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Quelle 1055 vittime di mafia richiamate in vita

La manifestazione di Napoli in occasione della giornata della memoria di chi è stato ucciso dalla criminalità organizzata. 1055 nomi di chi continua a gridare una giustizia che non ha ancora avuta

C'eravamo tutti, dal vescovo di Napoli, don  Mimmo Battaglia al presidente della Camera, Roberto Fico; dal prefetto al questore, al procuratore. Da don Ciotti e padre Alex Zanotelli ai parenti di tante vittime insieme a tante altre personalità delle istituzioni e della politica. Ma c’erano soprattutto loro, i cittadini, le associazioni, e i giovani che hanno riempito Napoli di grida, colori, suoni. No, alle mafie. Viva la libertà. Lunedi, primo giorno di un’ altra strana primavera che ci vede preoccupati e angosciati per lo scoppio di una guerra che non avevamo messo in conto. Domenica il Papa, la cui voce tradiva un dolore immenso, ha detto, senza giri di parole e senza ipocrisia, che quella che si sta combattendo in Ucraina è " una guerra disumana e sacrilega". Altro che esercitazioni. Parole da brividi, quelle di Francesco. Lunedi,invece, a Napoli si è tenuta la XXVII giornata della Memoria per le vittime di mafie. Un lungo corteo si è snodato per le vie della città, confluendo poi sotto i balconi della Prefettura. Qui sono stati scanditi, come sempre, i nomi delle vittime. Alcuni noti, altri del tutto sconosciuti.

Ho avuto l'onoreanch'io di salire su quel palco e leggerne qualcuno. E stato in quel momento che la piazza, vociante e colorata, ha cambiato aspetto. Dietro ogni nome, infatti, emergeva un volto, una storia, una vita distrutta dall' ingordigia e dalla cattiveria umana. Quanti sogni spezzati, quante speranze annegate. Quante famiglie annichilite. Il numero delle vittime innocenti è altissimo, 1055, ma una sola di queste persone uccise già sarebbe insopportabile. Esse continuano a gridare giustizia, una giustizia che la maggior parte di esse e dei loro parenti non hanno ancora avuta. C'eravamo tutti, abbiamo detto, ed era bellissimo e importante. Sono sempre piu convinto, infatti, che i palazzi del potere e le piazze devono fare la pace, smetterla di guardarsi in cagnesco, perché ognuno può dare all'altro qualcosa che l'altro non ha e non può avere. La stessa cosa deve avvenire tra le generazioni. Nessuno è cosi povero da non avere nulla da dare. Le persone anziane, cariche di esperienze e di pazienza, possono e devono illuminare la strada ai giovani, i quali, a loro volta, con la freschezza e l'entusiasmo della loro età, ridaranno forza a chi si è lasciato abbattere dalle durezze della vita. Qualche giorno fa abbiamo avuto modo di sentire Vladimir Putin commentare uno dei passi più belli e significativi del vangelo, laddove Gesù ci comanda di amare gli altri.

Ho avvertito una strana sensazione di gelo attraversarmi la schiena. Ho avuto paura. Mi sono accorto che perfino il Vangelo può diventare un pretesto da accampare per giustificare e continuare una guerra spietata e sanguinosa. Mi sono ricordato di san Paolo quando scrive di coloro che " si vantano di cose di cui dovrebbero vergognarsi". Anche i mafiosi amano fare del Vangelo un paravento dietro il quale nascondere se stessi e i loro sporchi affari. Anche i mafiosi amano giocare con le parole perché non dicano quello che hanno il dovere di dire." Ferma il mio dir se non dico il vero" pregava il poeta Clemente Rebora. E noi con lui. Ai mafiosi la Giornata della memoria per le vittime di mafia dà non poco fastidio. Loro vorrebbero che "certe cose" finissero nel dimenticatoio, che certe morti fossero piante solo nel ristretto ambito familiare. Vorrebbero continuare a fare quello che hanno sempre fatto, sperando di sfuggire alla giustizia o di pagare un prezzo minimo, grazie al grado di civiltà che abbiamo conseguito e che ci vieta di essere eccessivamente severi e vendicativi nei loro riguardi. C'è voluto molto tempo, lunedì, perché i nomi di coloro che dalle mafie furono massacrati potessero essere richiamati in vita. Per loro, una preghiera di suffragio. Per i loro cari, la nostra vicinanza, la nostra solidarietà, il nostro affetto. Per le nuove generazioni e per l'Italia che amiamo, la promessa di impegnarci, seriamente, concretamente, coraggiosamente. Perché nessuno più abbia a soffrire per la prepotenza, la tracotanza, l’ inciviltà, la disumanità di chi ha deciso di imboccare la fetida e disastrosa strada delle mafie. 

don Maurizio Patriciello

© www.famigliacristiana.it, martedì 22 marzo 2022

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