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La domenica delle Palme. Papa: non siamo soli nella pandemia, Cristo ci dà forza

Nell'omelia della Messa nella Basilica di San Pietro deserta, rilanciata da tivù e web, l'invito a servire i fratelli come il Signore ha servito noi. Ai giovani: guardate gli eroi veri

Non siamo soli nel dramma della pandemia. "Oggi di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: 'Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene'". E così anche noi possiamo e dobbiamo sostenere gli altri. "Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare". "La vita non serve se non si serve". C'è un appello anche per i giovani: "Guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce".

IL TESTO INTEGRALE

Sono alcuni dei passaggi più significativi dell'omelia della Messa delle Palme, celebrata dal Papa all'altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro. Uno scenario inconsueto rispetto alla gioiosa atmosfera degli anni passati. Assenti fisicamente i fedeli, ridotti all'essenziale i collaboratori liturgici del Pontefice, un semplice addobbo di palme e di ulivi a scandire lo spazio tra l’altare della Confessione (dove avviene il rito della commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme) e l’altare della Cattedra dove si svolge la Messa. Poco di più di 30-40 metri. Francesco dapprima asperge con l’acqua benedetta le piante, poi, con in mano un ramo di palma, ascolta la proclamazione del Vangelo di Matteo in cui si fa memoria dell’ingresso del Signore nella città santa. Quindi si incammina verso l’altare della Cattedra. Dietro l’altare c’è il Crocifisso miracoloso di san Marcello al Corso, a fianco della sede papale l’icona della Salus Populi Romani.

Ma nonostante lo scenario inconsueto, le parole di Francesco volano in tutto il mondo in tempo reale attraverso le televisioni e i siti internet e lasciano il segno come sempre. Segno di speranza e di coraggio. Perché c'è Cristo al fianco dell'umanità sofferente. Un Cristo fattosi servo per amore, fino alla più infamante delle morti, la croce. E perciò vittorioso sul male e sulla stessa morte, sottolinea papa Bergoglio. Un Cristo che mostra a ogni uomo la via della salvezza, anche in un momento difficile come quello che il mondo sta attraversando.

"Che cosa possiamo fare dinanzi a Dio che ci ha serviti fino a provare il tradimento e l’abbandono? - chiede infatti il Pontefice - Possiamo non tradire quello per cui siamo stati creati, non abbandonare ciò che conta. Siamo al mondo per amare Lui e gli altri. Il resto passa, questo rimane. Il dramma che stiamo attraversando ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore. Allora, in questi giorni santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo la grazia di vivere per servire".

Il Papa si rivolge in particolare ai giovani. La Domenica delle Palme è infatti, fin dal 1986 (su iniziativa di san Giovanni Paolo II) la Giornata mondiale della Gioventù, che quest'anno si celebra su base diocesana. “Guardate ai veri eroi, che in questi giorni vengono alla luce: non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri. Sentitevi chiamati a mettere in gioco la vita. Non abbiate paura di spenderla per Dio e per gli altri, ci guadagnerete! Perché la vita è un dono che si riceve donandosi. E perché la gioia più grande è dire sì all’amore, senza se e senza ma. Come Gesù per noi”.

Prendendo spunto dal racconto evangelico della Passione, Francesco ha parlato anche del tradimento e dell’abbandono sofferti da Gesù. Egli “ha subito il tradimento del discepolo che l’ha venduto e del discepolo che l’ha rinnegato. È stato tradito dalla gente che lo osannava e poi ha gridato: «Sia crocifisso!» (Mt 27,22). È stato tradito dall’istituzione religiosa che l’ha condannato ingiustamente e dall’istituzione politica che si è lavata le mani”. Quindi ha esortato: “Guardiamoci dentro. Se siamo sinceri con noi stessi, vedremo le nostre infedeltà. Quante falsità, ipocrisie e doppiezze! Quante buone intenzioni tradite! Quante promesse non mantenute! Quanti propositi lasciati svanire! Il Signore conosce il nostro cuore meglio di noi, sa quanto siamo deboli e incostanti, quante volte cadiamo, quanta fatica facciamo a rialzarci e quant’è difficile guarire certe ferite”.

Cristo “ci ha guariti – sottolinea Francesco - prendendo su di sé le nostre infedeltà, togliendoci i nostri tradimenti. Così che noi, anziché scoraggiarci per la paura di non farcela, possiamo alzare lo sguardo verso il Crocifisso, ricevere il suo abbraccio e dire: ‘Ecco, la mia infedeltà è lì, l’hai presa Tu, Gesù. Mi apri le braccia, mi servi col tuo amore, continui a sostenermi… Allora vado avanti!’”.

"Gli siamo cari e gli siamo costati cari - ricorda il Pontefice -. Santa Angela da Foligno testimoniò di aver sentito da Gesù queste parole: 'Non ti ho amata per scherzo'".

E per quanto riguarda l’abbandono, Egli lo ha provato al massimo grado possibile, ha ricordato il Papa citando il suo grido sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. “Quando ci sentiamo con le spalle al muro, quando ci troviamo in un vicolo cieco, senza luce e via di uscita, quando sembra che perfino Dio non risponda, ci ricordiamo di non essere soli. Gesù ha provato l’abbandono totale, la situazione a Lui più estranea, per essere in tutto solidale con noi”. Perciò, papa Francesco conclude: “Il Padre, che ha sostenuto Gesù nella Passione, incoraggia anche noi nel servizio. Certo, amare, pregare, perdonare, prendersi cura degli altri, in famiglia come nella società, può costare. Può sembrare una via crucis. Ma la via del servizio è la via vincente, che ci ha salvati e che ci salva la vita”.

Nei banchi, davanti all'altare della Cattedra vi sono solo alcuni religiosi e e religiose ben distanziati. Anche il Coro della Cappella Sistina è in formazione ridotta. In prima fila, tra gli altri, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana.

L'Angelus

La celebrazione si è conclusa con la recita dell’Angelus. Francesco ha dedicato un pensiero a quanti vi hanno preso parte attraverso i mezzi di comunicazione sociale e di nuovo ai giovani che, ha detto, “vivono in maniera inedita, a livello diocesano, l’odierna Giornata Mondiale della Gioventù”. Il Papa ha anche ricordato che in questa Domenica delle Palme era previsto il passaggio della Croce dai giovani di Panamá a quelli di Lisbona. “Questo gesto così suggestivo – ha annunciato - è rinviato alla domenica di Cristo Re, il 22 novembre prossimo. In attesa di quel momento, esorto voi giovani a coltivare e testimoniare la speranza, la generosità, la solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno in questo tempo difficile”.

IL TESTO INTEGRALE

Domani, 6 aprile, ha poi aggiunto “ricorre la Giornata Mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite. In questo periodo, tante manifestazioni sono sospese, ma vengono fuori i frutti migliori dello sport: la resistenza, lo spirito di squadra, la fratellanza, il dare il meglio di sé... Dunque, rilanciamo lo sport per la pace e lo sviluppo”.

Infine il pensiero a quanti soffrono in questo periodo. “Carissimi, incamminiamoci con fede nella Settimana Santa, nella quale Gesù soffre, muore e risorge. Le persone e le famiglie che non potranno partecipare alle celebrazioni liturgiche sono invitate a raccogliersi in preghiera a casa, aiutate anche dai mezzi tecnologici. Stringiamoci spiritualmente ai malati, ai loro familiari e a quanti li curano con abnegazione; preghiamo per i defunti, nella luce della fede pasquale. Ciascuno è presente al nostro cuore, al nostro ricordo, alla nostra preghiera”. Da Maria, ha concluso, “impariamo il silenzio interiore, lo sguardo del cuore, la fede amorosa per seguire Gesù sulla via della croce, che conduce alla gloria della Risurrezione. Lei cammina con noi e sostiene la nostra speranza”.

Mimmo Muolo

© Avvenire, domenica 5 aprile 2020

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