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Papa: «La vita cristiana fiorisce se radicata in Gesù»

Francesco continua la catechesi sulla Messa spiegando i riti di comunione e augura ai presenti di avere una primavera fiorita di buone opere e di virtù. "Gesù perdona sempre, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono". Quindi, l'annuncio: "In agosto sarò a Dublino per l'incontro mondiale delle famiglie"

icona_2376183.jpgSaluta la piazza nel primo giorno di primavera e a braccio spiega, mentre vola al vento la papalina, che «in primavera fioriscono gli alberi». Ma, chiede: «Una pianta o un albero malati fioriscono bene se sono malati? No, un albero, una pianta che non sono annaffiati con la pioggia o artificialmente possono fiorire bene. Un albero e una pianta che ha tolto la radice o che non ha radici può fiorire. Senza radici non si può fiorire, no. Questo è il messaggio. La vita cristiana deve essere una vita che deve fiorire nelle opere di carità, nel fare il bene. Ma se tu non hai delle radici non potrai fiorire. La radice chi è? È Gesù. Se tu non sei con Gesù in radice non fiorirai, se tu non innaffi la tua vita con la preghiera e i sacramenti voi avrete fiori cristiani? No. Perché la preghiera e i sacramenti innaffiano la radice e la nostra vita fiorisce. Vi auguro che questa primavera sia una primavera fiorita come sarà la pasqua, fiorita di buone opere, di virtù, di fare del bene agli altri».

E, prima di cominciare la catechesi di questa settimana chiede a tutti di «ricordare questo versetto molto bello della mia patria: “Quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che ha di sotterraneo. Mai tagliare le radici con Gesù».

Nel corso dell’udienza al Papa viene anche consegnata l’icona che caratterizzerà l’incontro mondiale delle famiglie. «Saluto in particolare i pellegrini irlandesi», dice Francesco, «che accompagnano l’icona del Nono Incontro Mondiale delle Famiglie, che avrà luogo a Dublino nel prossimo mese di agosto. Con fervidi auguri che questa Quaresima sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale».

Prima, nel corso della catechesi, aveva ripreso la spiegazione della parte della messa riferita ai riti di comunione. «Celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona sé stesso sia nella Parola sia nel Sacramento dell’altare, per conformarci a Lui».

Quando il sacerdote spezza il Papa, ricorda papa Francesco, «lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico». Le parole «Beati gli invitati alla Cena del Signore: ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo» sono ispirate «a un passo dell’Apocalisse – “beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello” – questo invito ci chiama a sperimentare l’intima unione con Cristo, fonte di gioia e di santità. E’ un invito che rallegra e insieme spinge a un esame di coscienza illuminato dalla fede. Se da una parte, infatti, vediamo la distanza che ci separa dalla santità di Cristo, dall’altra crediamo che il suo Sangue viene “sparso per la remissione dei peccati”».

Bergoglio ricorda che, quando siamo in fila per la comunione «se siamo noi a muoverci in processione per fare la Comunione, in realtà è Cristo che ci viene incontro per assimilarci a sé. Nutrirsi dell’Eucaristia significa lasciarsi mutare in quanto riceviamo» e che rispondendo «Amen» al sacerdote che ci porge l’ostia riconosciamo «la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo. Mentre ci unisce a Cristo, strappandoci dai nostri egoismi, la Comunione ci apre ed unisce a tutti coloro che sono una sola cosa in Lui. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!».

Infine il Papa spiega che «secondo la prassi ecclesiale, il fedele si accosta normalmente all’Eucaristia in forma processionale e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce. Dopo la Comunione, a custodire in cuore il dono ricevuto ci aiuta la preghiera silenziosa, come pure un salmo o un inno di lode. La Liturgia eucaristica è conclusa dall’orazione dopo la Comunione. In essa, a nome di tutti, il sacerdote si rivolge a Dio per ringraziarlo di averci resi suoi commensali e chiedere che quanto ricevuto trasformi la nostra vita».

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 21 marzo 2018

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