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Le scomode domande. Missione: fessura sull'ingiusto mondo

In questo ultimo giorno d’ottobre 2018 dobbiamo chiederci da cristiani che senso ha avuto celebrare l’Ottobre missionario assieme e attorno a una Giornata mondiale dedicata alle Missioni...

In questo ultimo giorno d’ottobre 2018 dobbiamo chiederci da cristiani che senso ha avuto celebrare l’Ottobre missionario assieme e attorno a una Giornata mondiale dedicata alle Missioni. Dobbiamo chiederci che senso ha avuto celebrare coloro che a casa dei migranti ci sono andati quando sembra esserci una nazione, un continente, forse anche una parte della Chiesa che si sentono accerchiati da persone migranti che qui vorrebbero arrivare.

La maschera della propaganda, oggi così diffusa nella vecchia Europa, dileggia tutti coloro che parlano di un mondo che dovrebbe essere capito a partire dagli ultimi. Non sono pochi coloro che vorrebbero una Chiesa interessata solo alle anime e non ai corpi. Magari additando il Vangelo come fonte di un "buonismo" incapace di affrontare le radici dei problemi. Come se oggi parlare di accoglienza e di prossimità assomigli alla dannosa clemenza del dottore che si rifiuta di curare la piaga.

Chi siamo dunque noi che ci siamo seduti all’ombra delle capanne, che abbiamo mangiato il cibo di chi non aveva soldi, che abbiamo imparato una lingua, siamo stati accolti e abbiamo studiato una cultura e siamo stati per anni lì, insieme agli ultimi, aiutando, pregando, morendo in un terra diventata la nostra? Siamo davvero gli ingenui o piuttosto siamo gli unici ad aver visto il mondo dalla sola fessura che lo mostra davvero? Quella dei poveri.

E allora se i missionari potessero parlare come parlano oggi certe cancellerie, come articolano certi giornali e come annuisce, e magari grida sui social, certa gente, direbbero una cosa molto semplice: "Smettetela di fare i forti con i deboli e di essere deboli con i forti! Volete davvero dire la verità. Beh ditela tutta! Non si tratta di essere buoni e di ignorare la verità. È esattamente il contrario. Essere buoni e non nascondere la verità".

Se davvero si tratta di essere cattivisti e non più buonisti, i missionari dovranno ripetere al mondo che è troppo facile girare lo sguardo e ricacciare indietro persone che sono parte di popoli depredati dai Paesi più ricchi. Toccherà a loro, ai missionari, far conoscere le storie che qui pochi desiderano conoscere per mettere davanti alla realtà chi pensa che in mare "muore chi se l’è cercata". Saranno i missionari a dover ripetere che dal 1990 a oggi la lotta alla fame ha prodotto qualche piccolo risultato nel mondo, ma non in Africa e, in particolare, non nel Sahel.

E se proprio ognuno deve stare a casa sua, che anche europei, cinesi, turchi americani e tutti gli altri se ne vadano fuori dall’Africa dove da sempre fanno affari con ricchi tiranni che affamano la povera gente. Se c’è da essere risoluti e cattivi, facciamolo. Ma tutti insieme. Chiudiamo i porti, chiudiamo il Mediterraneo ma chiudiamo anche l’Africa allo sfruttamento. Il Vangelo non è buonista, il Vangelo è gentilezza contro il nemico ma è durezza contro l’ipocrisia che è l’unico nemico che il Vangelo ci impedisce di amare. Il mondo così come è funziona per chi è potente. Accodarsi a questa processione perché nati dalla parte fortunata non è una grande idea: è un pensare da furbi. Furbo non è stato padre Pierluigi Maccalli che questo mondo ha voluto vederlo sempre dal basso. E lì, ora, è ostaggio di un gruppo di terroristi, perché ha scelto di essere ostaggio dei poveri e del Vangelo.

Federico Tartaglia, già sacerdote fidei donum in Malawi

© Avvenire, mercoledì 31 ottobre 2018

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