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Il Patriarca ecumenico Bartolomeo: “usciremo da questa prova” con una maggiore consapevolezza del dono della vita

Prego che emergiamo da questa crisi avendo vissuto il "buon mutamento", avendo capito il potere della comunione con Dio e avendo apprezzato il valore dei doni divini della salute e della vita, del sacrificio e della rinuncia dei diritti individuali per il bene dell'amore

Fratelli e figli nel Signore, ancora una volta, la Santa e Grande Quaresima è giunta alla conclusione. Oggi abbiamo festeggiato con gioia la resurrezione dell’intimo amico di Cristo, Lazzaro, che serve da prefigurazione della “comune resurrezione”. Domani gioiremo nella festa della Domenica delle Palme, e canteremo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli!”
Stiamo entrando dunque nella Santa e Grande Settimana con compunzione e umiltà, dopo aver attraversato una Grande Quaresima diversa da quelle precedenti. La pandemia del nuovo coronavirus ha cambiato la nostra vita quotidiana e la nostra vita liturgica. Le chiese sono chiuse per i nostri fedeli. I loro sensi non possono assaporare il sacrissimo gusto della Santa Comunione, né guardare i volti dei fratelli e delle sorelle in chiesa, sono privi dei servizi liturgici e della fragranza dell’incenso. Tutto questo procura sicuramente un senso di alienazione. Rimaniamo nelle nostre case per proteggerci dal virus letale, eppure siamo assenti dalla “casa del Padre” – la chiesa –, in cui come Ortodossi non solo ci sentiamo “a casa” ma che è davvero “la nostra casa”.
Ciononostante, siamo stati obbligati a prendere questa decisione davvero difficile, estendendo queste regole anche alla Santa Settimana, per la protezione di tutti senza eccezione. L’abito del Patriarca doveva proteggere le vostre vite, come ha già fatto tante altre volte nella storia del Trono martirico di Costantinopoli.
Cari fratelli e figli, siate certi che se la visione delle chiese chiuse vi ferisce, il vostro Patriarca è angosciato e turbato. Tuttavia, vi assicuro che non esisteva altra scelta. In questo momento critico della pandemia, medici e scienziati dispongono misure obbligatorie messe in atto dai governi e anche noi dobbiamo contribuire alla protezione dei nostri fratelli. Naturalmente preghiamo il Dio dell’amore, il medico delle nostre anime e dei nostri corpi, affinché possa dare forza ai malati nella loro sofferenza e sostenere il difficile lavoro di medici, infermieri e di tutti coloro che si impegnano a fondo per affrontare questo immenso problema. Questa crisi senza precedenti ha rivelato il potere e il valore dell’amore e della solidarietà, che vanno oltre le forze umane e portano il sigillo del dono divino.
Dobbiamo riconoscere e accettare che queste misure non incidono sulla nostra fede. Non diminuiscono affatto la centralità del Tempio o dei suoi sacri servizi nelle vite dei fedeli. Queste misure restrittive temporanee non sono decisioni contro la Chiesa. Non riguardano la nostra identità di credenti, ma solo la nostra identità di esseri umani “fatti di carne e dimoranti nel mondo”; e infatti anche noi continuiamo ad attenerci a queste misure straordinarie in modo coerente. Nella nostra Tradizione, la Pasqua non è soltanto l’unico “giorno scelto e sacro” della domenica di Pasqua. L’ intera vita della Chiesa è Pasqua. La resurrezione è “la gloria della Chiesa” e “il tesoro del Regno”. La Resurrezione è tutta la fede, lo stile e la cultura dell’Ortodossia. Ogni Divina Liturgia è Pasqua. La resurrezione è ogni umile Cappella, ogni tempio sacro. I Santi e i Martiri della fede, le sacre icone che veneriamo con devozione, così come ogni atto di amore e di filantropia: tutti questi trasudano la fragranza della Resurrezione. Le vite dei fedeli sono una Pasqua quotidiana. Conosciamo il significato della Resurrezione, perché conosciamo il significato della Croce: siamo la Chiesa della Croce e della Resurrezione. Abbiamo esperienza dalla Croce e conosciamo il gusto della Resurrezione, per questo proclamiamo ad alta voce: “Ecco, mediante la Croce, è venuta nel mondo intero la gioia”.
Così, in questa Santa Settimana e in questa Santa Pasqua, fratelli miei, il vostro Patriarca e i chierici del Fanar pregheranno più intensamente per tutti voi. Qui, nel grande Monastero dell’Ortodossia, depositeremo i vostri nomi con amore nel Calice della Vita. Voi siete “quelli che sono assenti per motivi legittimi”, per i quali imploriamo il Signore e diciamo: “Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità”. A Pasqua non riceverete da una candela la “Santa Luce”, ma essa infiammerà lo stesso i vostri cuori. Aprite i vostri cuori in quella radiosa Notte della Resurrezione affinché la luce della lampada perenne della Santa Grande Chiesa di Cristo possa brillare in essi. “Svuotatevi di voi stessi” per essere illuminati dalla luce che mai svanisce del Cristo risorto: allora anche voi diventerete “la luce del mondo”, come il nostro Signore ha voluto per coloro che lo credono e lo seguono.
Fratelli e figli, questo periodo passerà rapidamente; la pandemia si attenuerà; con l’aiuto di Dio le ferite saranno guarite. Prego che tutti noi emergiamo da questa crisi avendo scoperto la dimensione della profondità in tutte le cose e avendo vissuto il “buon mutamento”, avendo capito il potere della comunione con Dio, che è “vita e luce”, e avendo apprezzato il valore dei doni divini della salute e della vita, del sacrificio e della rinuncia dei diritti individuali per il bene dell’amore.
La Settimana Santa si apre davanti a noi. Ecco, lo Sposo viene. Ecco, saliamo a Gerusalemme, mentre il Signore vi scende per essere crocifisso. Oggi, Lui è appeso alla Croce. Inneggiamo alla tua Passione salvifica, o Cristo, e glorifichiamo la tua Resurrezione. L’estrema umiltà della Croce porta la vittoria del Re della gloria. Auguriamo a tutti voi una fruttuosa lotta, un propizio viaggio con Cristo sulla via salvifica della Croce e della Resurrezione. Tanti auguri a tutti! Buona Pasqua!

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