
«Voi giovani con la vostra navigazione, ci mostrate che la fraternità e la condivisione sono le vie privilegiate per costruire la pace»
Fratelli e sorelle,
cari giovani, cari amici di diverse nazioni e tradizioni religiose,
questa sera ci ritroviamo attorno al dono prezioso della preghiera, che ci unisce al di là delle lingue, delle culture e delle appartenenze. La nave Bel Espoir, la Bella Speranza, approdata a Bari, non è soltanto un veliero: è un segno profetico che parla di fraternità, di condivisione, di futuro. È un laboratorio “navigante” che attraversa il Mediterraneo trasformandolo da muro a ponte, da mare di divisioni a mare di incontro e di riconciliazione.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di levare insieme la voce verso il cielo, invocando la pace come dono che ci supera, che non nasce dalla sola volontà dell’uomo ma dalla grazia di Dio. La pace è un seme fragile, continuamente minacciato: la vediamo compromessa quando il diritto all’esistenza dei popoli viene calpestato, quando il diritto internazionale viene ignorato e violato, quando l’indifferenza e la violenza lasciano sul mare e sulla terra il grido dei poveri e degli innocenti.
In questa cornice così drammatica, voi giovani siete per noi speranza viva. Con la vostra navigazione, con la scelta di stare insieme come compagni di viaggio, ci mostrate che la fraternità e la condivisione sono le vie privilegiate per costruire la pace. Non siete ingenui, siete coraggiosi: portate dentro di voi il sogno di un mondo diverso e ci ricordate che la pace non è un’utopia, ma un compito da edificare giorno dopo giorno.
La nostra preghiera, questa sera, raccoglie voci diverse: voci che salgono dal Mediterraneo e che si fanno coro, invocazione comune. Religioni diverse, culture diverse, nazioni diverse: tutto confluisce in un’unica supplica, all’unico Dio, in un solo desiderio, quello di invocare pace per il mondo. È il linguaggio universale dell’umanità, che Dio ascolta sempre con predilezione.
Bari e san Nicola, patrono che unisce l’Oriente e l’Occidente, vi accolgono in un grande abbraccio. La nostra città, che porta nel suo cuore la vocazione di ponte e di dialogo, desidera continuare ad essere città di pace, capace di custodire e moltiplicare i semi che stasera insieme seminiamo.
Abbiamo fame di Dio e di fraternità, di relazioni che ci ridonino il gusto del camminare insieme. Questo conflitto, che insanguina la Terra Santa di Gesù, con tutte le guerre in atto nel mondo, grida, e grida dentro di noi: basta, basta, basta!
Torniamo all’essenzialità del vivere, sapendo restituire a Dio la vita, la dignità dell’uomo, di ogni uomo.
Torniamo a coltivare la modestia, la discrezione, la riconoscenza per il dono di ciascuno.
Abdichiamo a ogni forma di potere verso l’altro. Assumiamo la logica del servizio e della cura e vedremo fiorire la pace; ritroveremo lo sguardo misericordioso di Dio che in Cristo ci dona la pace.
Lasciamoci allora guidare dal silenzio, dalla parola, dal canto, perché questo momento non sia solo celebrazione ma impegno rinnovato: impegno a essere, ciascuno nel proprio contesto, costruttore di pace, testimone di speranza, artigiano di fraternità.
✠ Giuseppe Satriano
Arcivescovo di Bari-Bitonto