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Il cardinale Bassetti a Famiglia Cristiana: «L'eutanasia è una sconfitta dell'umano»

«Ci sono temi che non possono essere risolti a colpi di maggioranza o minoranza politica. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore»

«No all’eutanasia: rappresenta una sconfitta di ciò che è umano. Si applichi, invece, la legge su cure palliative e terapia del dolore». Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana, ragiona di Sinodo difendendo la vita: lo fa in un passaggio di una lunga intervista che Famiglia Cristiana pubblica nel numero da domani in edicola.

Tra sabato 9 e domenica 10 ottobre la Chiesa universale, spronata da papa Francesco s’è messa in cammino per cercare di individuare i modi più efficaci di annunciare il Vangelo nella società di oggi, ferita dalla pandemia e dalla crisi. Il 17 tocca alle varie diocesi del mondo. Come vivranno questo periodo vescovi, parrocchie e comunità del nostro Paese? «Il Sinodo dei vescovi non è semplicemente un compito da realizzare, ma è una grande occasione per ascoltare, incontrare e dialogare con ogni uomo e ogni donna. Sarà il segno concreto di quella “Chiesa in uscita”, tanto cara a papa Francesco. Certo, la dimensione sinodale richiede pazienza e umiltà. È qui che noi desideriamo collocarci. È questo il tipo di cammino che vogliamo compiere, sulle orme del Concilio, facendo nostre le “gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi” come si legge nella Gaudium et Spes ».

Di sfondo, in questi giorni, il dibattito sull’eutanasia oggetto di un referendum per cui si sono raccolte firme…  «Una cosa che mi rattrista è l’approccio “semplificato” su alcune questioni vitali», puntualizza il cardinale Bassetti. «Ci sono temi che non possono essere risolti a colpi di maggioranza o minoranza politica, né tantomeno essere affrontate in termini ideologici. Mi piacerebbe che si affrontassero temi simili nella prospettiva coraggiosa della solidarietà: aiutare, sostenere e accompagnare chi vive situazioni esistenzialmente impegnative. Come ho avuto modo di dire nell’introduzione all’ultima sessione del Consiglio episcopale permanente: “È necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali”. C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore».  

Luciano Regolo

© www.famigliacristiana.it, venerdì 15 ottobre 2021

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