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Fare il meglio nell’ambito del possibile

Si fa fatica a passare dal tormento o dalla critica all’azione, alla programmazione, all’impegno. Eppure bisogna passare da uno stile di “ordinaria amministrazione”, adagiata nella ripetizione di gesti, ad uno stile di “sperimentazione e di innovazione”: sono forse l’attesa e la segreta tensione presenti in tanti di noi.

49673_elezioni-comunali-milano-2011.jpgForse non è facile vivere l’impegno elettorale come qualcosa che inorgoglisca il nostro essere cittadini, fieri di poter esercitare il diritto di voto. A pensare questo mi inducono diversi motivi, primo fra tutti l’assenteismo di votanti  nelle ultime tornate elettorali: è un fatto evidente e diffuso, anche se non giustificabile. Non pretendo di analizzare le cause di questo fenomeno, anche perché riguardano la sfera personale di ciascuno. Ma al dire di alcuni, i fenomeni di malcostume e i numerosi episodi di corruzione e collusione che investono anche i rappresentanti delle Istituzioni motivano l’allontanamento dalle vicende della vita pubblica ed il senso di rassegnazione. Lo stesso cambiamento istituzionale che stabilisce l’elezione diretta del sindaco, del presidente delle province e delle regioni, non ha prodotto quei benefici che si attendevano da questa forma di democrazia più diretta nella gestione del territorio; né sembrano avviati a giusta soluzione i tanti problemi che preoccupano la vita dei singoli e della comunità.

Che fare? Cedere allo scoraggiamento? Dimenticare che uno dei capisaldi della democrazia è la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità per realizzare insieme il bene comune, finalità vera dell’azione politica? Sono convinto del contrario. Per questo ho scelto il titolo “Fare il meglio nell’ambito del possibile”, principio formulato dal filosofo Franz Brentano: farci carico di ciò che è bene nella situazione presente, senza rinunciare alla individuazione di ulteriori impegni e sviluppi.

Ciò può essere più difficoltoso per alcuni, meno per altri. Ma è quanto si richiede ad ognuno di noi, cittadini di due città, della città terrena e della città celeste. Ce lo ricorda anche il Concilio Vaticano II nella costituzione “La Chiesa nel mondo contemporaneo”, quando afferma che “i cristiani sono cittadini dell’una (Chiesa) e dell’altra (società umana) città e devono sforzarsi di compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo….Sbagliano coloro che non compiono i loro doveri terreni, secondo la vocazione di ciascuno”. Ovviamente chi non crede motiverà diversamente il proprio impegno di cittadino, non sfuggendo ai propri doveri, anche perché sono convinto che non si può costruire il cristiano senza costruire l’uomo.

Mi piace motivare il nostro impegno politico, ricordando qualcosa, anche se convinto che sono le motivazioni personali a guidare le nostre scelte. Insieme viviamo la nostra partecipazione anche a questo turno elettorale nel rispetto della dignità di ogni persona, cittadino di un territorio in cui si condividono la vita di ogni giorno, le esperienze, i saperi tradizionali, la spiritualità, la ricchezza delle diversità non trasformando queste in motivi di conflitto e di insanabili faziosità. Osiamo cammini di dialogo, di riconciliazione, di creatività messa a servizio del bene comune, di rinuncia alla logica del più forte, di proposte di mediazione e mai di compromessi, quasi oggetto di scambio come in un mercato: l’enfasi sui diritti si dissolve, se si elencano le nostre mancanze per le quali si inventano attenuanti e giustificazioni.                                                                                                  

Sorregga il nostro coraggio a cambiare l’esempio di tanti. Mi piace citare quello che fece san Francesco di Assisi, un santo che tutti ammiriamo. In Puglia, ardente di zelo e deciso di andare a predicare nella Terra Santa, ascoltò una voce che gli diceva: “Ritorna alla tua città e là ti sarà detto cosa fare”. Il Santo fece ritorno ad Assisi e tutti sappiamo quanto e come operò per la sua terra. Amiamo la nostra città, anche in questa circostanza.

 

sac. Giacinto Ardito
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