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Cei. Russo e Castellucci: politica non sia aggressiva e non dimentichi gli ultimi

Il segretario e il vicepresidente della Cei hanno illustrato ai media i lavori del Consiglio permanente, facendo il punto sul cammino sinodale, sull'attualità e sulla Settimana sociale di Taranto

La ripresa economica non deve far dimenticare che la forbice tra ricchi e poveri si allarga. La politica non sia fatta di attacchi personali, ma di argomentazioni e di rispetto per le persone. E per prevenire la tragedia dei morti sul lavoro occorrono controlli e fatti concreti. Sono alcuni dei temi emersi nel corso della conferenza stampa in cui è stato presentato il comunicato finale dei lavori del Consiglio permanente della Cei e si è tornato a fare il punto sul cammino sinodale avviato dalla Chiesa italiana. Un cammino, come ha spiegato il vicepresidente dei vescovi, monsignor Erio Castellucci, che non intende chiudere le porte a nessuno, nemmeno, ha detto rispondendo a una domanda, a membri delle comunità Lgbt.

La politica. Nel rispondere a una domanda sul caso Morisi, monsignor Castellucci ha detto: «Non entro nel merito della vicenda
specifica, ripeto che non si può fare politica aggredendo ma ragionando, bisogna porre sul tavolo questioni vere, senza attacchi personali ma con dati, argomentazioni, ragionamenti», «si deve recuperare questo confronto, anche duro, ma sempre rispettoso delle persone, delle idee altrui, in maniera costruttiva, credo che questo sia il futuro della politica». Anche la prossima scadenza elettorale, secondo il vicepresidente della Cei, deve spingere a fare questo salto di qualità. «Il fatto che ci sia una grande disaffezione soprattutto dei giovani alla politica - ha aggiunto a tal proposito l'arcivescovo di Modena-Nonantola - forse è dovuto anche alla mancanza di prospettive progettuali che vadano oltre al consenso elettorale».

E intatto sullo sfondo restano i problemi di sempre. «I vescovi - hanno sottolineato sia Castellucci, sia il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo - si fanno voce delle istanze che vengono dal territorio. E abbiamo raccolto da tutti la necessità che non esca dai radar della politica chi è più svantaggiato. Ascoltiamo molto la gente attraverso le nostre Caritas, che segnalano come stia aumentando il divario tra chi ha di più e chi resta indietro. Gli indicatori economici, che ora stanno tornano positivi, non colgono questo divario, dal momento che fanno media», hanno detto i due presuli.

No all'eutanasia, si alla vita. In risposta a una domanda sul referendum per che depenalizza l'omicidio del consenziente, monsignor Russo ha notato: «La Chiesa continuerà ad essere annunciatrice della vita che vale la pena di essere vissuta. Nel corso del Consiglio permanente – ha riferito il presule - è venuta fuori soprattutto la necessità di essere ‘pro vita’, non contro qualcuno, ma a servizio degli uomini e delle donne del nostro tempo». La Chiesa, ha quindi aggiunto, «continuerà ad essere annunciatrice della vita che vale la pena di essere vissuta e ad essere testimone dell’attenzione nei confronti di tutte le persone, contro l’eutanasia e la "cultura dello scarto" di cui ha parlato il Papa in modo deciso».

Il cammino sinodale. Nel corso della conferenza stampa è stato fatto anche il punto sulle diverse tappe dell'itinerario che la Chiesa italiana sta intraprendendo. Monsignor Castellucci ha ricordato che lo stile sinodale è patrimonio da tempo della Chiesa in Italia. E ha auspicato che le diverse fasi possano coinvolgere il maggior numero possibile di persone, non solo quelli che partecipano alle attività ecclesiali. «L'invito è rivolto a tutti, non solo ai credenti e ai cristiani». Quando poi gli è stato chiesto se fra i "tutti", sono compresi anche gli esponenti delle comunità Lgbt, il vicepresidente della Cei ha risposto: «La conformazione concreta dei gruppi verrà decisa caso per caso ma i gruppi saranno aperti a tutti, non si chiudono le porte a nessuno. È molto probabile, anzi anche auspicabile che in tutti i gruppi ci siano varie componenti anche di persone che per vari motivi si sentono fuori». Sicuramente «non si parte con dei gruppi targati - ha ribadito Castellucci -, ma con dei gruppi aperti a tutti, anche donne e giovani».

Mimmo Muolo

© Avvenire, giovedì 30 settembre 2021

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