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«Credenti e non credenti lavorino insieme per un mondo migliore»

Francesco conclude il suo viaggio nei Baltici a Tallinn, un lungo e appassionato messaggio all'intera Europa. L'Estonia, Paese a maggioranza atea, si sente interpellata dalle parole di Bergoglio sull'ambiente e sui poveri. A tutti il Pontefice chiede di avere memoria del passato per lavorare insieme per un futuro in cui tutti abbiano cittadinanza. I discorsi di questi giorni hanno composto un lungo e appassionato messaggio all'intera Europa

rts22qeu_2471661.jpgUn Paese a maggioranza ateo, ma che guarda alla Chiesa cattolica con gratitudine e speranza. Papa Francesco arriva in Estonia, che oggi ha soltanto cinquemila cattolici, e riceve le parole della presidente Kersti Kaljulaid che dà atto alla Santa sede di aver rafforzato la resistenza estone non riconoscendo mai la dominazione sovietica. «Durante l’epoca sovietica, avete mantenuto l’Amministrazione Apostolica dell’Estonia vacante per ragioni politiche – sedisvacantia rerum politicarum causa. Con la sua autorità morale e politica, la Santa Sede è stata una fonte di potere spirituale per le nazioni europee tenute ostaggio del comunismo. Ha dato loro ispirazione, affinché potessero reimpadronirsi della loro libertà, e ha richiamato le parole dell’Apostolo Paolo ai Romani: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”», dice la presidente.

Citando l’impegno per l’ambiente e per i poveri, Kersti Kaljulaid richiama le parole di Bergoglio della Laudato si’ e i suoi tanti richiami all’accoglienza: «Nascondersi dinanzi ai problemi del mondo non rende nessuno più forte o più felice, perché dietro le porte chiuse può crescere solo la paura, mai un futuro creativo e sicuro. È una responsabilità condivisa da ciascuno di noi quella di trovare delle soluzioni ai problemi del mondo, siano essi le sofferenze delle persone che scappano dalle atrocità e dalla guerra, i cambiamenti climatici e i problemi migratori, o ancora la povertà.

In un periodo di rapidi mutamenti e di sviluppo economico, i più vulnerabili tra di noi non devono essere messi da parte: i poveri, le persone con disabilità, i più giovani e i più vecchi. Dobbiamo ricordare che il successo economico ci obbliga a tenere in conto l’altro e a prendersene cura. Per riprendere un’idea a cui voi avete dato voce, un popolo che non si prende cura dei bambini e degli anziani è un popolo senza speranza».

Il Papa ascolta e invita tutti, credenti e non credenti, all’impegno perché il grande benessere raggiunto dall’Estonia non chiuda i cuori e non alzi muri. «Considerando il vostro passato e il vostro presente, troviamo motivi per guardare al futuro con speranza di fronte alle nuove sfide che vi si presentano. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone tuttavia, occorre sempre ricordare che il benessere non è sempre sinonimo di vivere bene. Uno dei fenomeni che possiamo osservare nelle nostre società tecnocratiche è la perdita del senso della vita, della gioia di vivere e, quindi, uno spegnersi lento e silenzioso della capacità di meraviglia, che spesso immerge la gente in una fatica esistenziale. La consapevolezza di appartenere e di lottare per gli altri, di essere radicati in un popolo, in una cultura, in una famiglia può andare perduta a poco a poco privando, soprattutto i più giovani, di radici a partire dalle quali costruire il proprio presente e il proprio futuro, perché li si priva della capacità di sognare, di rischiare, di creare».

Lo stesso messaggio che lascia ai giovani nell’incontro ecumenico che si svolge nella chiesa luterana di Kaarli. A loro chiede di «vederci come pellegrini che fanno il cammino insieme». Solo così «impareremo ad aprire il cuore con fiducia al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, guardando solo a ciò che realmente cerchiamo: la pace davanti al volto dell’unico Dio. E siccome la pace è artigianale, aver fiducia negli altri è pure qualcosa di artigianale, ed è fonte di felicità».

© www.famigliacristiana.it, martedì 25 settembre 2018

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