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Belgio: aumenta la partecipazione alla messa e ai sacramenti, segno di fede consapevole

Nel 2024 in Belgio aumentano le presenze alla messa e le richieste dei sacramenti. Dati e testimonianze rivelano un passaggio da una fede per tradizione a una scelta personale e consapevole, capace di generare cammini autentici e nuove opportunità pastorali

Non è più una questione di consuetudine, ma di convinzione. In Belgio, sempre più persone chiedono i sacramenti non perché “si è sempre fatto così”, ma perché desiderano davvero farlo. In un tempo in cui la fede sembra spesso confinata ai margini, cresce invece il numero di chi sceglie liberamente di partecipare alla messa e intraprendere un cammino di fede. È quanto emerge dai dati 2024 diffusi in anticipo dalla Conferenza episcopale belga: 173.335 fedeli hanno preso parte all’Eucaristia della terza domenica di ottobre, con un aumento del 3,6% rispetto all’anno precedente. Un dato che, pur segnando una crescita, resta contenuto: meno del 1,5% della popolazione belga ha partecipato alla messa in quella domenica ordinaria, confermando che la ripresa si muove ancora all’interno di numeri relativamente ridotti. La crescita contenuta, ma significativa, riguarda soprattutto i contesti urbani, dove comunità vive e inclusive esercitano un richiamo forte, anche tra chi da tempo non si avvicinava più alla pratica religiosa. Le celebrazioni natalizie restano stabili, con oltre 408mila presenze, confermando il legame affettivo e identitario di molte famiglie con i momenti liturgici più significativi.

Sacramenti: una scelta che interpella

I sacramenti riflettono la stessa dinamica: meno automatismi, più scelte consapevoli. Le parrocchie belghe hanno celebrato 29.769 battesimi, 30.523 prime comunioni, 27.458 cresime e 4.896 matrimoni religiosi. Di particolare rilievo sono i sacramenti ricevuti in età adulta: 362 battesimi e 171 confermazioni hanno riguardato giovani e adulti, spesso coinvolti in percorsi di accompagnamento personalizzato.

“Assistiamo a una transizione da un cristianesimo culturale a uno di convinzione”, osserva Bart Willemen, segretario della Commissione interdiocesana per la catechesi.

“I candidati prendono sempre più coscienza della necessità di ricevere i sacramenti per scelta personale piuttosto che per abitudine o tradizione familiare”, aggiunge Willemen. In alcune situazioni, il discernimento porta anche a un ripensamento, ma più spesso stimola un confronto sincero con la comunità, che accoglie e cammina insieme. L’aumento delle richieste da parte di adolescenti oltre i 14 anni conferma una dinamica che interroga: la fede non è esclusa dalle nuove generazioni, ma richiede spazi reali di ascolto e autenticità.

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La fede vissuta nei volti

A dare volto a questa evoluzione sono le storie di chi sceglie la fede come luogo di senso. Johnatan, 25 anni, di Tournai, racconta: “Condividere, amare, servire: sono queste le ragioni che mi portano a messa. È lì che trovo forza e coerenza per vivere il Vangelo nel quotidiano. Mi sento parte di una comunità che cammina con me”.

“Oggi la messa è amicizia, preghiera, silenzio, ascolto. È diventata la mia seconda famiglia”, racconta Léa, 24 anni, cresciuta in una famiglia non credente.

Le loro parole raccontano un’appartenenza concreta, non ideale: un’esperienza radicata nella vita, nel servizio, nella relazione. In una società che spesso fatica a offrire punti di riferimento, la comunità ecclesiale può ancora rappresentare un luogo dove la fede si incarna nel quotidiano. Non si tratta solo di numeri, ma di percorsi reali, in cui la liturgia, i sacramenti e la fraternità diventano linguaggi di una Chiesa che ascolta, accompagna, accoglie. Un cambiamento silenzioso ma profondo, che restituisce al Vangelo la sua forza generativa.

Riccardo Benotti

© www.agensir.it, mercoledì 28 maggio 2025

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