Ascolto, umiltà, prossimità e cuore. Io, giornalista, e le parole del Papa
Nel messaggio per la 50esima Giornata del prossimo maggio metterei in evidenza alcune parole-chiave. Oltre al titolo che riporta «Comunicazione, misericordia e incontro», fondamentali per un approccio umano nel modo di fare informazione, citerei anche «ponti, coraggio, ascolto, stile, prossimità e cuore». Tutte caratteristiche indispensabili se si vuole uscire «dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette che conducono a esprimersi con messaggi di odio».
«Creare ponti – dice il Papa –. Favorire l’incontro e l’inclusione». Essere "per" e non "contro". Parlare in positivo, evitare il sensazionalismo tanto per sbalordire. Per adottare questi atteggiamenti ci vuole coraggio. Non è per nulla facile andare controcorrente. Eppure si può e si deve fare. Anzi, vogliamo farlo, con un’audacia positiva, come chiede Francesco. È il coraggio dei miti, di coloro che non hanno bisogno di urlare, ma che agiscono con forza per la bontà delle proprie ragioni.
L’azione più importante e anche più difficile da incarnare a cui richiama papa Francesco è quella dell’ascolto. Per chi è abituato a parlare non è scontato saper ascoltare. Invece è necessario. Direi indispensabile, per non rischiare di essere semplici e stonati amplificatori di se stessi. Solo chi ascolta sa comunicare la bellezza di un incontro. All’ascolto abbinerei l’umiltà di chi ha sempre qualcosa di nuovo da scoprire e da imparare. Umiltà che si fa stupore davanti alle meraviglie che accadono sotto i nostri occhi e che rischiamo di non scorgere per la fretta e anche per la presunzione.
E poi stile, prossimità e cuore. Per un’informazione a servizio delle nostre comunità occorre prima di tutto il rispetto. Con le parole trattiamo le persone. E le parole possono essere come pietre, se non peggio. Invece – dice il Papa – si afferma la verità con amore. «Solo parole pronunciate con amore toccano i cuori di noi peccatori». Il cuore del mendicante, quello di chi vive accanto a noi e ci è prossimo. Quello che attende un gesto, un movimento, una parola di incoraggiamento. Come l’abbraccio del padre misericordioso che attende il figlio sulla porta di casa.
I mass media sono piazze. E le piazze sono luoghi di incontro. Lì si intercetta il vicino. Lì ci si prende cura di qualcuno, ci si conforta, si guarisce, si accompagna e si fa festa. È la comunicazione vissuta come condivisione, vicinanza, accoglienza. «È il potere della misericordia», dice papa Bergoglio. È un potere rivoluzionario, in grado di capovolgere le gerarchie, anche nelle nostre comunità locali. «Chi vuole essere primo sia il servitore di tutti», narra il Vangelo. Non contano i mezzi a disposizione. Conta il cuore di chi comunica. E un cuore grato e riconoscente sarà sempre capace di custodire, più della propria, la parola altrui. Per un’autentica comunicazione che conduce a un «incontro fecondo» tra le persone.
Francesco Zanotti
Presidente della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc)
© Avvenire, 26 gennaio 2016