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Favorirebbero per denaro migrazioni e morti

Quelle incredibili accuse alle Ong

Adesso abbiamo capito, è tutta colpa delle ong impegnate nelle missioni di salvataggio nel Mediterraneo. Colpa loro se sono aumentati i morti, anzitutto. Colpa loro poi se i flussi continuano inarrestabili perché vanno addirittura a prendere i profughi dove altrimenti morirebbero, proprio davanti alle coste libiche, Colpa degli enti privati se i trafficanti subsahariani e nordafricani guadagnano somme da record. Perché garantiscono al pacchetto dei viaggi della speranza i salvataggi. È colpa loro se i trafficanti non vengono catturati: ostacolerebbero la cattura dei delinquenti non collaborando con le forze dell’ordine al momento degli sbarchi in porto.

E, già che ci siamo, come non sospettare che le ong prendano soldi degli stessi trafficanti per sostenere gli alti costi delle missioni (si arriva a 400mila euro al mese per alcune imbarcazioni)? E infine non ci viene il dubbio che abbiano connessioni con le coop che sfruttano il business dell’accoglienza? Così si spiegherebbe perché portino i migranti nei porti italiani e non in quelli più vicini. Provocazioni? No, una summa delle accuse che girano in rete (Daniela Fassini e Nello Scavo hanno preparato a pagina 10 una vera e propria 'operazione verità' per capire come stanno realmente le cose e difendersi dalle tante falsità o fake news, bufale, messe in giro anche con video ben confezionati). Che, però, trae linfa anche dalle accuse di organismi europei come Frontex. E da alcune dichiarazioni in buona parte distorte dai media del procuratore di Catania Zuccaro davanti alla commissione Schengen e che hanno spinto il senatore Latorre a proporre un’indagine parlamentare sull'impatto dell’attività delle ong nel Mediterraneo in relazione ai flussi.

Ora è tempo di fare un po’ di chiarezza. Il 2016 è stato l’anno record dei morti in mare con oltre 5.000 vittine, quest’anno in meno di tre mesi siamo già a quota 559. Anche il procuratore Zuccaro ha affermato che i morti aumentano da quando le ong operano nel Mediterraneo centrale. Vero, ma forse perché abbiamo iniziato a contarli, perché li 'scopriamo'. Ricordo che prima del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa la contabilità era tenuta dal blog Fortress Europe, mentre era tramite le telefonate dei disperati in mare a don Mosè Zerai e a pochi altri che si attivava la Guardia Costiera. Poi è venuta l’operazione Mare Nostrum e si sono accesi i riflettori sulla 'tomba liquida'. Come si fa a sostenere che la colpa è delle navi che vanno a soccorrere canotti stracarichi? Pochi giorni fa in una intervista al Corriere il capo di Eunav for, la missione navale europea, l’ammiraglio Credendino, avvertiva che gli sbarchi sarebbero aumentati in queste settimane perché saremmo alla vigilia di un giro di vite da parte delle autorità libiche.

E ieri in un’intervista ad Avvenire Regina Catrambone, che con il marito ha fondato l’ong Moas nel 2014, spiegava che prima di intervenire segnalano sempre le posizioni delle barche in panne alla Guardia costiera che li segue in tutti i passaggi. Compreso l’arrivo in porto, che è quello indicato dalle autorità marittime italiane ed è quello più sicuro – come previsto dal diritto internazionale marittimo – non quello più vicino. Del resto mai sentito – attendo smentite – di navi militari italiane che abbiano portato migranti in Tunisia... Qual è allora il senso di una indagine parlamentare e di accuse basate solo su sospetti? Non vorremo che si puntasse – come sostenuto in diverse cancellerie – a impedire cinicamente di salvare donne, uomini e bambini, perché con qualche morto in più ci si illude di spaventare i disperati in fuga da guerre e miseria. Forse i senatori potrebbero invece utilmente indagare su chi protegge i trafficanti lungo le rotte sahariane e sulle coste nordafricane. Ad esempio, dirci perché l’Egitto ha negato l’estradizione di uno di questi criminali mentre ad Alessandria ci risulta che 10mila profughi siano pronti a partire.

E gli altri trafficanti? Li coprono le ong? Secondo ricostruzioni e denunce pare che in Libia i boss indossino addirittura la divisa della guardia costiera tripolina, addestrata e finanziata con soldi pubblici. Mentre le missioni in mare delle ong sono pagate da privati attraverso donazioni. Si indaghi pure, ma davvero si pensa che Croce Rossa, Emergency, Medici senza frontiere prendano soldi dai criminali o da coop deviate, tipo 'mafia capitale'? Per intanto, però, sarebbe opportuno da parte di certi pubblici ufficiali, se non il silenzio, quantomeno un po’ più di cautela. Per non alimentare le parole d’odio in rete e le speculazioni della brutta politica. Ce ne sono già fin troppe.

Paolo Lambruschi

© Avvenire, domenica 26 marzo 2017

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