«È compiuto», cioè tutto è giunto al compimento, «consummatum est». Sì, si è compiuta la volontà di Dio, Gesù ha compiuto pienamente la vocazione ricevuta, Gesù ha vissuto all’estremo il comando ricevuto dal Padre, il comando dell’amore (cf. Gv 13,1). Questo «è compiuto», è un grido di gioia, è un grido di eucaristia, è un grido di benedizione, è un grido di vittoria.
Quella di Gesù è stata una fedeltà a caro prezzo, perché anche in croce è stato nuovamente tentato, simmetricamente alle tentazioni da lui subite nel deserto, all’inizio della sua vita pubblica
Chi si riconosce peccatore, può sperimentare che la misericordia di Dio in Gesù Cristo rende possibile ogni giorno un nuovo inizio. E così è reso capace di usare tale misericordia nei confronti degli altri
Questa è la conversione: credere all’amore di Dio per noi e accogliere con un cuore libero la sua inesauribile misericordia. Solo così potremo usare a nostra volta misericordia verso gli altri
Quando noi sentiamo dire "conversione", pensiamo subito a cose da fare, a impegni da assumere, a rinunce da praticare. Tutto questo è vero, ma è successivo e derivato: se conversione è letteralmente "voltarsi verso", all'origine della conversione c'è l'esperienza di un incontro e la contemplazione di un volto: l'incontro con Dio, la contemplazione del suo volto.
"Questo mi consola nella mia miseria: la tua promessa mi fa vivere", preghiamo con il Salmo 119,50. Nelle difficoltà della vita spesso altro non c'è su cui appoggiarsi che una promessa. Così è per l'addentrarsi nel cammino quaresimale, cammino in cui la nostra stessa miseria e fragilità chiede di essere riconosciuta e assunta, per arrivare a celebrare la Pasqua realmente con azzimi di sincerità e verità.
Gesù ha subito queste tentazioni in quanto uomo come noi; ha veramente vissuto questi abissi, imparando così ad aderire alla realtà. Dopo questa prova del deserto, Gesù ormai sa come svolgere la missione e come portare a termine la sua vocazione, con la forza dello Spirito santo. Questa però non è per Gesù una vittoria definitiva: il diavolo tornerà a tentarlo, fino alla fine. Ma egli sarà sempre vincitore, uguale in tutto a noi eccetto che nel peccato: per questo trionferà sulla morte e, quale Risorto, vivrà per sempre
Iniziamo il tempo prezioso della Quaresima.Un tempo “forte” per diventare forti nella fede, un tempo “favorevole”, cioè di grazia, di misericordia, di amore che Dio dona a tutti.
Quando Gesù chiama, trasforma quello che facciamo, e questa trasformazione richiede un abbandono di ciò che eravamo e una novità di vita, di forma di vita, nel futuro che si apre davanti a noi. Siamo chiamati ad avanzare verso le acque profonde, verso l’abisso, senza timore, muniti solo della fiducia nella parola di Gesù.
“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”: Gesù lo dice con rincrescimento per il rifiuto patito ma anche con una gioia interiore indicibile, perché da quel rifiuto riceve una testimonianza. Lodandolo per le sue parole di grazia non gli davano testimonianza, ma ora, rigettandolo, sì: perché questo accade a chi è profeta, a chi porta sulla sua bocca una parola di Dio e la consegna a chi ascolta. Gesù dunque riceve la testimonianza dello Spirito che sempre lo accompagna e che gli dice: “Tu sei veramente profeta, per questo conosci il rigetto!”.