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Corpus Domini anno A. “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”

Nell’eucaristia la vita di Cristo diventa nostra vita e noi diventiamo corpo di Cristo, sue membra viventi, per lo stesso soffio che è lo Spirito santo

La chiesa celebra oggi la festa del Corpus Domini, un’altra festa teologico-dogmatica, istituita nel XIII secolo per affermare la dottrina eucaristica contro quanti la interpretavano in modo non conforme alla chiesa romana. Il nuovo ordo liturgico ha mantenuto questa festa, che diventa così l’occasione per comprendere maggiormente il mistero grande dell’eucaristia e per adorare il corpo e il sangue del Signore, quel corpo che egli ha dato e quel sangue che ha versato per tutta l’umanità, avendola amata fino all’estremo (cf. Gv 13,1).

Il brano del vangelo secondo Giovanni proclamato nella liturgia è tratto dal capitolo 6, un intero capitolo dedicato al racconto della moltiplicazione dei pani, alle parole di Gesù che spiegano quell’evento e rispondono alle domande e alle contestazioni dei suoi ascoltatori. La pericope è breve ma densa, come emerge dalle cinque parole che in essa ricorrono a più riprese: mangiare (8 volte), bere/bevanda (4 volte), carne (6 volte), sangue (4 volte), vita/vivere (9 volte).

Ascoltiamo innanzitutto una dichiarazione di Gesù: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”. Gli ascoltatori sono rimandati da Gesù non a qualcuno o a qualcosa con carattere di grandezza, forza, sapienza, ma all’umile realtà del pane che ognuno mangia quotidianamente per sostentarsi e che molti devono cercare, a volte addirittura mendicare nella loro povertà. Il pane, questo cibo umile e semplice, ma che è il simbolo della vita, del cibo “necessario” per vivere: Gesù va proprio a questa realtà necessaria all’uomo, ma semplice e umile, per rivelare qualcosa di sé. Gesù dice che lui stesso è pane, un pane per la vita, un pane che non viene dagli uomini, che gli uomini non possono darsi, ma viene dal cielo, da Dio.

Sono parole che dobbiamo contemplare, non spiegare, perché non riusciamo ad accoglierle in pienezza. Se noi vogliamo vivere della vita vera, non solo della nostra vita biologica che va verso la morte, dobbiamo mangiare il pane che Gesù ci offre, se stesso. Tutta la sua vita, tutta la sua azione, tutte le sue parole, dalla nascita a Betlemme fino alla morte di croce, tutto è innestato nella vita del Figlio da sempre e per sempre nel seno del Padre, e perciò è vita eterna che viene offerta a noi, se siamo in ricerca, affamati di questa vita. Attenzione: questa vita non è solo vita divina, in vista di una divinizzazione, ma è anche la vita umana di Gesù, la vita da lui vissuta nella carne fragile e mortale che aveva assunto nascendo dalla vergine Maria. Quella vita umana vissuta per amore di noi uomini in questo mondo, vita di un uomo che l’ha spesa, consumata fino alla morte di croce, è per noi cibo di vita per sempre.

Anche noi, come quegli ascoltatori giudei, siamo perlomeno turbati di fronte a una tale affermazione: come è possibile che un uomo ci dia la sua carne come cibo? Questa è una follia! Eppure Gesù non ha paura di scandalizzare con un’affermazione così forte; anzi, commentandola la rende ancor più scandalosa: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”. Linguaggio duro, ma con il quale cerca di rivelarci che mangiare il pane eucaristico e bere al calice della benedizione è ricevere la realtà misteriosa (cioè nel mistero, nel sacramento) di Cristo, umanità trasfigurata nella resurrezione e vita divina del Figlio nel seno del Padre. Così nell’eucaristia la vita di Cristo diventa nostra vita e noi diventiamo corpo di Cristo, sue membra viventi, per lo stesso soffio che è lo Spirito santo. Questo è il “pane” che non si corrompe e che ci fa vivere per la vita eterna.

Non dobbiamo però dimenticarlo: tutto questo lo viviamo sacramentalmente, avendo davanti a noi pane spezzato e vino da bere. Ma il nostro occhio, se è abilitato dallo Spirito santo, discerne in quel pane e in quel vino il corpo e il sangue di Cristo. Noi ce ne cibiamo ed essi, entrati in noi, nel metabolismo eucaristico ci fanno diventare corpo del Signore. Questo è il grande mistero che noi innanzitutto adoriamo:

“la Parola si è fatta carne” (Gv 1,14) in Gesù;

la carne di Gesù si è fatta pane (cf. Gv 6,51);

il pane ci dà la vita eterna (cf. Gv 6,58).

 

Enzo Bianchi

© www.monasterodibose.it

 

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