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Le tradizioni si onorano solo agendo con coerenza

Un articolo di monsignor Giancarlo Maria Bregantini: «Difendere segni religiosi è pura ipocrisia se certi valori non vengono vissuti nella vita sociale»

«Non si può venerare i nostri simboli religiosi, senza essere coerenti. Per esempio, non si può invitare a fare il presepe e poi, come ha raccontato Avvenire, non accogliere negli Sprar una coppia vera di giovani sposi che hanno avuto un bimbo qualche mese fa e che ora sono per strada. Non si può venerare il crocifisso senza aver solidarietà con i crocifissi della storia. Questo è il nodo principale oggi che noi stiamo combattendo».

Sono le parole che ho usato nell’omelia per la Messa di inaugurazione dell’iniziativa “Misteri”, una delle principali attrazioni turistiche e religiose di Campobasso. Sono molto belle le nostre tradizioni religiose popolari, ma guai se ci accontentiamo solo di questa bellezza. Anzi, quello che viviamo in queste dimensioni religiose diventa ipocrisia se non c’è un raccordo con quello che si vive nella vita sociale. Si rischia di andare contro il mistero stesso che celebriamo. Così per il presepe e per il crocifisso. Non siamo certo contro chi fa il presepe o chi mette il croci­fisso, purché questo gesto sia coerente. Che facciano il presepe, ma non contro qualcuno. Che mettano il crocifi­sso, ma sapendo che questo non basta. Chi prepara il presepe e appende il croci­fisso sappia che mette il cuore dentro una linea di solidarietà. E che ci preoccupa, ci angoscia e ci fa soffrire sentir dire al ministro Salvini che tanti cattolici gli chiedono di andare avanti sulla sua linea. Sulla realtà dei migranti c’è un comando del Vangelo che dice “ero profugo e mi avete accolto” e c’è una Chiesa che ribadisce questo comando tramite il Papa. Allora che ci siano dei cattolici che “confortano” Salvini sulla sua linea è veramente perdente come cristiani.

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Di fronte a questo penso che dobbiamo fare tre cose. Primo: essere correttamente informati per non fare un minestrone tra Sprar, Cas, Cara. Dovrebbe essere impegno di tutti far capire di cosa si sta parlando. Seconda cosa: seguire le situazioni con nomi e cognomi, sapere le persone che ­ne faranno, essere capaci di capire che gli Sprar sono positivi anche se la legge li frena, che ci sono pratiche di ingresso, di mantenimento, di inculturazione. Non è possibile un’accoglienza senza intelligenza, senza acutezza, senza imparare l’italiano, senza avere un aiuto dello Stato. Non siamo mai stati per un’accoglienza a occhi chiusi, anzi abbiamo sempre detto che l’accoglienza va fatta con il cuore aperto, ma anche con la mente aperta. In­fine dobbiamo capire bene che la dimensione religiosa del problema è fondativa come cristiani. Quindi, come dicevo, presepe e crocifisso vanno coordinati con la vita, guai a staccare questa coerenza tra fede e vita. Questo dovrebbe essere l’impegno di chi fa il presepe.

Giancarlo Maria Bregantini

© www.famigliacristiana.it, giovedì 20 dicembre 2018

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