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La Settimana Santa: giovedì. Don Tonino Bello e la Chiesa del grembiule

La Messa “Nella Cena del Signore” ci ripropone il gesto umile della lavanda dei piedi, simbolo di una Chiesa che si fa servizio. Il commento di don Tonino Bello, la raffigurazione di Pietro Lorenzetti

Nella Messa “in Coena Domini” del Giovedì Santo che apre il Triduo Pasquale, il Vangelo (Giovanni 13, 1-15) descrive Gesù nell’umile gesto di lavare i piedi ai suoi discepoli. «(...) Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!” Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti” Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete puri”...».

Gli uni i piedi degli altri

Si tratta certamente di uno dei passi più noti del Vangelo. Nel segno di quella Chiesa del servizio, “del grembiule”, richiamata da tanti maestri dello spirito, e indicata come dovere d’amore da papa Francesco. Nello scritto “Gli uni i piedi degli altri” don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta cui il 20 aprile nel 25° della morte il Pontefice renderà omaggio, sottolinea: «(...) Brocca, catino e asciugatoio devono divenire arredi da risistemare al centro di ogni esperienza comunitaria. Con la speranza che non rimangano suppellettili semplicemente ornamentali. Che cosa significa tutto questo per noi? Che, ad esempio, un sacerdote difficilmente potrà essere portatore di annunci credibili se, nell’ambito del presbiterio, non è disposto a lavare i piedi di tutti gli altri, e a lasciarsi lavare i suoi da ognuno dei confratelli.... Non si tratta di essere mondi, cioè puri. Anche gli apostoli dell’ultima cena lo erano: “voi siete mondi” aveva detto Gesù. Il problema è essere servi. Perché gli uomini accettano il messaggio di Cristo, non tanto da chi ha sperimentato l’ascetica della purezza, quanto da chi ha vissuto le tribolazioni del servizio ....»).

Riccardo Maccioni

© Avvenire, giovedì 29 marzo 2018

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