Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Il vergognoso silenzio dei politici cattolici

Nello schieramento di centro destra nessun esponente proveniente dal mondo cattolico sente il dovere di difendere papa Francesco dalle critiche dell'onorevole Cicchitto e di altri che come lui hanno "bacchettato" il Pontefice per la sua visita e le sue parole a Lampedusa. Più del dramma degli immigrati contano gli equilibri interni.

L’onorevole Cicchitto, trombettiere del pensiero berlusconiano, ha perso un’altra buona occasione per tacere e ha bacchettato il Papa, dopo la sua visita e le sue parole a Lampedusa, di fronte al dramma di ventimila immigrati annegati nel Mare nostrum, un tempo culla delle civiltà e delle tre grandi religioni monoteiste, diventato ora la tomba della civiltà, un cimitero a cielo aperto di tanti poveri cristi, la cui unica colpa è d’essere nati sulla sponda “sbagliata” del Mediterraneo.

A dargli manforte in questa presuntuosa lezioncina a papa Francesco non potevano mancare i soliti corifei Maurizio Gasparri (che, a forza di dover sempre dichiarare per apparire, non sa più quel che dice), e l’amazzone Daniela Santanché che, col suo accanito zelo a difesa del capo, spera di guadagnarsi qualche grado in più nel partito o qualche posizione rilevante nell’aula parlamentare. Stendiamo un pietoso velo, invece, sugli incivili rigurgiti razzisti del pasdaran della Lega Erminio Boso che dice di “essere contento se affonda un barcone di immigrati” e chiede al Papa “soldi e terreni per mettere dentro gli extracomunitari che arrivano”. Lui e suoi soci ci hanno già fatto vergognare abbastanza, in questi anni, con politiche xenofobe di bassissima lega.

Ma quel che più preoccupa, a testimonianza della loro insignificanza e sudditanza, è il silenzio dei politici cattolici della destra (dove sono i vari Lupi, Mauro, Gelmini, Formigoni?...), così solerti nel correre in soccorso del loro leader-padrone Berlusconi, ma in vergognoso e imbarazzante silenzio di fronte agli attacchi della destra a papa Francesco. Evidentemente, la disciplina di partito e l’attaccamento alle poltrone del potere valgono più  del Vangelo e delle parole di verità e di amore verso i poveri e gli ultimi. Eppure, per chi crede, il giudizio del Signore verterà non sulle ripetute e ostentate affermazioni della propria identità cattolica, ma su atti ben concreti: “avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero carcerato e siete venuti a trovarmi… ero forestiero e mi avete accolto”. Leggere per credere: basta aprire il Vangelo di Matteo al capitolo 25.

don Antonio Sciortino

© Famiglia Cristiana, 10 luglio 2013

Prossimi eventi