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Loseto, due capanne ed un cuore: esperienza similare di unità pastorale nella Diocesi di Bari-Bitonto

COP - LX Settimana Nazionale di Aggiornamento Pastorale: "Nuove forme di comunità cristiana: le relazioni pastorali tra clero, religiosi, laici e territorio". Como Capiago, 21-24 giugno 2010

Il contributo (testimonianza via web) di don Lino Modesto, parroco di Loseto, frazione di Bari, segna il passaggio di staffetta dalla 59a Settimana Nazionale di Aggiornamento Pastorale (tenutasi nella Diocesi di Bari - Bitonto) alla 60a di Como, evidenziando che la realtà delle unità pastorali o esperienze similari è presente anche al sud. Ha voluto che a scrivere questo articolo fossero alcuni laici, impegnati in un'esperienza atta a costruire relazioni pastorali ed un cammino di comunione.  L'intervento ben si colloca tra quelli presentati nella settimana, attivando la prassi della narrazione, della memoria e del cammino sinodale.

 

giorgio.jpgLoseto è un quartiere dell’estrema periferia di Bari- sud a circa 20 km dal mare. Il cuore del quartiere è il suo borgo antico, formatosi nella seconda metà del ‘700 con la costruzione della Chiesa dedicata a S. Giorgio Martire (1767), suo patrono, da una comunità che fondamentalmente agricola non dava altri spazi se non alle tradizioni religiose. Nella seconda metà del XIX secolo, comincia per Loseto, come per tanti paesi del profondo sud italiano, l’emigrazione verso il sogno americano: diviene così sempre più isolato e svuotato di tanti affetti. Verso la seconda metà degli anni ’70 Bari si espande e lentamente nasce il nuovo quartiere di Loseto, a ridosso del borgo antico. A dividere i due quartieri ci sono la strada provinciale e le profonde diversità di mentalità, ritmi e abitudini. Un profondo gap di vissuto. In comune, e per fortuna, la religione cattolica.

Il nuovo quartiere si stringe intorno all’unico centro di aggregazione, la nuova piccola comunità parrocchiale, guidata dal parroco don Vito Marotta, che trova una sua locazione sotto i porticati di alcuni palazzi. Nel 1996 don Vito prende in carico anche la parrocchia di San Giorgio Martire del borgo antico, a causa delle delicate condizioni di salute del parroco don Luigi Armagno.

Nel gennaio del 2000 il neo Arcivescovo di Bari-Bitonto, S.E. Mons.salvat.jpg Francesco Cacucci,  consacra nel nuovo quartiere un nuovo Tempio  e lo dedica al Salvatore. E' una stuttura moderna, architettonicamente definita "abside nella roccia", molto più grande perchè costruita in proporzione ai circa 5000 abitanti.

Questo è il punto di partenza. Di qui prende vita un nuovo obiettivo sociale: condividere un territorio. Di qui prende vita un nuovo obiettivo di fede: condividere un Cammino in Cristo.

All’inizio l’integrazione è stata fallimentare. Per il divario umano, per la prassi liturgica, per la diversa formazione. Difficilmente si riusciva a camminare insieme: ognuno voleva far valere il proprio punto di vista. Ma il cammino era iniziato e come un torrente  nascosto lavorava sulla roccia senza fermarsi,  benché le due comunità  per i primi anni abbiano continuato a vivere in modo distaccato.

Il primo seme di condivisione e unità nacque dalla volontà di don Vito, insieme al giovanissimo vice parroco don Domenico Pietanza, di formare un unico centro per l'iniziazione cristiana ed un unico oratorio per i giovani e giovanissimi.

Nel 2008 subentra a guida delle due comunità parrocchiali il nuovo parroco don Lino Modesto, che subito si rende conto della complessità delle dinamiche comunitarie, ed in continuità con il lavoro fatto dai suoi predecessori, comincia a dilatare questo progetto di condivisione  e corresponsabilità. Il suo motto è “una comunità in due case”; a noi che scriviamo piace dire “due capanne e un cuore: quello di Cristo".

Nella programmazione del suo primo anno pastorale, ecco la novità: “le celebrazioni di Natale e Pasqua si sarebbero svolte in un’unica chiesa; a Natale l’intera comunità, borgo antico e nuovo,  avrebbe celebrato nella chiesa di San Giorgio, a Pasqua nella chiesa del Salvatore”. In tutta sincerità la novità non fu gradita affatto. Nessuno avrebbe voluto investire in questo, per paura,  per pigrizia,  perché “si è sempre fatto così”,  perché “ognuno ha fatto sempre per sé!”. Perché unirsi?

C’era bisogno di qualcosa, di una testimonianza che dicesse: si può fare, è bello lavorare insieme.

Ed ecco l'idea: dar vita ad un coro comunitario, unione dei cantori delle due “case”, per animare la celebrazione del Natale 2008.

Alcuni di noi non si conoscevano affatto,  ma… l’intento era comune: celebrare Cristo, insieme. Tutto il resto era da rimandare; il tempo per prepararsi era poco e certo non c’era possibilità di dire la propria su questo o quel canto, o fare commenti  su chi o cosa. Abbiamo semplicemente fatto quello che ci ha detto don Lino: mettere al centro la parola di Dio, perché in essa si dissolve ogni incomprensione e ogni difficoltà, perché da essa nasce l’impulso vitale dello Spirito che guida i battezzati, noi. Ed è cosi. Non un semplice fare, ma un aprirsi reciproco, un riempirsi reciproco dell’amore di Cristo. Si può dire che abbiamo assaporato cosa sia  pregare cantando.

E abbiamo iniziato a testimoniare che SI!, si può celebrare insieme, e SI!, si può camminare insieme, e nella nostra diversità umana siamo felici di appartenere all’unico vero Corpo, quello di Cristo. Forse con un po’ di presunzione ci sentiamo il primo germoglio di tutti i semi che sono stati sparsi, ma siamo consapevoli che non è merito solo nostro. Di nostro c’è l’impegno e c’è l’esempio del nostro parroco con la sua volontà di non arrendersi di fronte alle piccole e grandi tribolazioni. Il resto, il tanto che abbiamo, è del Signore! Per Lui e con Lui, insieme, vogliamo camminare. Sulle nostre labbra fiorisce il canto dell'AMEN.

Gaetano Di Salvo
Anna Vittoria Ammendolia
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