Per Gesù, come per tutta la Scrittura, la preghiera è l’altra faccia della medaglia della fede, perché nasce dalla fede ed è eloquenza della fede. Ebbene, la mancanza di fede-fiducia, negli altri prima che in Dio, è la ragione profonda di molte patologie dei credenti e la tentazione di abbandonare la fede è quotidiana. Non ci resta dunque che rinnovare la fede, con la speranza nella venuta di Gesù, Figlio dell’uomo, Giudice giusto, e con l’amore fraterno vissuto attingendo all’amore di Gesù, amore fedele fino alla fine, per tutti gli umani
Gesù demolisce molte certezze di noi cristiani asserragliati in chiese o comunità. Fuori, fuori, anche fuori c’è un operare di Cristo Signore che trova più ricezione di quanta ne abbia tra noi che ci sentiamo dentro. Dio non si lascia conoscere solo nelle istituzioni ecclesiastiche o cultuali, ma si fa conoscere soprattutto in Gesù: grazie a lui, attraverso di lui solo si rende gloria a Dio
Gli apostoli vorrebbero essere giganti della fede, ma Gesù fa loro comprendere che la fede, anche piccola, se è reale adesione a lui, è sufficiente per nutrire la relazione con lui e accogliere la salvezza. Sì, la nostra fede è sempre oligopistía, fede a breve respiro, ma basta avere in noi il seme di questa adesione alla potenza dell’amore di Dio operante in Gesù Cristo. Credere significa alla fin fine seguire Gesù: e quando lo si segue, si cammina dietro a lui, vacillando sovente, ma accogliendo l’azione con cui egli ci rialza e ci sostiene, affinché possiamo stare sempre là dove lui è
Questa parabola ci ammonisce a praticare l’ascolto del fratello nel bisogno che è di fronte a noi e l’ascolto delle Scritture, non l’uno senza l’altro: è sul mettere in pratica qui e ora queste due realtà strettamente collegate tra loro che si gioca già oggi il nostro giudizio finale. Infatti, “ogni giorno possiamo trovare Lazzaro, se lo cerchiamo; ogni giorno vediamo Lazzaro, anche senza cercarlo” (Gregorio Magno)
"Il padrone lodò quell'amministratore disonesto perchè aveva agito con scaltrezza" (Luca 16,8)
Con il suo agire e il suo parlare Gesù ci rivela che Dio è sempre alla ricerca del peccatore, non è un Dio dei giusti, dei puri, che ama solo quelli che gli rispondono coerentemente. Dio sa che in verità tutti gli esseri umani sono peccatori, in un modo o nell’altro, e allora cerca di far sentire a tutti e a ciascuno il suo amore fedele e mai meritato. Ci porge questo amore, ce lo offre, ma se noi non sentiamo il bisogno di un Dio che ci renda giusti, se non sappiamo, o non vogliamo sapere, di essere peccatori, allora impediamo a Dio di venirci a cercare
Nel chiamare discepoli e discepole dietro a sé Gesù non fa propaganda per le vocazioni, ma piuttosto dissuade, mette in guardia. Avremmo molto da imparare da questo suo atteggiamento, soprattutto quando la scarsità di vocazioni ci angoscia e ci fa paura: cattiva consigliera quest’ultima, che spinge ad accogliere tutti con molta superficialità e a non riconoscere e comunicare le difficoltà oggettive della sequela di Gesù
La festa si può vivere solo restando al proprio posto e non cercando di rubarlo agli altri. E ciò vale in qualsiasi comunità: stare al proprio posto senza ambire a posti più alti, senza cercare posti tenuti dagli altri, è difficile ma è secondo il pensiero del Signore, è evangelico e contribuisce alla vera costruzione della comunità. Gesù ci insegna inoltre a invitare alla nostra tavola quelli che non possono contraccambiare: se alla nostra tavola mancano i poveri, i malati, gli ultimi, si tratta di una tavola mondana, non secondo il Vangelo
Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Per la porta larga vuole passare chi crede di avere addosso l'odore di Dio, preso tra incensi, riti e preghiere, e di questo si vanta. Per la porta stretta entra «chi ha addosso l'odore delle pecore» (papa Francesco), l'operaio di Dio con le mani segnate dal lavoro, dal cuore buono. È la porta del servizio
La grande Tradizione della chiesa è giunta gradualmente a proclamare Maria al di là della morte, in quella dimensione altra dell’esistenza che non sappiamo chiamare se non «cielo»: Maria è terra del cielo, è primizia e immagine della chiesa santa nei cieli!