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Giovedì Santo in classe: il caso Friuli

Per il calendario regionale non sarà più festivo. «Farò obiezione di coscienza», avverte una professoressa

Lezioni finite, nelle scuole si programma il prossimo anno. Con una novità. Con il calendario varato dalla Regione Friuli Venezia Giulia per il 2016/2017, le vacanze pasquali non iniziano, come da consuetudine, il Giovedì Santo, ma il venerdì. Il primo giorno del triduo pasquale, dunque, tutti sui banchi o dietro la cattedra. La prima campanella suonerà lunedì 12 settembre, l’ultima il 14 giugno, per un totale di 207 giorni; nelle scuole dell’infanzia, statali e paritarie, si proseguirà fino al 30 giugno. La Regione che rinuncia al Giovedì Santo, suggerisce vacanze da lunedì 27 febbraio a mercoledì 1° marzo 2017, per la conclusione del Carnevale. Protestano tanti genitori ed insegnanti.

«La Regione ha tolto la festività al primo giorno del Triduo pasquale – obiettano i triestini Edoardo Chicco e la moglie Ester Lenardon, 6 figli, lei insegnante di religione –. Non vorremmo, a questo punto, che ci togliessero anche la vigilia di Natale. È stata una svista o forse piuttosto si tratta di un’ulteriore prova di deriva cristianofobica?». «Da cristiana e insegnante credo che la soppressione di feste religiose non sia un buon segno di salute per una società democratica», aggiunge la signora Ester. Che avverte: «Comunque vada a finire, quel Giovedì Santo io e i nostri figli resteremo a casa per prepararci alla Santa Pasqua». Sorpresa, in Regione, per… la sorpresa. «Assolutamente nessuna intenzione di comprimere gli spazi della sfera religiosa, in particolare quella cristiana. Lo dimostra la recente l’approvazione di una legge regionale, di iniziativa della Giunta, che introduce, andando incontro anche a richieste del mondo cattolico, giorni di festività obbligatorie per le attività commerciali.

Con piena consapevolezza, ed è il Friuli Venezia Giulia a farlo, si legifera per garantire il riposo festivo, e alcune di queste chiusure obbligatorie coincidono con grandi feste religiose della cristianità: Santo Stefano, Pasqua e Lunedì dell’Angelo. Le esigenze della famiglia e dei lavoratori non sono state sacrificate a considerazioni economiciste. Le scuole sono state lasciate libere di decidere il proprio orario scolastico. Ma non c’è nessun obbligo né indirizzo specifico: il Giovedì Santo può essere scelto come giorno di vacanza, senza essere in alcun caso imposto». La Regione ribadisce dunque che «è massimo il rispetto verso la pratica religiosa: la sensibilità e gli usi consolidati guideranno le scelte delle scuole». Don Giancarlo Brianti è il coordinatore degli uffici diocesani del Friuli Venezia Giulia per l’insegnamento della religione a scuola.

Non nasconde la sorpresa, neppure lui, «perché da sempre le vacanze pasquali iniziano il giovedì» e, quindi, non ha senso che la Regione lasci all’autonomia scolastica una decisione nel merito, quando addirittura indica in tre giorni le vacanze di carnevale. «Se un istituto blinda il giovedì santo a lezione, devono fare obiezione di coscienza i sacerdoti insegnanti, che proprio nel Giovedì del triduo pasquale celebrano la loro vocazione e rinnovano le promesse al proprio vescovo, o i professori laici o gli studenti che intendono partecipare alle liturgie del Giovedì mattina?». Don Brianti, che è anche parroco a Udine con un oratorio frequentato tutto l’anno da centinaia di ragazzi, in gran parte stranieri (e parecchi musulmani) ricorda, fra l’altro, che non tutte le famiglie possono permettersi la settimana bianca a conclusione del carnevale e che i genitori che lavorano sono costretti a lasciare i figli in oratorio.

«Non riesco a capire il senso di una calendarizzazione come questa – ammette Bruno Forte, presidente regionale della Fism ed ex direttore regionale della Scuola –, che contraddice la tradizione storica e sembra rispondere solo ad esigenze di carattere economico, specificatamente delle imprese turistiche». Per lo scrittore Mauro Corona, friulano di Erto e Casso, laico e credente «a modo mio», come si definisce, il calendario sembra quasi barattare il carnevale con il giovedì santo. «Mi ostino a ritenere, trattandosi di scuole, che si sia trattato di una semplicistica sottovalutazione, ancorchè grave, perché anche sul piano culturale, non solo su quello religioso, il Giovedì prepara ad un evento di straordinaria umanità come quello della crocifissione del venerdì e, soprattutto, all’evento della speranza, per tutti gli uomini: la Resurrezione ». Meglio consentire ai giovani - si chiede il romanziere - una giornata di divertimento, il carnevale, che una di riflessione sulla condizione umana?

Francesco Dal Mas

© Avvenire, 18 giugno 2016