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Eucaristia. Quel pane consacrato che abbraccia tutto l’universo e stringe a sé tutti i problemi dell’umanità

"L’Eucarestia al centro della vita dei cristiani" è il titolo della lettera-messaggio che l’arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha scritto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle consacrate, a tutti i fedeli di Cristo della sua comunità diocesana, la sera del 30 ottobre, prima di essere ricoverato all’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, a seguito della positività al Covid-19 riscontrata nei giorni precedenti. La pubblichiamo integralmente

La paura aiuta a rimettere alcune cose a posto…
Questa notte, in sogno, mi sono ritrovato nel tempo in cui, in Seminario, avevo come padre spirituale don Divo Barsotti. Egli mi insegnava a rivolgermi all’Onnipotente con queste parole fin dal mattino:

“O Dio, Tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco”.

Da quando sono in isolamento per la positività al Covid-19, ho la possibilità di comunicarmi ogni giorno nella mia camera, avendo portato una piccola pisside vicino alla porta della stanza. Era necessaria questa esperienza di malattia per rendermi conto di quanto siano vere le parole dell’Apocalisse in cui Gesù dice all’angelo della Chiesa di Laodicèa: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3, 20).

L’Eucarestia, soprattutto in questo periodo così difficile, non può essere lasciata ai margini delle nostre esistenze ma dev’essere rimessa, con ancora più forza, al centro della vita dei cristiani.

L’Eucarestia non è soltanto il Sacramento in cui Cristo si riceve – l’anima è piena di grazia e a noi è dato il pegno della gloria futura – ma è l’anima del mondo ed è il fulcro in cui converge tutto l’universo. In definitiva, l’Eucarestia è pro mundi salute, ovvero per la salvezza del mondo, e pro mundi vita, per la vita del mondo (Gv 6, 51).

Nell’Eucarestia Gesù rinnova e riattualizza il suo sacrificio pasquale di morte e resurrezione, ma la Sua presenza non si limita a un piccolo pezzo di pane consacrato. Quel pane consacrato trascende dallo stesso altare, abbraccia tutto l’universo e stringe a sé tutti i problemi dell’umanità, perché il corpo di Gesù è strettamente unito al corpo mistico che è tutta la Chiesa.

Non c’è situazione umana a cui non possa essere ricondotta l’Eucarestia.

Anche le vicende drammatiche che stiamo vivendo in questi giorni in Italia – come l’aumento della diffusione dell’epidemia, la grave crisi economica per molti lavoratori e per tante imprese, l’incertezza per i nostri giovani della scuola – non sono al di fuori della Santissima Eucarestia.

Mi ricordo che padre Turoldo ci insegnava queste cose con grande chiarezza. E più vado avanti negli anni, più cerco di sperimentarle e più le sento vere.

Non c’è consolazione, non c’è conforto, non c’è assenza di lacrime che non abbia il suo riferimento a Gesù Eucarestia.

Questo è un piccolo messaggio che voglio indirizzare ai miei preti, ai consacrati, ai giovani, alle famiglie e ai bambini dell’archidiocesi. Vorrei che in questo periodo di così grave sofferenza non sentissimo la croce come un peso insopportabile ma come una croce gloriosa. Perché la Sua dolce presenza e la Sua carezza nell’Eucarestia fanno sì che le braccia della croce diventino due ali, come diceva don Tonino Bello, che ci portano a Gesù.

Ritengo infatti, come scriveva Paolo, “che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi”. Con “impazienza” noi aspettiamo di contemplare il volto di Dio poiché “nella speranza noi siamo stati salvati” (Rom 8, 18.24). Pertanto,

è assolutamente necessario sperare contro ogni speranza, “Spes contra spem”.

Perché, come ha scritto Charles Péguy, la Speranza è una bambina “irriducibile”. Rispetto alla Fede che “è una sposa fedele” e alla Carità che “è una Madre”, la Speranza sembra, in prima battuta, che non valga nulla. E invece è esattamente il contrario: sarà proprio la Speranza, scrive Péguy, “che è venuta al mondo il giorno di Natale” e che “portando le altre, traverserà i mondi”.

(Perugia 30 ottobre 2020)

Gualtiero Bassetti

Arcivescovo di Perugia - Città della Pieve

Presidente Conferenza Episcopale Italina

© www.agensir.it, mercoledì 11 novembre 2020

 

L’augurio del Papa a Bassetti. “Forza, forza, forza!”

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Papa Francesco telefona al vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, mons. Marco Salvi, per informarsi in prima persona della salute del card. Gualtiero Bassetti, ricoverato in ospedale, in Terapia intensiva 2, dopo aver contratto il Covid-19, e di quella dello stesso Salvi, anche lui positivo ma asintomatico. Il Santo Padre incoraggia: “Forza, forza, forza!”

È un numero privato quello che fa squillare il cellulare di mons. Marco Salvi pochi minuti prima delle ore 19 di martedì 10 novembre. Il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve è in quarantena perché risultato positivo asintomatico al tampone fatto dopo la notizia del contagio del card. Gualtiero Bassetti.

Una voce che sembra familiare si qualifica dall’altro capo dello smartphone di don Marco: è Papa Francesco!

Fra le decine e decine di chiamate che arrivano ogni giorno al vescovo, è facile immaginare – ed è comprensibile – un po’ di incertezza e di titubanza. Ma durano solo qualche attimo, perché il Santo Padre incalza e chiede subito notizie sulla salute dello stesso mons. Salvi e del card. Bassetti.

Il bollettino medico ufficiale e quotidiano non è bastato al Papa, che ha voluto chiamare di persona, per capire se tra le righe della nota dell’ospedale perugino ci fosse uno spiraglio di miglioramento o qualche timido segnale positivo.

Nessun assistente o addetto di segreteria ad annunciare la chiamata del Pontefice, che – come noto – usa l’apparecchio telefonico con assoluta semplicità, spontaneità e immediatezza. Spesso per farsi sentire accanto alle persone semplici, con una parola di conforto diretta.

“Forza, forza, forza…”, ha ripetuto più volte Papa Francesco

al vescovo Marco come segnale di incoraggiamento da far giungere al cardinale. Il Santo Padre ha voluto mostrare la sua vicinanza nella preghiera e ha ringraziato il personale ospedaliero per il lavoro che sta facendo. Ha chiesto a mons. Salvi di far arrivare il messaggio al card. Bassetti, appena possibile.

Mostrando, così, una attenzione diretta e in prima persona nei confronti dell’arcivescovo della diocesi perugino-pievese.

In tutta Italia e in Umbria si continua a pregare per le condizione di salute del cardinale. Tanti i messaggi di vicinanza e di speranza che raggiungono la curia perugina, attraverso le vie più diverse. Nelle ultime ore, sembrano affiorare realmente dei segnali positivi dal reparto di terapia intensiva dove si trova ricoverato Bassetti, grazie all’efficacia di una cura antibiotica alla quale è stato sottoposto il cardinale.

Una speranza che va ancora affidata alla preghiera.

Daniele Morini

(Direttore “La Voce” – Umbria)

© www.agensir.it, mercoledì 11 novembre 2020