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«Quaresima è tempo di potatura»

Il rito dell’imposizione delle ceneri presieduto dal Papa e l’invio degli oltre mille missionari della misericordia: «Preghiera, carità, digiuno» sono le «medicine che guariscono dal peccato»

Preghiera, carità, digiuno. Sono queste, per il Papa, le tre “medicine che guariscono dal peccato”. In primo luogo, la preghiera, “espressione di apertura e di fiducia nel Signore”, ha spiegato Papa Francesco nell’omelia della Messa delle Ceneri, concelebrata nella basilica di San Pietro con gli oltre 700 Missionari della Misericordia presenti a Roma. Ai quali il Papa ha ricordato di essere «segni e strumenti del perdono di Dio».

«'Dio è più grande del nostro cuore' (1Gv 3,20). Egli vince il peccato e ci rialza dalle miserie, se gliele affidiamo - ha affermato Papa Francesco nell'omelia -. Sta a noi riconoscerci bisognosi di misericordia: è il primo passo del cammino cristiano; si tratta di entrare attraverso la porta aperta che è Cristo, dove ci aspetta Lui stesso, il Salvatore, e ci offre una vita nuova e gioiosa».

Il Papa si è soffermato su quelli che sono gli ostacoli che chiudono le porte del cuore e ci impediscono di lasciarci «riconciliare con Dio».

«C’è la tentazione di blindare le porte, ossia di convivere col proprio peccato, minimizzandolo, giustificandosi sempre, pensando di non essere peggiori degli altri; così, però, si chiudono le serrature dell’anima e si rimane chiusi dentro, prigionieri del male».

«Un altro ostacolo è la vergogna ad aprire la porta segreta del cuore».

«E c’è una terza insidia, quella di allontanarci dalla porta: succede quando ci rintaniamo nelle nostre miserie, quando rimuginiamo continuamente, collegando fra loro le cose negative, fino a inabissarci nelle cantine più buie dell’anima. Allora diventiamo persino familiari della tristezza che non vogliamo, ci scoraggiamo e siamo più deboli di fronte alle tentazioni. Questo avviene perché rimaniamo soli con noi stessi, chiudendoci e fuggendo dalla luce; mentre soltanto la grazia del Signore ci libera».

Rivolgendosi ai 700 missionari della Misericordia presenti in Basilica di San Pietro il Papa ha chiesto ai missionari della misericordia di «aiutare ad aprire le porte dei cuori, a superare la vergogna, a non fuggire dalla luce. Che le vostre mani benedicano e risollevino i fratelli e le sorelle con paternità; che attraverso di voi lo sguardo e le mani del Padre si posino sui figli e ne curino le ferite!».

Nel concludere l'omelia il Papa ha sottolineato come la Quaresima possa essere «un tempo di benefica “potatura” della falsità, della mondanità, dell’indifferenza: per non pensare che tutto va bene se io sto bene; per capire che quello che conta non è l’approvazione, la ricerca del successo o del consenso, ma la pulizia del cuore e della vita; per ritrovare l’identità cristiana, cioè l’amore che serve, non l’egoismo che si serve. Mettiamoci in cammino insieme, come Chiesa, ricevendo le Ceneri e tenendo fisso lo sguardo sul Crocifisso. Egli, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui, per ritrovare noi stessi».

© Avvenire, 10 febbraio 2016

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