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«Manifestiamo perché la guerra è sempre un oltraggio a Dio e all'uomo»

Sabato 5 novembre migliaia di persone attese nelle vie della capitale per chiedere la fine dei combattimenti. Il documento base con le richieste e il programma. La mobilitazione del mondo cattolico. La lettera del cardinale Zuppi («Sono contento che ti metti in marcia per la pace, non possiamo rimanere fermi»). Parla don Renato Sacco, Pax Christi

whatsapp-image-2022-11-04-at-175338-4_3178959.jpg«Non siamo nè ci sentiamo complici di Vladimir Putin». Don Renato Sacco,67 anni, parroco in Val d'Ossola (Novara) e consigliere della sezione italiana di Pax Christi, sa benissimo che molti accusano i pacifisti  d'essere filorussi. E non ci sta. «I promotori della manifestazione di sabato 5 novembre, a Roma, l'hanno detto e scritto con chiarezza nel documento base: "Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime. Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza". Quanto chiediamo è detto fin dal titolo dell'evento: "Cessate il fuoco, subito"».

Ma c'è dell'altro. «Noi giriamo con un fiocchetto verde appuntato al petto. Verde, capito? Cioè del giallo unito al blu, proprio i colori della bandiera ucraina. Non a caso questo fiocchetto in Russia è diventato simbolo della protesta contro la guerra. Il Cremlino lo ha bandito, ma capita di vederlo legato ai lampioni, appeso alle fermate degli autobus, incollato su qualche semaforo. Chi lo porta rischia la galera. Noi l'abbiamo fatto nostro. Come si fa a definirci la quinta colonna di Putin?» 

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Don Renato Sacco è arrivato a Roma nella tarda mattinata di venerd 4 novembre. «Un mese fa ero su un altro treno. Stavo lasciando Kiev con i partecipanti alla quarta spedizione dell'iniziativa  #stopthewarnow che prima e dopo l'estate ha portato aiuti concreti a Leopoli, Odessa e sul fronte di Nikolaev, oltre che naturalmente a Kiev, incoraggiando l'obiezione di coscienza alla guerra dei giovani ucranini e russi. Essere pacifisti non significa stare con le mani in mano o limitarsi a gridare qualche slogan. Significa rimboccarsi le maniche».  

striscione-1_3178972.jpgSabato 5 Roma si colora di pace: il programma dell'evento

«L’Italia, l’Unione europea e gli Stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco», affermano le oltre 600 realtà della società civile che aderiscono alla piattaforma Europe for peace, che ha indetto la manifestazione nazionale per la pace a Roma sabato 5 novembre. Il ritrovo dei partecipanti è previsto entro le 12, nel cuore della capitale, in Piazza della Repubblica. Un'ora più tardi il programma prevede la partenza del corteo alla volta di Piazza San Giovanni in Laterano.

E a San Giovanni in Lateran, attorno alle 15, iniziano gli interventi dal palco: sono previsti discorsi dei rappresentanti delle organizzazioni promotrici e testimonianze da tutto il mondo per sollecitare la fine dei combattimenti. «Chiediamo al Segretario generale delle Nazioni Unite di convocare urgentemente una Conferenza internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso», affermano.

La Manifestazione nazionale di Roma del 5 novembre è stata preceduta da un weekend di mobilitazioni diffuse promosse da “Europe for peace” tra il 21 e il 23 ottobre che hanno coinvolto oltre 30.000 persone in più di 100 città italiane (tra cui Torino, Milano, Palermo, Napoli, Bari, Firenze, Bologna, Roma, Ancona). Tra gli appuntamenti realizzati nell’ultimo weekend anche la presenza all’Angelus del Papa in Piazza San Pietro in Vaticano di una delegazione di “Europe for peace” con striscione. Non a caso le parole di Papa Francesco sono richiamate anche nella convocazione della manifestazione del 5 novembre: «Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili».

93157456892c27f779463eca916077ff_3178985.jpgIl mondo cattolico mobilitato

La manifestazione vede mobilitato il mondo cattolico. «I principali movimenti, gruppi, associazioni di ispirazione cristiana presenti in Italia hanno messo a punto un documento»  riprende don Renato Sacco, «firmato da Giuseppe Notarstefano (Azione Cattolica Italiana) come da Davide Prosperi (Comunione e liberazione), da Emiliano Manfrendonia (Acli) come da Antonio Di Matteo (Mcl), da Roberta Vincini e Francesco Scoppola (Agesci, scout) come da Giovanni Paolo Ramonda (Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII), da don Luigi Ciotti (Libera), da Ernesto Olivero (Sermig), da Franco Vaccari (Rondine), e ancora dai Focolarini, dalla Comunità di Sant'Egidio, dalle Società di San Vincenzo, dalla Focsiv, oltre che da Pax Chirsti e da tanti altri ancora. Quella lettera, infine...».

1962cf76904952a03fe73b80e3f4cb17_3178998.jpg«Sono contento che tu ti metti in marcia per la pace», la lettera del Cardinale Zuppi

Già,la lettera. Quella lettera. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha scritto ai partecipanti alla manifestazione. «Sono contento che ti metti in marcia per la pace. Qualunque sia la tua età e condizione, permettimi di darti del “tu”. Le guerre iniziano sempre perché non si riesce più a parlarsi in modo amichevole», ha esordito Zuppi. 

«Ti do del ‘tu’ – ha puntualizzato il cardinale – perché da fratelli siamo spaventati da un mondo sempre più violento e guerriero. Per questo non possiamo rimanere fermi. Alcuni diranno che manifestare è inutile, che ci sono problemi più grandi e spiegheranno che c’è sempre qualcosa di più decisivo da fare. Desidero dirti, chiunque tu sia – perché la pace è di tutti e ha bisogno di tutti – che invece è importante che tutti vedano quanto è grande la nostra voglia di pace. Poi ognuno farà i conti con sé stesso. Noi non vogliamo la violenza e la guerra. E ricorda che manifesti anche per i tanti che non possono farlo. Pensa: ancora nel mondo ci sono posti in cui parlare di pace è reato e se si manifesta si viene arrestati! Grida la pace anche per loro!».

«Uccidere un uomo significa uccidere un mondo intero». E allora quanti «mondi dobbiamo vedere uccisi per fermarci?»  «Quanti muoiono drammaticamente a causa della guerra», ha detto inoltre il presidente della Cei. «I morti non sono statistiche, ma persone. Non vogliamo abituarci alla guerra e a vedere immagini strazianti. E poi quanta violenza resta invisibile nelle tante guerre davvero dimenticate”. Per il presidente della Cei “la pace mette in movimento. È un cammino”. “E, per giunta, cammino in salita”, sottolineava don Tonino Bello, che aggiungeva: “Occorre una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo».

«Le strade della pace esistono davvero»,  ha concluso Zuppi, «perché il mondo non può vivere senza pace. Adesso sono nascoste, ma ci sono. Non aspettiamo una tragedia peggiore. Cerchiamo di percorrerle noi per primi, perché altri abbiamo il coraggio di farlo. Facciamo capire da che parte vogliamo stare e dove bisogna andare. E questo è importante perché nessuno dica che lo sapevamo, ma non abbiamo detto o fatto niente. Non sei un ingenuo. Non è realista chi scrolla le spalle e dice che tanto è tutto inutile. Noi vogliamo dire che la pace è possibile, indispensabile, perché è come l’aria per respirare. E in questi mesi ne manca tanta».

Alberto Chiara

© www.famigliacristiana.it, venerdì 4 novembre 2022