
«Ecco lo sposo… Andategli incontro»
E la Chiesa, accogliendolo, lo offre a sua volta a Cristo suo Sposo, segno della sua unione indissolubile con Lui e della fedeltà del suo amore. Se questo mistero di amore è vero e affascinante ogni volta, quest’anno deve risplendere ancor più in tutta la sua bellezza ed efficacia.
L’Arcivescovo invita la nostra Chiesa diocesana a “vivere il nuovo anno liturgico con il cuore attento al Vangelo dell’amore nuziale che trova in Cristo e nella Santa Trinità l’origine e il fine della vocazione all’amore alla quale Dio chiama ogni donna e ogni uomo”. Dobbiamo viverlo non solo guardando alle famiglie, ma con il cuore e gli occhi delle famiglie, intercettando le loro gioie e speranze, le loro fatiche e stanchezze, le loro attese e domande, facendoci accompagnatori discreti e attenti, capaci di ascolto e nello stesso tempo annunciatori della Parola di un Amore “gratuito e potente”, “in uscita”, “accompagnato dalla misericordia”, “di risurrezione”, “pieno di bellezza”. Sono i titoli indicati dal Vescovo nelle varie tappe della traccia pastorale “Con il cuore di Dio. Famiglie in cammino” con la quale vuole accompagnare il cammino delle nostre comunità e delle nostre famiglie, durante questo anno pastorale scandito dall’anno liturgico e sempre caratterizzato dal metodo mistagogico. Il “mistero grande” dell’amore di Cristo per la Chiesa (cfr. Ef 5,32) sarà contemplato di continuo e in modo sempre nuovo nelle tappe della storia della salvezza che la Chiesa celebra nella liturgia, approfondisce nell’ascolto della Scrittura mediante la catechesi, per ispirare e orientare tutta l’esistenza, dando forma alla vita quotidiana di ciascuno.
Se la circolarità fedele dell’amore sponsale divino trova il suo compimento nel Mistero pasquale di Cristo, essa però inizia nel Mistero dell’Incarnazione di Dio che «esce come sposo dalla stanza nuziale» (Sal 18,6). Il Padre ha manifestato progressivamente il suo Amore, dichiarandosi più volte, attraverso i profeti, «creatore/sposo» che «gioisce per la sua sposa», la terra che, da «abbandonata e devastata», diventa suo «compiacimento», terra/umanità «sposata» (cfr Is 62,1-5), una storia di continua ricerca dell’amata da parte dell’Amato, cantata dal Cantico dei Cantici. Questa storia d’amore attraversa tutta la Storia della salvezza. Dalla Genesi all’Apocalisse, c’è come un unico arco nuziale che parte da Adamo ed Eva e giunge all’Agnello che è lo Sposo e alla Sposa celeste pronta all’incontro e alle nozze con lui. A queste nozze è chiamata tutta l’umanità. Da quando Dio ci chiama alla vita ci invita alle nozze con lui. Basta guardare la vita dei mistici, per i quali il punto più alto della loro ascesa è l’esperienza nuziale. Le nozze sono la settima stanza dell’esperienza mistica. Siamo stati rigenerati, siamo stati rivestiti di Cristo per diventare nello Spirito sposi di Cristo, uniti al mistero trinitario. (G. Mazzanti).
Nei tempi di Avvento e Natale, che aprono questo cammino, la Chiesa Sposa fa memoria della venuta di Cristo nella pienezza del tempo e contemporaneamente invoca, animata dallo Spirito, l’Avvento glorioso del suo Sposo, il desiderato, l’amato atteso e cercato, che è venuto, viene e verrà ad unire a sé in “una sola carne” la nostra umanità. Sentiremo rivolto a noi in questo tempo il grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!» (Mt 25,6) e con le lampade della nostra vita, alimentate dalla fede e dall’amore, andremo incontro al Cristo che viene, pieni di speranza.
Padre Mariano Magrassi diceva: «Il tema va preso con realismo… Al di là delle immagini è questa la realtà: Dio e l’uomo si uniscono così da formare un solo Cristo; Cristo e la Chiesa si uniscono così da formare un solo corpo; Cristo si unisce intimamente ad ogni credente, così da formare con lui “un solo spirito”. Tutto trova la sua spiegazione nelle “viscere” misericordiose del nostro Padre, che per l’amore eccessivo che ci porta, ci ha donato il suo Figlio inviandolo nel mondo, rendendolo solidale con la nostra carne di peccato, perché in lui potessimo rivivere». E sapientemente anche lui aggiungeva: «Questa dimensione mistica è necessaria per strappare la religione da quella zona di piatto moralismo o di stanca abitudine che la rende ostica a chi ha sete di autenticità. Non vediamo oggi dei cristiani andare alla scuola delle mistiche orientali? E non sarà proprio perché abbiamo privato la nostra fede di quella dimensione mistica in cui Bibbia e Liturgia concordemente la vedono immersa? Il cristianesimo è una festa di nozze, perché chiama l’uomo a una meravigliosa intimità con Dio, di cui quella nuziale è un’immagine».
Questo “mistero grande” di amore, come ha avvolto la vita di Maria e Giuseppe, ai quali in particolare guardiamo durante questa prima parte dell’anno, così illumina l’unione degli sposi domandando di farsi carne nella loro carne, sostiene e rafforza le famiglie chiedendo di abitare le loro case, cura le loro ferite accarezzandole con il balsamo di un amore gratuito e potente che scende dal cielo. “Ricordando sempre - come scrive mons. Cacucci - che per tutti (anche per chi non è chiamato alla vocazione matrimoniale) la coppia cristiana è segno e simbolo di quell’amore sponsale che Cristo ha per la Chiesa e quindi per ognuno di noi: in maniera unica e speciale. Per cui in Avvento (e sempre) sentiamoci realmente tutti desiderati; e chiamati a coltivare - nel Desiderato, Emmanuele - la bellezza dei nostri sogni e dei nostri desideri d’amore”.
A tutti e a ciascuno l’augurio di camminare insieme in una comunione pastorale sempre più autentica, sincera ed efficace. Entriamo nel tempo dell’Avvento, tempo di desiderio e di attesa, sostenuti dalla Vergine Maria. Lei è “già” quella sposa pronta per le nozze dell’Agnello, che la Chiesa vuole e deve diventare. Nel suo volto di Sposa e di Madre è adombrato il volto di un’altra sposa che siamo tutti noi. Presi per mano da Cristo sposo, maestro e guida, celebriamo nei misteri ed esprimiamo nella vita la bellezza di essere chiamati a diventare un cuor solo e un’anima sola.
Sac. Mario Castellano
Direttore Ufficio Liturgico Diocesano