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Il Papa: «La pace, dono e impegno da costruire»

«La pace è il bene per eccellenza da invocare come dono di Dio e, al tempo stesso, da costruire con ogni sforzo». Il Papa nella Giornata mondiale della pace denuncia come il mondo sia «ancora segnato da focolai di tensione causati da crescenti diseguaglianze tra ricchi e poveri». E Napolitano scrive un messaggio al Papa: chi governa si faccia guidare dal bene comune

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"Buon anno a tutti" a  "ogni uomo e a ogni donna", con per tutti la "benedizione di Dio". Li fa il Papa nel primo Angelus del 2013 e nei saluti, "con gratitudine" formula "i migliori auspici al presidente della Repubblica italiana e all'intera Nazione". Auguri in un clima festoso, davanti alla piazza gremita di alcune decine di migliaia di persone, tra cui i ragazzi di Taizè, i marciatori di pace, e i giovani che hanno vegliato tutta la notte in piazza San Pietro. 

"Gli  operatori di pace - ha commentato il Papa - non fanno rumore", sono invece coloro che quotidianamente cercano di vincere il male con il bene, con il lavoro onesto e ben fatto, con la ricerca scientifica al servizio della vita, con le opere di misericordia corporale e spirituale". Sono quel "lievito nella pasta" che fa "crescere l'umanità secondo il disegno di Dio". 

Subito prima, nella Messa in basilica Papa Ratzinger ha ricordato che la pace è "dono da invocare" e obiettivo "da costruire", in un mondo segnato da tensioni, terrorismi, disuguaglianze tra ricchi e poveri, individualismi, capitalismo finanziario sregolato e terrorismo. E negli eventi della storia, ha suggerito, non bisogna né agitarsi nè scomporsi, ma prendere esempio dalla madre di Gesù, e vivere nella "pace interiore".
 
Papa Ratzinger celebrava la Messa di Capodanno, quando la chiesa festeggia la Giornata mondiale della pace, davanti a fedeli, cardinali, vescovi e ambasciatori accreditati presso la Santa Sede: anche attraverso questi diplomatici passa la consegna alle autorità istituzionali e politiche del mondo la del messaggio papale per la giornata della pace. A loro guardano idealmente i marciatori di pace, ricordando che nel mondo ci
sono ancora 18 conflitti sanguinosi. 

Per la diagnosi su ciò che impedisce la pace Benedetto XVI ha usato il testo del messaggio, pubblicato in dicembre, mentre per gli atteggiamenti con cui affrontare questi ostacoli ha raccomandato la interiorità. Significativamente anche ieri sera, nel Te Deum di fine anno nella basilica di San Pietro, Papa Ratzinger aveva insistito sulla necessità di non fermarsi alla "superficie" della realtà, di non vedere solo le "notizie", ma meditare, riflettere, per giungere alla "coscienza", da cui nasce la "speranza". E la speranza del cristiano, aveva spiegato, è viva anche di fronte al "male", quel male che più rumore del bene. Lo stesso concetto ripreso all'Angelus, mentre ieri, alla fine dell'anno civile, Benedetto XVI aveva ricordato che "il cristiano è un uomo di speranza, anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c'è nel mondo e che non dipende dal progetto di Dio ma dalle scelte sbagliate dell'uomo".

 

IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO AL PAPA
"Non posso non raccogliere il suo appello, Santità, al dovere, per tutti coloro che sono investiti di pubblici poteri, di farsi guidare dal bene comune e dall'interesse collettivo". Lo scrive Giorgio Napolitano in un messaggio a Papa Benedetto XVI in cui esprime apprezzamento per il discorso del Papa per la Giornata mondiale della pace. "In un contesto, domestico e internazionale, investito dalle gravi conseguenze della crisi economica e finanziaria, è imprescindibile un alto richiamo alle responsabilità e al ruolo delle istituzioni". Lo scrive il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio al Papa Benedetto XVI. "Spetta ad esse fornire gli strumenti a sostegno della famiglia e per la promozione della solidarietà sociale. Spetta ad esse far sì che il diritto al lavoro, e a un lavoro dignitoso, venga pienamente tutelato, come preteso dalla Costituzione italiana che lo riconosce come elemento fondante della nostra forma di Stato", scrive ancora Napolitano.

© Avvenire, 1 gennaio 2013

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