Francesco e l'importanza della preghiera, perché l'uomo è un "mendicante di Dio"
La preghiera “è come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”. E con il grido di Bartimeo, il mendicante cieco di Gerico che nel Vangelo di Marco sente arrivare Gesù e lo chiama più volte, invocando la sua pietà, Papa Francesco apre il nuovo ciclo di catechesi sul tema della preghiera. Dopo le riflessioni sulle otto Beatitudini, nell’udienza generale di oggi, sempre senza fedeli e dalla Biblioteca del Palazzo apostolico per le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19, il Papa sceglie Bartimeo - che vi confesso, dice, “per me è il più simpatico di tutti” - come primo esempio di uomo che prega perché “è un uomo perseverante” che non rimane in silenzio anche se la gente gli dice che implorare è inutile". E alla fine, ricorda Francesco, “ha ottenuto ciò che voleva”.
La preghiera, respiro della fede
La preghiera, esordisce il Pontefice, “è il respiro della fede, è la sua espressione più propria”. E analizza l’episodio evangelico che ha per protagonista il “figlio di Timeo”, che mendica al bordo di una strada alla periferia di Gerico. Bartimeo sente dire che Gesù sarebbe passato di là e fa di tutto per poterlo incontrare. “Tanti volevano vedere Gesù – aggiunge Francesco - anche lui”. Così, commenta, “entra nei Vangeli come una voce che grida a squarciagola”. Nessuno lo aiuta ad avvicinarsi al Signore, così comincia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”.
La testardaggine tanto bella di chi cerca una grazia
Le sue urla danno fastidio, e molti “gli dicono di tacere”, ricorda Francesco. “Ma Bartimeo non tace, anzi, grida ancora più forte”. E’, commenta a braccio, “Quella testardaggine tanto bella di coloro che cercano una grazia e bussano, bussano alla porta del cuore di Dio”. E chiamando Gesù “Figlio di Davide”, Bartimeo riconosce in lui “il Messia”. E’, sottolinea il Pontefice, “una professione di fede che esce dalla bocca di quell’uomo disprezzato da tutti”. E Gesù lo ascolta. La preghiera di Bartimeo “tocca il cuore di Dio, e si aprono per lui le porte della salvezza. Gesù lo fa chiamare”.
La potenza della fede attira la misericordia di Dio
Viene portato davanti al Maestro, che “gli chiede di esprimere il suo desiderio” e questo è importante, commenta il Papa “e allora il grido diventa domanda: ‘Che io veda di nuovo!’”. Alla fine Gesù gli dice: “Va’, la tua fede ti ha salvato”.
Riconosce a quell’uomo povero, inerme, disprezzato, tutta la potenza della sua fede, che attira la misericordia e la potenza di Dio. La fede è avere due mani alzate, una voce che grida per implorare il dono della salvezza.
La fede è protesta contro una pena che non capiamo
Il Catechismo, ricorda Papa Francesco, afferma che “l’umiltà è il fondamento della preghiera”, nel numero 2559. La preghiera infatti nasce dalla terra, dall’humus, da cui deriva “umile”, “umiltà” e “viene dal nostro stato di precarietà, dalla nostra continua sete di Dio”, cita ancora Francesco. Che aggiunge: “La fede è grido, la non-fede è soffocare quel grido”, una specie di “omertà”.
La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati. La fede è speranza di essere salvati; la non-fede è abituarsi al male che ci opprime.
Bartimeo, l'esempio di un uomo perseverante
Il Pontefice spiega così la scelta di iniziare a parlare di preghiera “con il grido di Bartimeo, perché forse in una figura come la sua c’è già scritto tutto”. Infatti Bartimeo “è un uomo perseverante”, che davanti a chi “spiegava che implorare era inutile”, “non è rimasto in silenzio. E alla fine ha ottenuto ciò che voleva”.
Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Una voce che esce spontanea, senza che nessuno la comandi, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù, soprattutto quando ci troviamo nel buio: “Gesù, abbi pietà di me! Gesù abbi pietà di tutti noi!”.
Il grido silenzioso nel cuore dell'uomo, "mendicante di Dio"
Ma forse, conclude Papa Francesco, “queste parole, non sono scolpite nell’intero creato?”, che “invoca e supplica perché il mistero della misericordia trovi il suo compimento definitivo”. Infatti, ricorda, “non pregano solo i cristiani” ma tutti gli uomini e le donne, e, come afferma san Paolo nella Lettera ai Romani, “l’intera creazione” che “geme e soffre le doglie del parto”. E’ un “grido silenzioso, che preme in ogni creatura ed emerge soprattutto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è un “mendicante di Dio”, bella definizione, commenta in chiusura Francesco, che si trova nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
No allo sfruttamento, sì alla dignità dei braccianti agricoli
Prima dei saluti in italiano, il Pontefice fa proprio l’appello dei “braccianti agricoli, tra cui molti immigrati, che lavorano nelle campagne italiane” e che “purtroppo tante volte vengono duramente sfruttati”. E’ vero, commenta, “che c’è crisi per tutti, ma la dignità delle persone va sempre rispettata”, e invita quindi “a fare della crisi l’occasione per rimettere al centro la dignità della persona e del lavoro”.
Supplica alla Madonna del Rosario: Dio conceda pace al mondo
Poi Papa Francesco ricorda che dopo domani, venerdì 8 maggio, al Santuario di Pompei si eleverà “l’intensa preghiera della Supplica alla Madonna del Rosario”, ed esorta tutti “ad unirsi spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione della Vergine Santa, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero”. Esorta infine i fedeli italiani a porsi “con fiducia sotto la materna protezione di Maria” con la certezza “che Ella non vi farà mancare il suo conforto nell’ora della prova”.
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
© www.vaticannews.va, mercoledì 6 maggio 2020