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Iraq. Quasi cento chiese distrutte dal Daesh a Mosul

È quanto emerge da un rapporto in via di pubblicazione sui crimini del Califfato. Prosegue intanto la riconquista di Mosul e della piana di Ninive

Prosegue, lenta e cruenta, la riconquista di Mosul, in Iraq, occupata due anni e mezzo fa dagli uomini del Califfato. I combattimenti vanno avanti casa per casa dal 17 ottobre con sofferenze indicibili per i civili rimasti intrappolati. In questi giorni le truppe irachene e curde, i peshmerga, hanno riportato sotto il controllo di Baghdad anche il distretto di al-Sukkar, a est di Mosul, abitato prima dell'arrivo dei terroristi da molte famiglie cristiane.

Intanto si comincia anche a fare il punto sui danni subiti durante l'occupazione di questi nuovi vandali. Sono circa cento i luoghi di culto, nella grandissima parte chiese cristiane, gravemente danneggiati o del tutto demoliti nei territori di Mosul e della provincia di Ninive, a partire dal giugno 2014, da quando ijihadisti del Daesh (Isis) hanno imposto il loro dominio in quella regione.

Lo riferisce l'agenzia Fides, citando Mariwan Naqshbandi, un portavoce del ministero per gli Affari religiosi della Regione autonoma del Kurdistan iracheno. Anticipando i contenuti di un rapporto in via di pubblicazione da parte della Commissione sui crimini compiuti dai miliziani di Daesh a Mosul e nella Piana di Ninive nel tempo in cui hanno mantenuto il controllo di quell'area, Naqshband ha sottolineato che la gran parte dei luoghi di culto distrutti o danneggiati sono chiese cristiane, insieme a un certo numero di templi yazidi o appartenenti a altre minoranze religiose.

La Commissione sui crimini del Daesh, ha aggiunto Naqshbandi secondo quanto riporta l'agenzia delle Pontificie opere missionarie, si avvale per la raccolta di informazioni del contributo delle truppe curde peshmerga che contribuiscono alla guerra di liberazione contro lo Stato Islamico, ed è impegnata a raccogliere dati anche sulle violenze subite dalle donne, soprattutto yazide, durante l'occupazione jihadista.

R.I.

© Avvenire, martedì 10 gennaio 2017