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La preghiera eviti scorciatoie: no alle «tangenti» spirituali

Un'iniqua logica mondana (lasciare che accada qualcosa pur di avere un proprio tornaconto) rischia di contagiare anche il rapporto diretto con Dio che, invece, ha ammonito stamane il Papa, quando è corretto richiede «coraggio», «schiettezza» e «pazienza»

«Coraggio e pazienza»: la preghiera autentica non prevede sconti o scorciatoie, peggio ancora se inquinati da egoismi, ma dev'essere caratterizzata  dalla «libertà propria dei figli». Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata oggi a Santa Marta. Mosè – ha spiegato Francesco commentando il brano dell’Esodo sul vitello d’oro – non teme di dire la verità, non «entra in giochi di tangente», non cede davanti alla possibilità «di vendere la sua coscienza». «E questo piace a Dio», ha precisato il Papa, secondo quanto riferisce Vatican News: «Quando Dio vede un’anima, una persona che prega e prega e prega per qualcosa, lui si commuove».

«Nessuna tangente» spirituale, ha ripetutamente ammonito Jorge Mario Bergoglio. Il Papa ha fatto in primo luogo notare come Mosè sia rimasto colpito dalle «due proposte» di Dio: «Distruggerò il popolo: ma tu stai tranquillo. Di te, invece, farò una grande nazione». Una situazione per lui assolutamente particolare. A tale riguardo il Pontefice, per facilitare la comprensione, ha suggerito un esempio tratto dalla «vita quotidiana». Può infatti accadere che «a un dirigente, a una persona che ha responsabilità in un’impresa, in un governo, in una ditta», di fronte a una situazione negativa venga prospettata la punizione per molti, e che questo immaginario dirigente accetti in cambio di qualcosa per se stesso («Ma va bene: quanto è per me?»). È, ha spiegato il Papa, la «logica della tangente», lasciar fare qualcosa pur di avere un tornaconto.

Nel dialogo con Mosè, il Signore gli propone un’alternativa: «Lasciamo fare questo e a te pago con questo: ti farò capo di un grande popolo!». «Quasi un tangente!», ha esclamato Bergoglio,per sottolineare la presa di posizione spiazzante per Mosè che, però, ha avuto una reazione illuminata ed  illuminante. Quest’ultimo, infatti, ha evidenziato il Pontefice, «amava il Signore: dice la Bibbia che parlava faccia a faccia, come un uomo con il suo amico». E ha sottolineato quanto sia «bello sentire questo!» perché fa comprendere che egli «aveva libertà davanti al Signore».  

Questa è la preghiera di intercessione: una preghiera che argomenta, che ha il coraggio di dire in faccia al Signore, che è paziente. Ci vuole pazienza, nella preghiera di intercessione: noi non possiamo promettere a qualcuno di pregare per lui e poi finire la cosa con un Padre Nostro e un’Ave Maria e andarcene. No. Se tu dici di pregare per un altro, devi andare per questa strada. E ci vuole pazienza”. “Per la preghiera di intercessione – ha proseguito Francesco – ci vogliono due cose: coraggio, cioè parresia, coraggio, e pazienza. Se io voglio che il Signore ascolti qualcosa che gli chiedo, devo andare, e andare, e andare, bussare alla porta, e busso al cuore di Dio, e busso di qua… ma perché il mio cuore è coinvolto con quello! Ma se il mio cuore non si coinvolge con quel bisogno, con quella persona per la quale devo pregare, non sarà capace neppure del coraggio e della pazienza”.

“Che il Signore ci dia questa grazia”, ha concluso il Papa illustrando la “strada della preghiera di intercessione”: “La grazia di pregare davanti a Dio con libertà, come figli; di pregare con insistenza, di pregare con pazienza. Ma soprattutto, pregare sapendo che io parlo con mio Padre, e mio Padre mi ascolterà. Che il Signore ci aiuti a progredire in questa preghiera di intercessione”.

Alberto Chiara

© www.famigliacristiana.it, giovedì 15 marzo 2018

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