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Il Papa: «Vi prego in ginocchio mafiosi, convertitevi»

"Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti oggi - ha detto papa Francesco concludendo il suo discorso all'incontro con i familiari delle vittime della mafia nella chiesa romana di San Gregorio VII - ai protagonisti assenti, agli uomini e alle donne mafiosi: per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male".

"Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti oggi - ha detto papa Francesco - ai protagonisti assenti, agli uomini e alle donne mafiosi: per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male". Così Francesco ha concluso la veglia di preghiera con i parenti delle vittime della mafia, nella chiesa romana di San Gregorio VII.

Il Papa ha voluto ribadire l'appello che fece Giovanni Paolo II nel 1993 nella Valle dei Templi, ad Agrigento. "Convertitevi - ha proseguito con voce sommessa ma ferma -. Lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità".

"Il potere - ha detto Francesco - il denaro che voi avere adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all'altra vita".

"Convertitevi - ha ripetuto -. Ancora c'è tempo per non finire nell'inferno: è quello che vi aspetta se continuate su questa strada". "Voi avete avuto un papà, una mamma" pensate a loro, piangete un pò e convertitevi!".

Parlando invece ai tanti presenti. Commossi e al tempo stesso felici dell'incotntro con il Papa, Francesco ha detto: "Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo. Vorrei pregare con voi: lo faccio di cuore per tutte le vittime delle mafie"

"Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c'è stato un delitto che non ha avuto pietà neanche per un bambino", ha quindi aggiunto, ricordando il piccolo Domenico. "Preghiamo tutti quanti - ha detto ancora il Pontefice - per avere la forza di andare avanti, di non scoraggiarci ma di continuare al lottare contro la corruzione".

"E questo - ha proseguito il Pontefice nella sua riflessione - deve partire da dentro, dalle coscienze, in modo da risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi e prenda il posto dell'inequità". "Su di voi - ha aggiunto Bergoglio - sentite fortemente questa speranza e voglio condividerla con voi, dirvi che vi sarò vicino anche questa notte e domani a Latina: vicino a voi in questo cammino che richiede speranza, tenacia e perseveranza".

La data scelta per questo appuntamento non è casuale: è stata scelta perché è la vigilia della diciannovesima Giornata della memoria e dell'impegno, promossa dalla Fondazione Libera di don Luigi Ciotti e da altre associazioni in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

"È una giornata per tutti noi molto importante come lo sarà anche quella di Latina e in cui come parenti delle vittime di mafia daremo tutti insieme la nostra testimonianza. Ciò che chiediamo sono verità, giustizia e la solidarietà nazionale". Ha detto Flora Agostino, di Palermo, che quando aveva 18 anni perse il fratello maggiore Antonio, ucciso dalla mafia insieme alla moglie diciannovenne. La signora Agostino ha partecipato con altri 900 familiari alla veglia organizzata da Libera con Papa Francesco alla chiesa Gregorio VII.

Alla domanda se la figura di Papa Francesco aiuterà le vittime di mafia, la donna ha replicato: "Sì, spiritualmente e moralmente tantissimo, quando abbiamo saputo che ci avrebbe incontrato la maggior parte di noi familiari ha pianto. Papa Francesco è uno di noi, diciamolo, è una cosa stupenda". "L'impulso che ci aspettiamo che Bergoglio dia - ha aggiunto - è che l'intero Paese prenda coscienza delle mafie, una coscienza che i familiari tengono in gran voce".

A Roma sono Arrivati da tutta Italia 700 familiari delle vittime delle mafie in rappresentanza di circa 15.000 persone che hanno subito il dolore della perdita di un loro caro per mano della violenza mafiosa. La veglia di preghiera, presieduta dal Papa, vede presenti i familiari accompagnati dai rappresentanti territoriali di Libera, dai referenti di alcune delle 1600 associazioni aderenti e dai rappresentanti istituzionali che hanno confermato la loro partecipazione.

Sabato 22 marzo invece, per le vie di Latina, si ritroveranno, in un grande abbraccio ai familiari, migliaia di persone, soprattutto giovani, provenienti da tutta Italia che dopo il corteo e la lettura dei nomi dal palco, si fermeranno a ragionare insieme all'interno dei 25 seminari, laboratori e spettacoli sui temi della legalità e dell'impegno civile contro le mafie.

"Per i familiari delle vittime innocenti delle mafie l'incontro con papa Francesco è un dono", ha dichiarato don Ciotti, presidente di Libera, sottolineando che "sarebbe bello che il 21 marzo diventasse istituzionalmente per tutti gli italiani" ciò che è per i familiari delle vittime, e cioè "il giorno in cui i loro cari, in tante città d'Italia, vengono chiamati per nome, uno a uno, in un appello rivolto alle coscienze di tutti".

© Avvenire, 21 marzo 2014

 

Ai mafiosi: convertitevi, smettete di fare il male!

Il testo del Discorso del Papa

Cari fratelli e sorelle,
grazie di avere fatto questa tappa a Roma, che mi dà la possibilità di incontrarvi, prima della veglia e della “Giornata della memoria e dell’impegno” che vivrete stasera e domani a Latina. Ringrazio Don Luigi Ciotti e i suoi collaboratori, e anche i Padri Francescani di questa parrocchia. Saluto anche il vescovo di Latina, Mons. Crociata, qui presente. Grazie, Eccellenza.

Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo… E questo deve partire da dentro, dalle coscienze, e da lì risanare, risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi, e prenda il posto dell’inequità. So che voi sentite fortemente questa speranza, e voglio condividerla con voi, dirvi che vi sarò vicino anche questa notte e domani, a Latina – pur se non potrò venire fisicamente, ma sarò con voi in questo cammino, che richiede tenacia, perseveranza.

In particolare, voglio esprimere la mia solidarietà a quanti tra voi hanno perso una persona cara, vittima della violenza mafiosa. Grazie per la vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti, per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani!

Vorrei pregare con voi – e lo faccio di cuore – per tutte le vittime delle mafie. Anche pochi giorni fa, vicino a Taranto, c’è stato un delitto che non ha avuto pietà nemmeno di un bambino. Ma nello stesso tempo preghiamo insieme, tutti quanti, per chiedere la forza di andare avanti, di non scoraggiarci, ma di continuare a lottare contro la corruzione.

E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! E noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso, non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità.

Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. E’ quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi.
Preghiamo insieme la nostra Madre Maria che ci aiuti: Ave Maria…

© Avvenire, 21 marzo 2014

 

Per i mafiosi parole e segni che contano

Le parole e i segni contano molto per i mafiosi. Soprattutto certe parole e certi segni.

Per questo, come hanno sottolineato ieri in molti, le parole di Papa Francesco e i segni della veglia di preghiera coi familiari delle vittime innocenti di tutte le mafie, sono di quelli che contano davvero. Anche per i mafiosi. E che resteranno.

Quel “convertitevi ve lo chiedo in ginocchio” che ricorda l’appello di Paolo VI alle Brigate rosse. Quel cambiate vita, c’è ancora tempo per non finire all’inferno” che evoca il grido di Giovanni Paolo II nella valle dei templi. Quel rivolgersi “agli uomini e alle donne mafiose”.

Ma anche quel ringraziare i familiari “per la vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi”. È il riconoscimento del lungo lavoro di Libera e del suo fondatore don Luigi Ciotti, quel cammino al fianco di tante persone, per trasformare il dolore in impegno, la memoria in cambiamento.

“Giornata della memoria” nel primo giorno di primavera, quando il seme muore per far nascere il fiore. Come il seme di don Peppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra proprio venti anni fa, la cui stola è stata indossata dal Papa per la benedizione finale. Un segno altamente simbolico, don Peppe ucciso dai killer mentre stava per celebrare la messa ricordato dal Papa, con questo gesto simbolico, in un momento di preghiera.

Come i volti, le mani, il cuore che i familiari hanno offerto al Papa assieme alla volontà del cambiamento. Per un giorno protagonisti, in realtà protagonisti tutta vita. Portando nel Paese parole e segni di speranza. Quelli che i mafiosi temono. Oggi, dopo l’abbraccio e la fermezza del Papa, ancora di più.

Toni Mira

© Avvenire, 21 marzo 2014

 

Giovanni Paolo e Benedetto ai mafiosi

Prima di Francesco

Mafiosi «convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio!». Era il 9 maggio 1993 quando il beato Giovanni Paolo II pronunciò queste parole nella piana di Agrigento. Solo un anno prima la mafia uccise i giudici Falcone e Borsellino. «Dio ha detto una volta: non uccidere – dichiarò il Papa –. Non può l’uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio».

È il 3 ottobre 2010 quando Papa Benedetto XVI, nel corso della sua visita a Palermo, esorta i giovani siciliani: «Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo».

© Avvenire, 21 marzo 2014

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