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Nativi digitali, scrivete a mano per sviluppare memoria e concentrazione

L’Istituto grafologico internazionale di Urbino ha promosso la “Campagna per il diritto di scrivere a mano”. Gli scienziati: favorisce la creatività. L’obiettivo finale è che la scrittura a mano venga riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità

La notizia è di quelle che, a distanza di tempo, si affacciano sui media per poi scivolare nell’indifferenza. Parliamo dello scrivere a mano, possibilmente in corsivo e altrettanto possibilmente con una grafia corretta e comprensibile al prossimo. Un’abilità, se così possiamo chiamarla, a rischio di estinzione, perché i nativi digitali, si sa, appaiono propensi a sacrificarla preferendole di gran lunga  la velocità della tastiera. Eppure scrivere a mano fa bene. Favorisce la memoria e la concentrazione, aiuta a far ordine nei propri pensieri e stimola la sintesi. Che non sono cose da poco.

Non lo dice solo il buon senso. Lo ribadiscono gli scienziati. In primis quelli americani tanto che negli Stati Uniti alla scrittura manuale è stata dedicata addirittura una giornata. In Italia l’Istituto grafologico internazionale Girolamo Moretti di Urbino ha promosso la “Campagna per il diritto di scrivere a mano”, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della scrittura manuale quale abilità umana che deve essere salvaguardata in particolare nei confronti delle generazioni future. Lo scrivere a mano, infatti, è un gesto semplice e spontaneo che libera la creatività e che più di tutti è in grado di esprimere l’unicità di un individuo.

La campagna si ispira all’articolo 29 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che sottolinea il diritto individuale e soggettivo ad un’educazione di qualità. L’obiettivo finale è che la scrittura a mano venga riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.

«La scrittura a mano ha un valore antropologico universale, è la manifestazione oggettiva dell’unicità di ciascun individuo, è compagna di vita dallo scarabocchio sino al testamento», si legge nelle motivazioni dell’iniziativa, «l’atto della scrittura unisce in una “melodia cinetica” l’essere uomo nella sua totalità, perché chiama in causa la mente, il cuore e la mano. Nessuno ha il diritto di privare le generazioni future di tale ricchezza: abbiamo il dovere e la responsabilità di salvaguardarne l’esistenza mediante un’importante e vasta operazione culturale e sociale».

Lanciata attraverso Facebook, la campagna ha già raccolto l’adesione di oltre 4.000 persone, tra cui testimonial del mondo dello spettacolo come il cantante Neck.

Pochi giorni fa anche gli studiosi di neuroscienze dell’Università di Pavia, in un simposio sul tema Ri-Trascrizioni, la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze  hanno fatto eco agli appelli lanciati dai loro colleghi americani ribadendo l’utilità e la bellezza della scrittura manuale ai fini della cognizione vera e propria. Prendere appunti con la penna durante una lezione, hanno spiegato, aiuta a farne propri i contenuti. In altre parole è il primo passo dell’apprendimento, molto più utile della trascrizione meccanica delle parole dell’insegnante, anche se più veloce, attraverso la tastiera del computer.

Ci sarebbe anche una spiegazione più tecnica, perché, sempre a quanto sostengono gli scienziati, nello scrivere a mano lo sguardo è puntato sulla mano che guida la penna sul foglio, e quindi si verifica una convergenza fra mano e occhio che manca invece nella scrittura al computer. Non a caso ci sono scrittori che preferiscono affidarsi a carta e penna per la prima stesura dei loro lavori.  Insomma: c’è da augurarsi che la buona scuola faccia tesoro di tutto questo. Molti dei nostri ragazzi, ormai non è un mistero, non solo non conoscono l’uso del congiuntivo, ma hanno del tutto rimosso la pratica del corsivo, convinti si tratti di qualcosa di vecchio per non dire preistorico. Quando scrivono a mano, ammesso che lo facciano, usano, a stento, lo stampatello. Che sia venuto il momento di promuovere, anche da noi,  la giornata della bella scrittura?

Simonetta Pagnotti

© www.famigliacristiana.it, sabato 14 aprile 2018

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