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Domenica 7 febbraio. La giornata per la vita: «Aperti alla vita oltre gli ostacoli»

Delpini al Cav Mangiagalli di Milano: superare mentalità abortista e paura della responsabilità Iniziative in tutta Italia secondo le indicazioni del messaggio dei vescovi italiani, "Libertà e vita"

«La Giornata per la vita 2021 vuol essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di una suo esercizio a servizio della vita». È uno stralcio del messaggio dei vescovi italiani diffuso in occasione della Giornata per la Vita che si celebra oggi in tutte le comunità e a cui è dedicato lo speciale del nostro mensile Noi famiglia & vita diffuso la scorsa settimana nelle edicole e agli abbonati.
Libertà e verità. Amore e responsabilità. Sono i quattro pilastri che reggono l’impianto concettuale su cui è edificato il messaggio. Valori che paiono eterni, indiscutibili. La vita nasce dall’amore responsabile con un atto di libertà che richiama la verità della natura e della volontà divina. Eppure, in ogni epoca, e soprattutto in tempi di rapidi mutamenti, di sorprendenti frenate e di disorientanti fughe in avanti come quelli che stiamo vivendo, si avverte la necessità di ripetere, attualizzare, tornare a spiegare cioè che sembrerebbe fin troppo evidente.
Anche per valori limpidi come quelli ricordati dai vescovi, è stato possibile negli ultimi decenni inserire variabili ad alto rischio, chiusure semantiche che hanno limitato – e in altre occasioni dilato – il significato originale di queste parole. Così libertà e verità sono diventate prigioniere del soggettivismo dominante, secondo cui nulla può essere considerato più libero e intangibile dell’autodeterminazione. E dove non è arrivato il soggettivismo, lettura deteriore del libero arbitrio, è arrivata l’influenza dei grandi poteri politici, economici, sociali, capaci di orientare e decostruire il comune modo di pensare per introdurre logiche dettate da altri interessi e da altri obiettivi.

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«Celebriamo questa Giornata per dire il nostro impegno a contrastare gli ostacoli, gli impedimenti, le avversità che rendono difficile vivere e generare vita: le condizioni sociali, la mentalità abortista, la paura delle responsabilità, l’insofferenza di fronte alla fatica di vivere e di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto». È un passo del messaggio che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha affidato agli operatori, ai volontari, alle mamme del Centro di aiuto alla vita «Mangiagalli». L’occasione: la visita del presule, ieri, al Cav fondato nel 1984 da Paola Chiara Marozzi Bonzi. Il primo aperto in un ospedale: la clinica «Luigi Mangiagalli», che è unità operativa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale al Policlinico di Milano.

In 36 anni di attività – che nemmeno la pandemia ha fermato – il Cav Mangiagalli ha aiutato a nascere 23.735 bambini, dando ascolto e aiuto ai loro genitori. «I bambini sono la nostra gioia, ma anche la gioia per il mondo intero, perché quando un bambino non nasce, questo bambino mancherà a tutti noi», disse Paola Bonzi, morta nel 2019. Questa frase ora è riportata sulla targa – scoperta ieri pomeriggio dal presidente del Policlinico, Marco Giachetti, alla presenza di Delpini, del marito di Paola, Luigi Bonzi, della direttrice e del segretario del Cav, Soemia Sibillo e Francesco Migliarese – dedicata alla memoria della fondatrice e che verrà collocata al terzo piano della clinica, dove ha "casa" il Cav. Ma c’è un’altra casa in gestazione. Entro la fine del 2021 – all’ombra della Basilica di Sant’Ambrogio, in collaborazione con la parrocchia guidata dall’abate Carlo Faccendini – il Cav Mangiagalli intende aprire una casa d’accoglienza per mamme in particolare difficoltà economica e sociale. Un’opera che Delpini ha chiamato tutti a sostenere, in occasione di questa 43ª Giornata per la vita.

Una giornata che celebriamo «per cantare la nostra gioia di essere vivi, la nostra gratitudine per essere stati generati, il nostro stupore per ogni annunciazione che svela il significato della vita. Per questo rendiamo grazie a Dio e ai nostri genitori», si legge nel messaggio del presule. Ma la celebriamo anche «per invocare la libertà di vivere, la libertà di generare vita per gli uomini e le donne che si amano. Per questo siamo seminatori di fiducia con il nostro sorriso». Una giornata per rilanciare l’impegno a «contrastare gli ostacoli» che «rendono difficile vivere e generare vita»: e per questo «ci dedichiamo, là dove possiamo, all’impresa di aggiustare il mondo: tocca a noi tutti insieme!» scrive l’arcivescovo richiamando il titolo del suo ultimo Discorso alla città per la festa del patrono Ambrogio. Ancora: «celebriamo questa Giornata per far pervenire un messaggio di gratitudine alle mamme e ai papà che offrono alla loro famiglia e alla nostra società un futuro, con la loro gioia, con la loro generosità e perciò affrontano di buon animo anche prove e tribolazioni», conclude il messaggio. E sono parole condivise con le mamme aiutate dal Cav che, nel corso della visita, hanno potuto dialogare con l’arcivescovo.

La Giornata per la vita, dunque, «sia una sveglia per chi dorme, per chi è rassegnato, e per le istituzioni», aveva auspicato Delpini al termine della Messa nella cappella della clinica che ha aperto la visita. «Mi piacerebbe che il tema della vita non restasse sottotraccia nella sensibilità comune. Questa città e questa regione hanno bisogno di qualche segno». E c’è bisogno di «alleanze», per «non lasciare nessuno da solo».

Lorenzo Rosoli

© Avvenire, sabato 6 febbraio 2021

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