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All'udienza generale. Il Papa: imparate e ricordate la data del battesimo

L'incontro con i fedeli e le parole di papa Francesco dopo la pausa estiva. «Siate portatori nel mondo della luce di Cristo: è la speranza che vince le tenebre»

Un compito per casa, in queste vacanze estive: imparare e ricordare la data del proprio battesimo. A darlo è, con un sorriso, papa Francesco durante la catechesi nell'udienza generale di stamani, la prima dopo la breve pausa di luglio. L'incontro si è tenuto in Aula Paolo VI, a causa del caldo. Erano presenti circa 7mila fedeli, dall'Italia e dal mondo. Nei prossimi mercoledì, rende noto il Vaticano, l'udienza potrà svolgersi in piazza San Pietro o nuovamente in Aula Paolo VI, a seconda delle temperature.

Un'accoglienza festosa

Già alle 9.15 papa Francesco è giunto nell'Aula, ha salutato persone di tutte le età e si è prestato a diversi selfie. Subito prima di recarsi all'udienza, informa la sala stampa vaticana, il Pontefice ha incontrato nella saletta adiacente circa 90 tra dirigenti e calciatori del Borussia Moenchengladbach.

La catechesi sulla speranza cristiana

il Papa ha ripreso la sua riflessione da dove l'aveva lasciata prima della pausa di luglio, proseguendo il ciclo dedicato alla speranza cristiana. Il brano del Vangelo da cui ha preso spunto è quello della Lettera di san Paolo apostolo ai Galati: in quanto battezzati in Cristo, «non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna perché tutti voi siete un essere solo in Cristo Gesù».

Da oriente sorge il sole, Cristo è la luce del mondo

«Si sente il caldo?» ha esordito scherzosamente Francesco. È poi subito passato a leggere il testo della catechesi. «Ci fu un tempo - ha ricordato - in cui le chiese erano orientate verso l’est, si entrava da una porta aperta verso occidente e camminando nella navata ci si dirigeva verso oriente». Era «un’allegoria che è progressivamente decaduta». Noi, uomini dell’epoca moderna, «quasi mai di accorgiamo che l’Oriente è il luogo dove le tenebre vengono vinte dalle prime luci dell’aurora».

Gli antichi riti del battesimo, ha ricordato ancora Francesco, prevedevano che lo sguardo dei catecumeni fosse rivolto verso occidente mentre rinunciavano a Satana e al male e si volgesse poi verso l’abside, da dove nasce la luce, mentre venivano interrogati sull'adesione a Cristo e rispondevano «Credo».

Nei tempi moderni, ha osservato il Pontefice, «abbiamo perso la sensibilità al linguaggio del cosmo». La professione di fede rimane naturalmente intatta nel suo significato. Cosa vuol dire essere cristiani?, ha chiesto il Papa. «Vuol dire guardare la luce anche quando il mondo è avvolto dalla notte e dalle tenebre». I cristiani non sono esenti dalle tenebre, interne ed esterne. Non vivono fuori dal mondo però «per la grazia del battesimo non soccombono alla notte ma sperano nell’aurora». Non sono piegati dal male perché confidano sempre nelle infinite possibilità del bene. «E questa è la nostra speranza cristiana. Noi siamo coloro che credono che Dio è Padre: questa è la luce, non siamo orfani! Crediamo che Gesù è sceso in mezzo a noi: questa è la luce. Crediamo che lo Spirito Santo opera senza sosta nel mondo: questa è la speranza che ci ridesta ogni mattina. Crediamo che ogni affetto, ogni buon desiderio, ogni amore un giorno troveranno il loro compimento in Dio: e questa è la forza che ci spinge ad abbracciare la nostra vita di ogni giorno».

«In futuro, quando si scriverà la storia dei nostri giorni, che si dirà di noi?» ha chiesto il Papa. «Che siamo stati capaci di speranza, oppure che abbiamo messo la nostra luce sotto il moggio?».

«Portiamo nel mondo la luce del battesimo»

Francesco ha quindi ricordato un altro segno «molto bello» della liturgia battesimale: quando viene consegnata al battezzato, o ai genitori se è un bambino, una candela la cui fiamma viene accesa al cero pasquale. È questo un segno della lenta propagazione, persona per persona, della resurrezione di Gesù. «La vita della Chiesa è contaminazione di luce» ha scandito il Papa: «quanta più luce di Gesù c’è nella vita della Chiesa, più è viva la Chiesa».

Francesco ha insistito: «L’esortazione più bella che possiamo rivolgerci a vicenda è quella di ricordarci sempre del nostro battesimo. Quanti di voi si ricordano la data del proprio battesimo? Oggi, compiti da fare a casa: vai dal papà, dallo zio… e domandagli: qual è la data del mio battesimo? E non dimenticarla più. È la data della rinascita, della luce, nella quale siamo stati contaminati dalla Luce di Cristo». Noi siamo nati due volte, ha ricordato il Papa: «la prima alla vita naturale, la seconda nel fonte battesimale. Lì siamo diventati umani come mai lo avremmo immaginato». Ecco perché tutti quanti dobbiamo diffondere il profumo del crisma con il quale siamo stati segnati nel battesimo. «Che grazia quando un cristiano diventa veramente Cristoforo, portatore di Gesù nel mondo», soprattutto per coloro che stanno attraversando situazioni di lutto e di dolore. «Si capisce dalla luce che porta negli occhi», dalla voglia di ricominciare a volere bene anche se ha sperimentato molte delusioni. «Se saremo fedeli al nostro battesimo, diffonderemo la luce di speranza» ha concluso Francesco. E ha ribadito: «Ricordare la data del proprio battesimo. Grazie».

Anna Maria Brogi

© Avvenire, mercoledì 2 agosto 2017

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