Oggi è per ciascuno di noi sempre l’ora per ascoltare la voce di Dio, per non indurire il cuore e poter così cogliere la realizzazione delle sue promesse. La parola di Dio nella sua potenza risuona sempre oggi. Oggi, dunque, si ascolta e si obbedisce alla Parola o la si rigetta; oggi si decide il giudizio per la vita o per la morte delle nostre vicende; oggi è sempre parola che possiamo dire come ascoltatori autentici di Gesù. E possiamo dirla anche dopo un passato di peccato: “Oggi ricomincio”, perché la vita cristiana è andare di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine.
Siamo sempre invitati al banchetto di Cana, per essere noi coinvolti in questo incontro tra Cristo, Signore e Sposo, e la sua comunità. Si tratta di andare a Cana, di cercare di vedere con occhi di fede, di ascoltare le parole della fede, di eseguire le parole dette da Gesù, di gustare il vino del Regno e di toccare, sì di toccare il corpo di Gesù. Allora sentiremo che lui è in attesa di bere presto con noi il vino nuovo del Regno: l’ha bevuto sulla terra, l’ha lasciato a noi in dono eucaristico, ma lo berrà di nuovo con noi nella terra nuova, nel cielo nuovo.
La relazione filiale di Gesù con il Padre diventa anche la corrente calda e confidenziale del nostro rapporto con Dio. Sarà Lui stesso ad insegnarlo più tardi, consegnandoci per sempre la preghiera universale del Padre nostro.
Basta avere il desiderio, l'ansia della ricerca, come quella dei Magi, e c'è sempre una stella che fa strada. Ma poi bisogna avere il coraggio di uscire dal chiasso e come i Magi provare a vedere e vivere la vita come ricerca di una gioia che ci appartiene.
La liturgia di oggi ci immerge nuovamente nel mistero del Natale. È facile per noi dimenticare, essere presi dai ritmi della nostra vita e lasciarci dominare da essi. E forse, in questi giorni, non siamo stati attenti come Maria che "conservava nel cuore tutto quanto accadeva" attorno a Gesù.
Gesù, è “il Signore che salva”, salva Israele e le genti della terra, i pagani: è lui che farà dei due un popolo solo; è lui che farà cadere il muro di separazione, è lui che sarà la pace, perché fino a quando durerà il conflitto tra Israele e le genti non vi sarà pace sulla terra. Chi oggi celebra la giornata mondiale della pace si ricordi di questa buona notizia e non la offuschi con iniziative o trovate pastorali sempre nuove, che impediscono al Vangelo di assumere la sua assoluta centralità ed egemonia nella vita personale ed ecclesiale.
Raccontiamo ai nostri figli le storie delle nostre famiglie, diciamo loro ciò che è successo quando non c’erano ancora, aiutiamoli a leggere il legame tra ciò che sta succedendo oggi e le vicende di ieri.
L'evento del Natale ci riguarda e si fa parola per noi: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". A questa parola di un amore inaudito, al limite dello scandalo, si può rispondere solo con la fede.
A Natale il Figlio di Dio, oltre a nascere tra di noi, rinasce in noi, se noi decidiamo di uscire dai tunnel tetri e soffocanti del nostro peccato e ci apriamo ad accogliere il grande regalo della vita del Bambino di Betlemme, offerto gratis a quanti lo accolgono
Il racconto della Visitazione dà le vertigini: il Messia Gesù, non ancora nato ma presente nel grembo della madre Maria, incontra il precursore Giovanni, profeta presente egli pure nel grembo della madre Elisabetta e, riconosciuto, causa gioia ed esultanza. Avviene l’incontro con il Cristo da parte di tutta la profezia che lo ha preceduto, che discerne la venuta del Veniente tanto desiderato; e questo riconoscimento provoca la danza adorante e gioiosa per il compimento delle promesse di Dio. Tutto questo accade nell’incontro umanissimo tra due donne, che parlano l’una all’altra, si ascoltano e si rallegrano lodando Dio.