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Preghiera e azione, il ruolo dei cattolici

Laici e preti, suore e religiosi. Gruppi, movimenti, associazioni. Vescovi. C'è molto mondo cattolico nel raggiungimento del quorum. Ecco come e perchè.

piazza-san-pietro1-300x199_1659148.jpgNessuna indicazione ufficiale: piuttosto una mobilitazione capillare, arricchita da singoli esempi autorevoli. C’è molto mondo cattolico nel raggiungimento del quorum. Laici, sacerdoti, suore, religiosi, missionari. Singole persone, ma anche gruppi, movimenti, associazioni. E mezzi di comunicazione sociale. 

L'Azione cattolica ha invitato a votare auspicando un'«ampia partecipazione», viste «le tematiche al centro dei quattro quesiti estremamente importanti». In una nota pubblicata sull’home page del suo sito Internet, l’Azione cattolica è entrata nei dettagli: «l’acqua non è solo un “bene”, ma un “dono” essenziale per la vita dell’uomo; un dono che va tutelato e garantito a tutti, che non può essere sottoposto alla legge del profitto senza rigorose, adeguate e sistematiche garanzie per i più deboli e per la collettività». «La tecnologia nucleare», continua la presa di posizione dell’Azione cattolica, «impatta un altro punto essenziale, la salute dell’uomo, per la quale non possono essere ammessi rischi di nessun tipo». Infine, il legittimo impedimento: «l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge è un principio costituzionale che richiede ampia ed efficace applicazione, specie in questa fase di forte disillusione politica».

     Le Acli hanno chiesto «quattro sì».  E' stato un documento della Presidenza nazionale a formalizzare la posizione. Il referendum, si legge nel testo, «rimane un passaggio fondamentale verso la democrazia partecipativa». Sul tema dell’acqua, «si gioca una partita vitale per il futuro», hanno affermato le Acli, che hanno invitato a votare due sì contro la privatizzazione forzata dei servizi idrici dal momento che «l'acqua è un bene comune, non un bene economico» e «non si possono creare profitti da un bene comune». Sì anche sul nucleare: «una scelta di buon senso dettata dal principio di precauzione» mentre sul legittimo impedimento le Acli hanno ribadito che su temi così delicati serve «una legislazione costituzionale approvata a larga maggioranza».

Per rompere l’assordante silenzio che nelle settimane scorse ha caratterizzato molti Tg della Rai e di Mediaset, numerose parrocchie e zone vicariali hanno promosso incontri di informazione e di dibattito. Tra i tanti appuntamenti segnalati in redazione ricordiamo la serata promossa dall’intera zona pastorale di Mirafiori Sud, a Torino, martedì 7 giugno. Un esempio, tra i tanti possibili.  Che chiude mesi e mesi di intensa attività. Da Nord a Sud. Interessante, tra le altre, è stata l’iniziativa promossa durante il periodo pasquale dalla diocesi di Molfetta e denominata “Acqua. Dono di Dio e bene Comune”. Nel documento, firmato dal direttore dell’Ufficio pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Molfetta, l'ingegner Onofrio Losito, si poteva leggere:  «L’acqua è  un vero bene comune, che esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla logica del profitto. Il suo diritto deve essere garantito anche sul piano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico. Sarà importante, quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile».

Sul fronte dei mass-media, accanto a quello di testate storiche come Famiglia Cristiana o Aggiornamenti sociali, va segnalato l'impegno per il voto della Federazione italiana della stampa cattolica: 189 settimanali di 160 diocesi, più di un milione di copie. L’agenzia Misna (Missionary international service news agency) ha dato ampio risalto alle prese di posizioni dei missionari (padre Alex Zanotelli, ma non solo). Molto attiva anche la rivista Nigrizia.

I vescovi, infine. Sono andati ai seggi l’arcivescovo di Milano, il cardinale  Dionigi Tettamanzi, e quello di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, cosa questa rilanciata al volo da agenzie di stampa, siti e blog. Già ad aprile, intervenendo a un convegno, ad Assisi, su “Sorella acqua”, il segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, aveva tra l’altro affermato, a difesa dell’acqua come bene pubblico: «Il tema richiede un impegno comune, che sappia orientare le scelte e le politiche per l’acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale».  Il vescovo di Locri-Gerace, monsignor  Giuseppe Fiorini Morosini, aveva scritto un messaggio ai fedeli. Forte anche l'appello lanciato da monsignor Adriano Caprioli, vescovo di Reggio Emilia che, invitando tutti i credenti a recarsi alle urne il 12 ed il 13, ha affermato: «L’acqua è fonte di vita, privatizzarla significa diventare proprietari della vita altrui. Perciò l’acqua deve restare pubblica».

Alberto Chiara
© Famiglia Cristiana, 13 giugno 2011
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