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«Il Signore mi chiama sul monte». In 100mila all'ultimo Angelus

L'abbraccio della folla in piazza San Pietro. "Servirò la Chiesa con lo stesso amore con cui l'ho fatto fino a ora, ma in modo più adatto alla mia età". E poi: "Vi ringrazio per l'affetto in questo momento particolare"

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Oggi "il Signore mi chiama a 'salire sul monte', a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione". Questo però "non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze". All'ultimo Angelus prima della sua rinuncia, annunciata per il prossmo 28 febbraio, Benedetto XVI ha ribadito così il perchè della sua decisione. E nei saluti finali, di fronte alle oltre 100mila persone che riempivano piazza San Pietro in quasi a metà di via della Conciliazione,  ha aggiunto: "Vi ringrazio per l’affetto e la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa". Continuamente interrotto dagli applausi della folla, Papa Ratzinger ha preso spunto per il suo congedo dal racconto della Trasfigurazione, con la quale "Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione offre ai discepoli un anticipo della sua gloria".

"Meditando questo brano del Vangelo - ha spiegato - possiamo trarne un insegnamento molto importante", a partire dal "il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale". Inoltre, ha aggiunto, "la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione".​

 

 
Salvatore Mazza
 
© Avvenire, 24 febbraio 2013
 
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