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I vescovi belgi: preghiamo per le vittime

Campane a morte in tutto il paese e l'invito ad osservare un minuto di silenzio.

I vescovi del Belgio esprimono la loro "costernazione" per gli attacchi a Bruxelles. "I vescovi - fa sapere il direttore dell'ufficio stampa della Conferenza episcopale belga, padre Tommy Scholtes - condividono l'angoscia di migliaia di viaggiatori e le loro famiglie, gli addetti all'aviazione e le equipe di soccorso che si ritrovano ancora una volta in prima linea. Affidano alla preghiera tutta questa nuova situazione drammatica, in particolare le vittime". La Conferenza episcopale fa inoltre sapere che i cappellani dell'aeroporto sono tutti al servizio.

Il Belgio oggi si chiude nel silenzio e nella preghiera. Alle 12 le campane di tutte le Chiese e cappelle del Paese suoneranno a morto come segno di profonda tristezza ma anche di speranza. Dopo gli atroci attentati di ieri mattina a Bruxelles, i vescovi del Belgio chiedono a tutti i fedeli di osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime questo mercoledì alle 12. E dopo questo tempo di silenzio i vescovi chiedono anche che le campane di tutte le Chiese e di tutte le cappelle del Belgio suonino a morte per qualche minuto come segno di una “profonda tristezza” e al tempo stesso come segno di “speranza”. “Vogliamo fare nostre – scrivono i vescovi – le parole della preghiera di San Francesco di Assisi: ‘Fai di noi strumenti della tua pace'”.

© Avvenire, 23 marzo 2016

 

Gli attentati di Bruxelles

 

Galantino: contro il fanatismo una politica di integrazione

 

“Al dolore per le vittime e alla solidarietà con i famigliari si unisce la nostra ferma condanna, come Vescovi italiani, per questi attentati, che contribuiscono ad accrescere a tutti i livelli un clima di insicurezza e di paura": sono le parole di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a proposito del tragico attentato di questa mattina a Bruxelles.

"Questa tragedia ci ricorda tristemente come non ci siano posti sicuri e al riparo dal fanatismo, di qualsiasi matrice esso sia. In questi momenti tutti – non solo chi ha responsabilità di governo – ci chiediamo cosa fare, come reagire, come difenderci. Certamente vanno confermate e rafforzate le misure di sicurezza già in atto. Nel contempo, però, siamo convinti che esse da sole non possano risolvere ragionevolmente ed efficacemente questo dramma, come non potranno farlo le politiche di chiusura, i muri, il filo spinato. In un momento tanto difficile dobbiamo tutti riflettere e intraprendere strade nuove, prima fra tutte quella dell’integrazione sociale e culturale, almeno per quanti si rendono disponibili".

"Come Vescovi - conclude Galantino - riteniamo che sia questa la sfida che ci attende, convinti che da qui debba partire la reazione di tutti rispetto a questa “guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita Papa Francesco".

© Avvenire, 23 marzo 2016

 

L'attentato

 

Strage di Bruxelles, Bagnasco: vuoto culturale

 

“Questi episodi così drammatici denunciano una carenza e un vuoto culturale molto grave che la nostra Europa ha creato: vuoto d’ideali, valori autentici, alti che diano senso alla vita delle persone senza lasciarsi suggestionare da ideologie turpi, atroci e barbare come queste che in animi vuoti, fragili possono suscitare un certo influsso e una suggestione malefica”. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000 commentando gli attentati di Bruxelles.

“L’Europa – ha aggiunto il cardinale - dovrebbe riflettere molto di più su questi episodi così tragici che sembrano non terminare. Riflettere non solo in termini di difesa e prevenzione ma anche in termini culturali”. Il terrorismo, ha sottolineato Bagnasco, “porta una sfida a tutta la civiltà occidentale che deve fare le sue riflessioni nei rapporti con le altre culture e civiltà perché l’Europa non è il centro del mondo, deve rivedere il proprio modo di vivere dal punto di vista morale e spirituale. Senza un forte impianto di valori autentici anche i beni materiali non hanno nessun significato e le altre culture esterne all’Europa questo lo sentono e magari reagiscono in modo inaccettabile e barbaro”. “Non penso che questi fatti così gravi – ha concluso Bagnasco - siano strettamente legati ai processi migratori perché se guardiamo all’afflusso di questa povera gente affamata, disperata, insicura e spaventata mi sembra che questo sia un altro spettacolo. Certamente l’Europa deve essere estremamente vigile".

© Avvenire, 22 marzo 2016

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