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Il Papa: essere sordi a Dio e agli altri non è da cristiani, il Vangelo chiede cuori aperti

La catechesi all'udienza generale di oggi conclude il ciclo di riflessioni sulla passione per l'evangelizzazione. Commentando il miracolo di Gesù che ridona parola e udito a un sordomuto, Francesco afferma che la parola "apriti" rivolta a quell'uomo viene ripetuta da Cristo a ogni credente: "Chiediamoci, vogliamo essere testimoni o ci accontentiamo di essere discepoli?"

"La passione per l’annuncio del Vangelo riguarda ogni cristiano": è il messaggio centrale della catechesi di Papa Francesco all'udienza generale di questo mercoledì nell'Aula Paolo VI che conclude la lunga serie di riflessioni sulla passione per l'evangelizzazione o zelo apostolico. Il brano del Vangelo appena ascoltato racconta di Gesù che sana un sordomuto pronunciando su di lui la parola "effatà". Il miracolo avviene in un territorio abitato prevalentemente da pagani. 

“Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: "Effatà", cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.”

Il Vangelo ha bisogno di ciascuno di noi

Il Papa ricorda che nella Bibbia mutismo e sordità indicano la "chiusura ai richiami di Dio", che c’è una sordità fisica, ma che "nella Bibbia quello che è sordo alla Parola di Dio è muto, perché non parla la Parola di Dio". L'invito del Maestro ad aprirsi è rivolto ai suoi discepoli in aramaico, ma lo ripete ai discepoli di ogni tempo, e anche a ciascuno di noi "che abbiamo ricevuto l'effatà dello Spirito nel Battesimo". Il Papa prosegue: 

“Apriti”, dice Gesù a ogni credente e alla sua Chiesa: apriti perché il messaggio del Vangelo ha bisogno di te per essere testimoniato e annunciato! E questo ci fa pensare anche all’atteggiamento di un cristiano: il cristiano dev’essere aperto alla Parola di Dio e al servizio degli altri. I cristiani chiusi finiscono male, sempre, perché non sono cristiani, sono ideologi, ideologi della chiusura. Un cristiano dev’essere aperto: nell’annuncio della Parola, nell’accoglienza dei fratelli e delle sorelle. E per questo, questo effatà, questo “apriti”, di aprirsi, è un invito a tutti noi.

Amiamo davvero il Signore tanto da volerlo annunciare?

Il Papa ricorda che Gesù, alla fine dei Vangeli, consegna a noi "il suo desiderio missionario: andate oltre, andate a pascere, andate a predicare il Vangelo". E conclude la sua riflessione invitando tutti a sentirsi chiamati alla testimonianza e all'annuncio del Vangelo e ad interrogarsi sulla propria disponibilità a farlo.

Anche noi interroghiamoci, ognuno di noi faccia questa domanda a sé stesso, interroghiamoci: amo davvero il Signore, al punto da volerlo annunciare? Voglio diventare suo testimone o mi accontento di essere suo discepolo? Prendo a cuore le persone che incontro, le porto a Gesù nella preghiera? Desidero fare qualcosa perché la gioia del Vangelo, che ha trasformato la mia vita, renda più bella anche la loro?

Adriana Masotti - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, mercoledì 13 dicembre 2023

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