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A Bari, papa Francesco prega con i leader della Chiesa orientale per il Medio Oriente in difficoltà

Sabato 7 luglio 2018, Sua Santità papa Francesco, insieme a 19 leader della Chiesa cattolica e ortodossa orientale, ha pregato per la pace in Medio Oriente. «La pace sia con voi, i cristiani insieme per il Medio Oriente»è stato il tema dell’incontro ecumenico che si è svolto a Bari, città conosciuta come «porta dell’Oriente»e ponte tra il Cristianesimo orientale e quello occidentale

L’incontro di Bari ha visto due momenti: una preghiera con i fedeli sul lungomare della città e un dialogo a porte chiuse con i 19 dirigenti della Chiesa orientale, tra cui S.B. Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, S.B. Patriarca Teodoro II di Alessandria, il Metropolita Hilarion di Russia, Sua Santità il Papa Tawadros II di Alessandria, il Patriarca siriano ortodosso Mar Gewargis II; il card. Louis Raphael Sako, Patriarca dei Caldei e mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme.

Preghiera per la pace in una regione tribolata

L’iniziativa di preghiera a Bari fa eco a molti incontri di preghiera per la pace a cui papa Francesco aveva chiamato sin dall’inizio della sua elezione a capo della Chiesa cattolica romana. In molti appelli e messaggi nel corso degli anni, ha esortato i fedeli a pregare per la pace nelle zone difficili del Medio Oriente, che per decenni soffre di guerre e tragedie, e in cui si sono susseguiti cadute di regimi e spostamento di popoli e sofferenze in Siria, Yemen, Iraq e Terra Santa.

Nel 2014, ha invitato il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il suo omologo Shimon Peres a pregare per la pace, offrendo la sua casa come luogo di incontro. A Bari, nel suo discorso conclusivo della riunione, il Papa ha detto che «la soluzione dei negoziati per israeliani e palestinesi… sarà l’unica a portare ad una pace permanente e duratura, e a garantire la coesistenza di due Stati per due popoli».

Lo scorso maggio, per la straziante situazione di Gaza, il Pontefice «si è unito spiritualmente»a una preghiera che si è svolta a Gerusalemme, città «santa per ebrei, cristiani e musulmani». Anche all’incontro a Bari, il Pontefice ha ricordato l’identità sacra della città ponendo l’accenno sul rispetto dello Status quo, come richiesto dalle comunità cristiane di Terra Santa.

A Bari, l’incontro e la preghiera ecumenici hanno sollevato una preoccupazione ricorrente della Chiesa, la drammatica caduta della percentuale di cristiani in Medio Oriente. Il cardinale Kurt Koch ha detto che i cristiani mediorientali «rappresentavano il 20% della popolazione prima della I Guerra mondiale e ora rappresentano solo il 4%».

«Il Medio Oriente è coperto da oscure nuvole di guerra, violenza e distruzione, un caso di occupazione e vari fondamentalismi, migrazioni forzate e abbandono», ha detto papa Francesco nel suo discorso introduttivo all’incontro. «C’è il pericolo che scompaia la presenza dei nostri fratelli e sorelle nella fede, sfigurando il volto della regione. Un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe il Medio Oriente».

Lettera della Commissione islamo-cristiana a papa Francesco e ai dirigenti della Chiesa orientale

In una lettera inviata due giorni prima dell’inizio della Conferenza di Bari, la Commissione islamo-cristiana a sostegno di Gerusalemme e dei Luoghi Santi ha chiesto a papa Francesco e ai leader delle Chiese orientali di prendere in esame la causa di Gerusalemme e di considerare che quanto «la città santa ed i Cristiani sopportano sia il risultato di tutte le forme di fondamentalismo giudaico e di restrizioni dovute all’occupazione israeliana», mettendo in evidenza anche quella legislazione israeliana e quella proposta secondo cui è prevista l’espropriazione delle proprietà della Chiesa a Gerusalemme e la decisione di imporre tasse sulle sue proprietà.

Lo scorso giugno, le preoccupazioni erano riemerse quando i leader del Patriarcato greco-ortodosso, della Custodia di Terra Santa e del Patriarcato apostolico armeno avevano ricevuto notizie che gli ufficiali dello Stato d’Israele, stavano tentando di portare avanti velocemente la legislazione relativa all’esproprio dei beni ecclesiastici nelle loro terre, dicendo che si trattava di un attacco sistematico e senza precedenti contro i cristiani della Terra e di una violazione dei diritti più elementari».

La lettera lamentava anche l’emigrazione cristiana nella società palestinese, dove i cristiani al giorno d’oggi rappresentano meno dell’1% della popolazione in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza. «La maggior parte dei cristiani palestinesi è emigrata in altri paesi per diverse ragioni, tra cui il controllo dell’occupazione israeliana e la pessima situazione economica», ha affermato Hanna Issa, Segretario generale della Commissione.«L’emigrazione cristiana dovrebbe continuare? Lascerà la città di Cristo senza cristiani».

La Commissione ha concluso la sua lettera ricordando che la città santa e i suoi cittadini hanno bisogno di appoggio in tutte le fasi della loro esistenza, specialmente in campo finanziario per permettere loro di far fronte alla forza commerciale degli ebrei.

Bari:«una finestra sull’Oriente che custodisce le reliquie di San Nicola»

La scelta del Papa di tenere l’incontro a Bari non è stata una mera coincidenza. Questa città italiana è meta di pellegrinaggi e sede della Basilica in cui sono conservate le reliquie di San Nicola. «Bari, la città che conserva le reliquie di San Nicola … è un luogo simbolico», ha detto il cardinale Leonardo Sandri. «La presenza d’Oriente in Occidente, un luogo di pellegrinaggio e un portale per la speranza». Venerato da cattolici e ortodossi allo stesso modo, l’Arcivescovo di Myra era conosciuto come il Taumaturgo, grazie ai suoi molti miracoli in Oriente e in Occidente. In Palestina, san Nicola è patrono e protettore della città di Beit Jala. Secondo la tradizione, il Santo visse in una caverna per anni e in quel luogo fu costruita in suo onore una Chiesa ortodossa.

Ogni anno, la sua festa che cade il 19 dicembre raggruppa fedeli dai greci ortodossi, dai latini e dalle chiese protestanti. I fedeli di Beit Jala gli attribuiscono molti miracoli. Nel 1948, il Patriarca Giacomo Giuseppe Beltritti, al tempo parroco di Beit Jala, si dice che abbia visto san Nicola farsi scudo della città contro le bombe, un evento che lo spinse a darne notizia a Roma. Il Vaticano allora spedì un’icona di san Nicola perché venisse posta presso la Chiesa latina dell’Annunciazione a Beit Jala in onore del Santo, protettore della città.

Saher Kawas

 © www.lpj.org, domenica 8 luglio 2018

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