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“Avvenga per me secondo la tua parola”. La chiamata di Maria

«In continuità col cammino pastorale della nostra Chiesa diocesana vissuto negli anni scorsi, quest’anno, alla luce dell’Esortazione apostolica postsinodale di papa Francesco Christus vivit, vogliamo mettere al centro il “cammino” dei giovani e con i giovani. Diciamo “cammino” perché lo stile, nei due anni scorsi, è stato di fatto “sinodale” e “in uscita”»

Con queste parole l’Arcivescovo, mons. Francesco Cacucci, ci esorta ad intraprendere un nuovo anno liturgico e a continuare l’itinerario pastorale che accompagna la nostra comunità ecclesiale.

Sarà un anno intenso per la nostra Chiesa locale che accoglierà nella città di Bari, dal 19 al 23 del mese di febbraio 2020, i Presidenti e i Rappresentanti delle Conferenze episcopali, con i Capi delle Chiese cattoliche orientali dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, per l’incontro di riflessione e di spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”. L’incontro culminerà con la partecipazione di papa Francesco la domenica 23 febbraio. «È un altro momento rilevante della nostra storia, che sottolinea la vocazione tutta speciale della nostra arcidiocesi» e che ci domanda di essere sempre pronti e disponibili ad accogliere i doni dello Spirito Santo, le sue sorprese e la sua forza, per confermare «tutti noi, piccoli, giovani e adulti, nella vocazione che il Signore ci affida e dobbiamo sempre riscoprire».

Per questo desideriamo camminare con “Lo sguardo su di lui”. È il titolo della traccia pastorale che l’arcivescovo ha consegnato alla nostra Chiesa diocesana e che nel sottotitolo, “Giovani e chiamata”, esplicita l’attenzione da rivolgere in particolare ai giovani e agli adolescenti. È lo sguardo dei discepoli su Cristo ma vogliamo che sia anche il suo sguardo su di noi e lo sguardo della comunità sui più giovani, uno sguardo capace di guardare, «fissando e amando» come sa fare lo sguardo del Maestro buono. «Nella consapevolezza che, - come ci dice ancora l’arcivescovo - in questo cammino, non si può ragionare in maniera dualistica, come se la Chiesa e i giovani fossero due realtà separate, ma si deve partire dal noi della comunità».

Nella prima parte dell’anno liturgico e pastorale, che si apre come sempre con i tempi meravigliosi e affascinanti dell’Avvento e del Natale, non possiamo non volgere lo sguardo a Maria, la Vergine di Nazareth, la donna del “sì” detto con trepidante gioia a Dio e all’umanità. È una ragazza che non appartiene ad un tempo e ad un luogo lontano ma ci è vicina, tanto che la sua storia, se pur unica e meravigliosa, può assomigliare alla nostra. Ci è sorella, amica, è figlia, ma soprattutto ci è madre.

Ci lasciamo accompagnare dall’immagine che riproduce l’Annunciazione nel mosaico realizzato da padre Marco I. Rupnik e l’Atelier del Centro Aletti, presso il Santuario San Giovanni Paolo II di Washington. Scrive mons. Cacucci nella traccia pastorale: «Partiamo dallo “sguardo” […] L’annunciatore del Padre (l’angelo) fissa il suo sguardo nella discepola, e lei in lui. È una giovane. È una chiamata. Il dorato tra l’angelo e Maria esalta lo spazio dell’incontro. Dietro di lei, un arco bianco: ala che protegge, semicerchio che abbraccia». Nell’immagine, le mani di Maria da un lato prendono, quasi abbracciano, il rotolo, dall’altro accolgono il gomitolo della vita. Se un ramo della tradizione vuole Maria intenta a tessere, all’arrivo dell’angelo, un’altra tradizione la vuole presa dalla lettura della Scrittura, in preghiera meditativa, in ascolto della Parola che, rivelandosi e manifestando il Progetto divino, svela a Maria se stessa, la sua identità, la sua chiamata.

«Quel Verbo, “in principio, presso Dio” (Gv 1,1) entra – dicono i Padri – nell’orecchio della Vergine e la inabita. Rupnik, in diverse maniere, nelle sue differenti annunciazioni, mostra il duplice movimento dell’entrare della Parola in Maria (“il Verbo si fece carne”) e di Maria nella Parola (“avvenga per me secondo la tua parola”). Nella nostra icona, il rotolo scende dall’Alto, o dalla mano di Dio. La mano dell’angelo indica l’Alto da cui viene la Parola. Le mani di Maria indicano la posizione di chi suona un’arpa; il suo orecchio, vicino al rotolo, lo ascolta, mentre come un tappeto di luce scende dall’alto, le entra nel corpo e si fa sentiero» (mons. Cacucci).

Così vogliamo vivere questo tempo iniziale del nuovo anno, lasciandoci, come dice papa Francesco, impressionare dalla «forza del “sì” di Maria, giovane. La forza di quell’“avvenga per me” che disse all’angelo. È stata una cosa diversa da un’accettazione passiva o rassegnata. È stato qualcosa di diverso da un “sì” come a dire: “Bene, proviamo a vedere che succede”. Maria non conosceva questa espressione: vediamo cosa succede. Era decisa, ha capito di cosa si trattava e ha detto “sì”, senza giri di parole. È stato qualcosa di più, qualcosa di diverso. È stato il “sì” di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa» (Christus vivit, 44).

Nello stesso tempo vogliamo metterci in ascolto delle domande, dei dubbi, delle ricerche, dei sogni dei nostri giovani, dei loro desideri e della promessa che pur abita il loro cuore. Nella novena in preparazione alla solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, quest’anno, giorno dopo giorno, risuoneranno insieme alla Parola di Dio le parole di alcuni giovani della nostra Chiesa diocesana. Con loro e per loro vogliamo pregare, affinché ciò che è accaduto a Maria possa accadere anche a ciascuno di loro e a tutti noi.

Sia lei a guidarci ancora una volta in questo anno, lei “Odegitria” ci indichi la Via, ci apra ad accogliere la novità di Dio sulla nostra Chiesa e nelle nostre vite. E che le nostre comunità cristiane siano sempre più disponibili all’ascolto e aperte all’accoglienza di tutti perché in ognuno il Padre rivela la sua presenza e opera le sue meraviglie.

Le celebrazioni liturgiche, in particolare quelle eucaristiche, siano il luogo dove l’intera comunità, fatta di adulti, giovani e ragazzi, possa fare esperienza di quello “sguardo” che vede, ascolta, tocca e sana il dolore, il lamento, colma la speranza, l’attesa dell’uomo, purifica il suo peccato, esalta e rende piena la sua gioia. Il rito, fatto di parole e silenzio, canto e musica, spazio e tempo, luce e tenebra, profumi e colori, sapori e gesti, diventi sempre più capace di esprimere anche l’umano possibile portato alla sua originaria bellezza e, di più ancora, anticipi la bellezza escatologica divina del Regno del Padre. L’impegno pastorale, comune e condiviso nel cammino ecclesiale, possa favorire nelle nostre comunità non semplicemente liturgie più belle e programmi pastorali più originali, ma l’esperienza del mistero pasquale di Cristo, passaggio dalla dispersione alla comunione, dalla morte di ogni individualismo alla vita nuova dei figli di Dio. Questa vita filiale, attinta al pozzo della liturgia e nutrita dallo Spirito Santo, Signore della Comunione, sostenga il nostro annuncio missionario e risplenda nella testimonianza della nostra vita. A tutti e a ciascuno buon cammino. 

 

sac. Mario Castellano

Direttore degli Uffici Liturgico e Pastorale

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