fede è il cuore di tutta la storia di Maria.
L’eucaristia è un pane celeste, spirituale e sorgente di Spirito, in cui la Pasqua del Signore diventa la nostra, non per aggiunta o per applicazione dal di fuori, ma per assimilazione interna: “Come il Padre, che ha la vita - dice il Signore - ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. (...) Chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,56.58).
Il Cristo nutre il credente anzitutto essendo Lógos, rivelazione di Dio, Sapienza, Parola. Come già la manna nell’Antico Testamento era pedagogia divina affinché i figli d’Israele capissero che “l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca di Dio”
Il segno dei pani ci fa da specchio, mentre pone più di una domanda, a cominciare da quella centrale: abbiamo capito il “fatto dei pani”? Partecipare all’eucaristia significa rientrare nella logica di Gesù, che non è una logica di proprietà o di quantità o di efficienza: la logica di Gesù è la logica della gratuità.