Brunetta, situazione precaria
Se una precaria della pubblica amministrazione tenta di  rivolgere una domanda a un ministro della Repubblica, e questo ministro  si rifiuta di rispondere, potremmo limitarci a parlare di una caduta di  stile. Non certo di paura perché il ministro in questione, Renato Brunetta,  è noto semmai per il suo temperamento battagliero. Se però salta fuori  che non solo il ministro ha evitato il botta e risposta, ma non ha  nemmeno voluto ascoltare la precaria, più che nello stile noteremmo una  qualche carenza nella buona educazione. 
 
      Se poi si aggiunge un altro sgradevole codicillo, Brunetta che lascia il palco e se ne va tra i fischi,  verrebbe da dire un altro paio di cose. Primo, chi non ha paura non  scappa. Secondo, l’uomo di potere che tratta dall’alto la povera gente  non è un davvero esempio da imitare. Specie di questi tempi.     
 
      Premesso tutto questo, potrebbe trattarsi di un episodio minore,  generato magari da una serie di equivoci. “Il ministro non voleva... ,  non credeva che”..., ecc. Senonchè Brunetta, taciturno quando doveva parlare, ha aperto bocca, e con che tono, quando era meglio che se ne stesse in silenzio. “Siete  la peggiore Italia!”, ha detto alla precaria e, visto l’uso del  plurale, all’intera sua categoria. Frase debitamente riportata dai  giornali, secca quanto basta per eliminare l’ipotesi di malintesi o qui  pro quo. Brutte parole, proprio brutte.      
 
      Brunetta passa per un uomo spiritoso. E’  veneziano, erede di una grande tradizione politica. Sa dunque il cielo  cosa gli è passato per la mente quando si è comportato in quel modo  assurdo. Proprio in una fase che vede una sollevazione della gente  comune contro la classe politica, vedi elezioni e referendum, è montato  sul cavallo odioso, e alla fin fine autolesionista, dell’arroganza. 
 
      Lui, abituato a dibattiti cruenti e beffardi, fra praticoni che non  se la mandano a dire, volta le spalle al più innocuo degli  interlocutori, quel precario che non ha né rappresentanza né potere, e neanche uno stipendio sicuro.  Per lui, “la peggiore Italia!”. E ciò in un convegno romano dedicato,  ironia del titolo, alla Innovazione. Innoviamo così, signor Ministro?   
© Famiglia Cristiana, 15 giugno 2011
            